Processo alla città: differenze tra le versioni
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
added a non-breaking space according to the SI rules, replaced: →, typos fixed: ⌊⌊⌊⌊M0⌋⌋⌋⌋ '''''Processo alla città''''' è un ⌊⌊ using AWB |
m Bot: rimuovo parametro "mechadesign" e/o "temamusicale" del template:Film (v. richiesta) |
||
Riga 47:
|effettispeciali=
|musicista= [[Enzo Masetti]]
|scenografo=
|costumista=
Riga 66 ⟶ 65:
La donna ammette di aver partecipato ad un pranzo a [[Pozzuoli]] nel giorno dell'omicidio. Spicacci e Perrone ricostruiscono questo pranzo e, seppur tra mille reticenze, si convincono che in realtà quella era una riunione di capi camorristi nella quale è stata decisa l'uccisione di Ruotolo, perché ritenuto un traditore per aver inviato alle autorità delle lettere anonime contro un suo concorrente.
L'inchiesta coinvolge persone sempre più in vista della città, cosicché Spicacci si trova contro la “Napoli bene”, il che causa anche un forte dissidio con la moglie. Emergono contrasti tra il giudice ed il delegato Perrone, che, preferendo metodi più spicci, fa liberare un detenuto sospettato di essere l'autore del delitto, per usarlo come esca, ma costui viene eliminato da uno dei capi camorristi.
Del delitto viene incolpato Luigi Esposito, che viene fermato mentre sta per salire sulla nave per l'America. Tentando di sottrarsi alla cattura, l'uomo perde la vita sotto un treno. Questa morte ingiusta convince il giudice Spicacci, che prima aveva esitato, ad accusare tutti gli “insospettabili”, veri responsabili del delitto Ruotolo: sarà quel “processo alla città” che porterà alla sbarra un sistema di potere criminale con vaste complicità.
Riga 75 ⟶ 74:
[[File:Processocitta1.jpg|thumb|upright=1.2|Paolo Stoppa]][[File:Processo città scena corale.jpg|thumb|upright=1.2|La scena corale di ''Processo alla città'' in cui viene rievocato il pranzo dei camorristi.]]
=== Produzione ===
Le riprese del film, inizialmente denominato ''Processo ad una città'', furono realizzate a [[Cinecittà]], durarono circa due mesi e terminarono all'inizio del mese di maggio 1952<ref>''Cinema'', n. 85 del 1 maggio 1952.</ref>. Gli esterni del film furono ovviamente girati a Napoli. «Napoli partecipò – raccontò poi Zampa - in pieno. La massa l'ho presa a Napoli, recitavano tutti. Trovavamo porte spalancate dappertutto. Per scegliere gli attori di ''Processo alla città'' mi vidi tutte le [[Sceneggiata|sceneggiate napoletane]]<ref>''Avventurosa storia'' cit. in bibliografia, pag. 226.</ref>». Il regista ricordò in particolare le sue numerose visite ad un teatro popolare situato vicino alla [[Stazione di Napoli Centrale|Stazione]], con gli attori che recitavano tra un boccone e l'altro del pranzo.
Nel corso delle riprese vi furono straripanti dimostrazioni di popolarità in particolare per Amedeo Nazzari, protagonista, proprio in quegli anni in coppia con [[Yvonne Sanson]], della serie di film “strappalacrime” diretti da [[Raffaello Matarazzo]], che riscuotevano un enorme successo commerciale e di pubblico. La cantante [[Nilla Pizzi]], trionfatrice del [[Festival di Sanremo 1952|Festival di Sanremo]], fornì la sua voce a Silvana Pampanini quando costei intona nel film la canzone “Tradimento”, presentata come uno degli indizi utilizzati dal giudice Spicacci per sostenere le sue accuse.
Riga 91 ⟶ 90:
===Critica===
'''Commenti contemporanei'''. ''Processo alla città'' fu ben accolto dalla critica, anche da quella che non aveva apprezzato precedenti opere di Zampa, com già era accaduto a Locarno per Aristarco. Infatti il ''Corriere della sera'' scrisse di una «realizzazione pittoresca e scorrevole tale da far sì che l'interesse del film, spesso a carattere dialettale, non diminuisca un solo momento<ref>Articolo di lan [Arturo Lanocita] in ''Corriere della sera'' del 6 settembre 1952.</ref>». mentre ''La Stampa'' descrisse ''Processo alla città'' come un «film complesso e difficile che richiedeva nel regista una sensibilità davvero fuori dal consueto. Zampa si è impegnato a fondo nell'impresa offrendoci quello che può essere considerato il maggior successo della sua carriera<ref>Recensione non firmata in ''La Stampa'' del 7 settembre 1952.</ref>».<br />
'''Commenti successivi'''. Retrospettivamente, quasi tutti i commentatori hanno espresso valutazioni positive rispetto a questo film di Zampa ed alcuni di essi lo hanno indicato quale sua migliore opera in assoluto. «Film teso,– secondo il ''Catalogo Bolaffi'' – vigoroso, civile e coraggioso, impegnato, realizzato anche sul piano dello spettacolo con forza drammatica e ''suspense''; preannuncia i film civili di Francesco Rosi ( ''[[La sfida]]'', ''[[Le mani sulla città]]''), che infatti è tra gli sceneggiatori di questo film». Giudizio condiviso anche da Pruzzo e Lancia («Film serio, civile, solido e soggiogante, che mette a fuoco, forse meglio di precedenti opere in chiave satirica, le qualità di Zampa<ref>''Nazzari'', cit. in bibliografia, pag 130.</ref>») e confermato da Giampiero Brunetta, che definisce questa opera di Zampa: «Film di forte struttura drammatica, ''Processo alla città'' fa sentire tutta la carica di indignazione civile che pervade il regista in quegli anni e trova il modo per rendere, grazie ad una meticolosa ricostruzione del passato, una limpida visione in trasparenza del presente<ref name=brunetta/>».
Altri giudicano questo film con uno sguardo più ampio: «Zampa ebbe – è scritto ne ''Il Cinema, grande storia illustrata'' - dal 1946 al 1952 il suo periodo d'oro. Né mancò di derivare ispirazione dall'estero, specie in [[Francia]], dove cercò suggerimento per il riuscito ''Processo alla città'' nella produzione di dotati polemisti come [[André Cayatte|Cayatte]], in guerra contro la prassi della giustizia». Ispirazione straniera e «modelli americani» sono evocati anche dal ''Mereghetti'' che giudica ''Processo alla città'' privo dei «cedimenti macchiettistici di altri film del regista, qui più solido e controllato, capace di rendere con rigore le complicità di potenti e camorra».
=== Risultato commerciale ===
| |||