Giordano Bruno: differenze tra le versioni

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{{vedi anche|Spaccio de la bestia trionfante}}
{{citazione|Quando aviene che un poltrone o forfante monta ad esser principe o ricco, non è per mia colpa, ma per iniquità di voi altri che, per esser scarsi del lume e splendor vostro, non lo sforfantaste o spoltronaste prima, o non lo spoltronate e sforfantate al presente, o almeno appresso lo vegnate a purgar della forfantesca poltronaria, a fine che un tale non presieda. Non è errore che sia fatto un prencipe, ma che sia fatto prencipe un forfante.|''Spaccio de la bestia trionfante'', Fortuna (Sofia)<ref>Sofia è uno dei personaggi del dialogo: la Sapienza, o Conoscenza. Per sua bocca a parlare qui è la Fortuna, "fortuna" nel senso di sorte. "Sforfantare" si può intendere come "smascherare", "rendere evidente la disonestà". Non bisogna incolpare la sorte se alcuni diventano furfanti, ma la nostra incapacità di smascherarli e cacciarli via. I temi dell'ignorante che viene punito per la sua incapacità civile, e del saggio premiato per il suo ardire compaiono già ben delineati nel ''Candelaio''.</ref>: dialogo II, parte II}}
 
Opera [[allegoria|allegorica]], lo ''Spaccio'', costituito da tre dialoghi di argomento morale, si presta a essere interpretato su diversi livelli, tra i quali resta fondamentale quello dell'intento polemico di Bruno contro la [[Riforma protestante]], che agli occhi del Nolano rappresenta il punto più basso di un ciclo di decadenza iniziato col cristianesimo. Decadenza non soltanto religiosa, ma anche civile e filosofica: se Bruno aveva concluso nei precedenti dialoghi che la fede è necessaria per il governo dei «rozzi popoli» cercando di delimitare così i rispettivi campi d'azione di filosofia e religione, qui egli riapre quel confine.
 
Nella visione di Bruno, il legame fra l'uomo e il mondo, mondo naturale e mondo civile, è quello fra l'uomo e un Dio che non sta "nell'alto dei cieli", ma nel mondo, perché la «natura non è altro che dio nelle cose». Il filosofo, colui che cerca la Verità<ref>Il termine "[[filosofia]]" ha il significato etimologico di "amore per la sapienza", e va inteso in senso lato.</ref>, deve pertanto necessariamente operare là dove sono situate le «ombre» del divino. L'uomo non può fare a meno di interagire con Dio, secondo il linguaggio di una comunicazione che nel mondo naturale vede l'uomo perseguire la Conoscenza, e nel mondo civile l'uomo seguire la Legge. Questo legame è proprio quello che nella storia è stato interrotto, e il mondo tutto è decaduto perché è decaduta la religione trascinando con sé e la legge e la filosofia, «di sorte che non siamo più dèi, non siamo più noi». Nello ''Spaccio'', dunque, etica, ontologia e religione sono strettamente interconnessi. Religione, e questo va evidenziato, che Bruno intende come religione civile e naturale, e il modello cui egli si ispira è quello degli antichi egizi e romani, che «non adoravano Giove, come lui fusse la divinità, ma adoravano la divinità come fusse in Giove».