Sunnismo: differenze tra le versioni
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'''Sunnismo''', orientamento nettamente maggioritario dell'[[Islam]] - circa il 90% dell'intero mondo islamico - che prende il suo nome dal termine arabo "Sunna" (consuetudine), riferita al profeta dell'[[Islam]] [[Muhammad]] e ai suoi ''[[Sahib|
Nato buon ultimo nella discussione [[teologia|teologica]] [[Islam|islamica]], il Sunnismo si differenzia essenzialmente dallo [[Sciismo]] (organizzatosi come dottrina prima del Sunnismo) per il suo netto rifiuto di riconoscere la pretesa degli Sciiti che la guida della Comunità islamica ( ''Umma'' ) dovesse essere riservata alla discendenza del profeta [[Maometto|
Secondo il Sunnismo invece alla guida politica e spirituale (non strettamente religiosa però) della Comunità poteva accedere qualunque musulmano pubere, di buona moralità, di sufficiente dottrina e sano di corpo e di mente. Il fatto di essere [[Mecca|Meccano]] o, almeno, [[Arabi|Arabo]], era un elemento preferenziale ma non essenziale.<br/>
Sotto questo profilo il Sunnismo respingeva quindi decisamente la pretesa dei [[Kharigismo|kharigiti]] che la guida della società islamica fosse riservata al migliore dei credenti: qualità difficile da individuare e ancor più difficile da mantenere, perché un semplice peccato, anche non grave, avrebbe fatto perdere tale qualità all'''[[Imam]]'' ("Guida", ma intesa qui come sinonimo di [[califfo]]) e lo avrebbe fatto decadere dal suo supremo ufficio.
Le differenze politiche furono mascherate dalla discussione teologica riguardante chi potesse essere qualificato musulmano e la natura del peccato, se esso cioè fosse o meno in grado di far perdere la qualifica di credente.<br/>
I primi a riflettere sulla questione del peccato e della qualifica di musulmano (''muslim''), di empio (''fāsiq''), di miscredente (''kāfir'') e di ipocrita (''munāfiq'') — chi si atteggia cioè per convenienza a musulmano non condividendone però nel profondo il portato — furono dunque i [[kharigiti]], allontanatisi dal resto dei musulmani contendenti nella battaglia di [[Siffin|Siffīn]] che contrappose il quarto [[califfo]] [[Ali ibn Abi Tàlib|
Rispetto alla rigida convinzione del Kharigismo dove si affermava che il peccato facesse perdere la natura di vero credente, i Sunniti affermarono invece la loro convinzione che il peccato non facesse decadere il musulmano dalla sua condizione di credente, ma che egli si venisse a trovare in una condizione "mediana" fra la posizione del miscredente e quella del musulmano fintanto che la consapevolezza di aver peccato, il suo pentimento e l'implorazione di perdono rivolta sinceramente a Dio non lo riportassero alla condizione di vero credente.
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