Processo alla città: differenze tra le versioni
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L'indagine arriva ad una svolta quando viene arrestato un piccolo malvivente, Luigi Esposito, e i due inquirenti notano che l'uomo si trovava nella località in cui è avvenuto il delitto. Le rivelazioni di Esposito, che spera in tal modo di poter ottenere il visto per [[Emigrazione italiana|emigrare]] in America, portano alla scoperta di una casa di appuntamenti di lusso, che risulta essere di proprietà dei coniugi Ruotolo, nella quale lavora Liliana Ferrari, una prostituta amica di un [[Camorra|camorrista]].
[[File:Zampa luigi 1.jpg|thumb|left|upright=0.6|Il regista Luigi Zampa sul set.]][[File:Processocitta spiaggia.jpg|thumb|left|
La donna ammette di aver partecipato ad un pranzo a [[Pozzuoli]] nel giorno dell'omicidio. Spicacci e Perrone ricostruiscono questo pranzo e, seppur tra mille reticenze, si convincono che in realtà quella era una riunione di capi camorristi nella quale è stata decisa l'uccisione di Ruotolo, perché ritenuto un traditore per aver inviato alle autorità delle lettere anonime contro un suo concorrente.
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{{doppia immagine verticale|destra|Lotti Mariella.jpg|Galter Irene.jpg|120|Due interpreti femminili del film: sopra, Mariella Lotti, che impersona Elena, la moglie del giudice Spicacci. Sotto Irene Galter, che interpreta Nunziatina, il cui marito Luigi Esposito muore proprio mentre stanno per partire per l'America.}}
===Critica===
'''Commenti contemporanei'''. ''Processo alla città'' fu ben accolto dalla critica, anche da quella che non aveva apprezzato precedenti opere di Zampa, com già era accaduto a Locarno per Aristarco. Infatti il ''Corriere della sera'' scrisse di una «realizzazione pittoresca e scorrevole tale da far sì che l'interesse del film, spesso a carattere dialettale, non diminuisca un solo momento<ref>Articolo di lan [Arturo Lanocita] in ''Corriere della sera'' del 6 settembre 1952.</ref>». mentre ''La Stampa'' descrisse ''Processo alla città'' come un «film complesso e difficile che richiedeva nel regista una sensibilità davvero fuori dal consueto. Zampa si è impegnato a fondo nell'impresa offrendoci quello che può essere considerato il maggior successo della sua carriera<ref>Recensione non firmata in ''La Stampa'' del 7 settembre 1952.</ref>».<br />
'''Commenti successivi'''. Retrospettivamente, quasi tutti i commentatori hanno espresso valutazioni positive rispetto a questo film di Zampa ed alcuni di essi lo hanno indicato quale sua migliore opera in assoluto. «Film teso,– secondo il ''Catalogo Bolaffi'' – vigoroso, civile e coraggioso, impegnato, realizzato anche sul piano dello spettacolo con forza drammatica e ''suspense''; preannuncia i film civili di Francesco Rosi ( ''[[La sfida]]'', ''[[Le mani sulla città]]''), che infatti è tra gli sceneggiatori di questo film». Giudizio condiviso anche da Pruzzo e Lancia («Film serio, civile, solido e soggiogante, che mette a fuoco, forse meglio di precedenti opere in chiave satirica, le qualità di Zampa<ref>''Nazzari'', cit. in bibliografia, pag 130.</ref>») e confermato da Giampiero Brunetta, che definisce questa opera di Zampa: «Film di forte struttura drammatica, ''Processo alla città'' fa sentire tutta la carica di indignazione civile che pervade il regista in quegli anni e trova il modo per rendere, grazie ad una meticolosa ricostruzione del passato, una limpida visione in trasparenza del presente<ref name=brunetta/>».
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=== Risultato commerciale ===
Accanto a critiche positive, il film di Zampa registrò un buon risultato economico, con un incasso di 378 milioni di lire<ref>''Dizionario del Cinema Italiano'' cit. in bibliografia. Cosulich in ''Cinema nuovo'', n. 98 del 15 gennaio 195S, fornisce un dato lievemente inferiore di 364 milioni.</ref>. Ciò consentì a ''Processo alla città'' di attestarsi attorno al 25.mo posto della classifica relativa ai 144 film italiani usciti nel corso del 1953, anno in cui il campione al botteghino, con circa un miliardo e mezzo di incasso, risultò ''[[Don Camillo (film 1952)|Don Camillo]]'' di [[Julien Duvivier|Duvivier]], anche se il record lo conseguì [[Totò]] che, mettendo insieme ben tre pellicole uscite sugli schermi in quello nello stesso anno (''[[Totò a colori]]'', ''[[Totò e le donne]]'' e ''[[Totò e i re di Roma]]''), riuscì ad assommare l'eccezionale – per quei tempi
===Riconoscimenti===
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* Pietro Cavallo: ''Viva l'Italia. Storia, cinema ed identità nazionale (1932-1962)''. Liguori Edit. Napoli, 2009. ISBN 978-88-207-4914-9
* Alberto Pezzotta, ''Ridere civilmente: il cinema di Luigi Zampa'', Bologna, Edizioni della Cineteca, 2012, ISBN 978-88-95862-56-9
* Paolo Mereghetti, ''Il Mereghetti 2014'', Milano, Baldini e Castoldi, 2013,
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