Isola Filicudi: differenze tra le versioni
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Gli abitanti si chiamano ''filicudari''<ref>Fonte: Peppino Bonica Calandra, ''Filicudi l'isola magica'', 1986 - Edizioni Spes, Milazzo.</ref> ed il loro dialetto è il filicudaro.
Le antiche genti di Sicilia, fino ai primi del'900, la denominavano anche "Isola del diavolo" o "delle streghe".
==Ambiente==
Sull'isola vegeta la macchia mediterranea composta dal [[Capparis spinosa|cappero]], [[Spartium junceum|ginestra]], [[Olea europaea|ulivo]], [[Pistacia lentiscus|lentisco]], [[Ceratonia siliqua|carrubo]], ''[[Artemisia arborescens]]'', ''[[Erysimum brulloi]]'', ''[[Centaurea aeolica]]''.
Tra gli uccelli, il [[falco pellegrino]], il [[lodolaio]], il [[falco della regina]] e il [[falco cuculo]].
==Storia==
Molto interessanti sono le rovine del villaggio [[neolitico]] sul promontorio di [[Capo Graziano]]. I reperti ritrovati testimoniano la presenza sull'isola, durante il [[Neolitico]], di una fiorente industria e lavorazione dell'[[ossidiana]]. È presente sull'isola una sezione del [[Museo archeologico eoliano]], con reperti provenienti dagli scavi di [[Capo Graziano]] e da altre zone delle [[isole Eolie]].
===Relitti
*'''Relitto A'''. Localizzato nella secca di Capo Graziano e datato alla metà del [[II secolo a.C.]], aveva un carico costituito da anfore vinarie del tipo ''Dressel 1B'', insieme a vasellame in ceramica a vernice nera del tipo ''Campana A'' e ''Campana B'', da ceramica acroma tra cui un ''[[askos]]'', una ''pelvis'' e un ''[[lagynos]]''. Dalla stessa nave provengono tre ceppi d'àncora in piombo, decorati con delfini ed astragali.
*'''Relitto C'''. Localizzato presso la secca di Capo Graziano, è datato all'[[età augustea]]. Il carico era costituito da anfore del tipo ''Haltern 71''/''Oberaden 83''.
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