Klein e Wagner: differenze tra le versioni

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La sera seguente, dopo aver parlato con lei e aver intuito che qualcosa li accomuna, Klein passa una fugace notte d'amore con la moglie di un contadino conosciuta in una locanda, che cercava da lui solo quella considerazione che il marito non le dava. Quell'avventura lo getta in uno stato di sconforto, convincendolo che lui e Wagner devono morire. Si sdraia sulle rotaie in attesa del treno, ma si addormenta, e al risveglio si allontana non ricordando più cosa fosse venuto lì a fare.
 
Riprende a frequentare Teresina, anche lei attratta da quell'uomo così strano, eppure così simile a lei. Con Teresina egli a poco a poco ritrova l'[[amore]] e la gioia di vivere. Arriva l'estate, e ben presto, tuttavia, ritorna in lui il dubbio e la sfiducia in se stesso. Torna cioè ad essere «piccolo», che in [[lingua tedesca|tedesco]] si traduce appunto «Klein». Dopo una notte d'amore con Teresina, comprende di essere vittima dei soliti [[sensi di colpa]], delle medesime illusioni, dell'impossibilità di riempire un vuoto incolmabile. Si reca sul lago lì vicino, prende una barca e comincia a remare; e al momento di annegarsi in acqua comprende finalmente ciò che finora non era riuscito a comprendere, cioè che «tutta l'arte consisteva nel ''lasciarsi cadere''».<ref>H. Hesse, ''Klein e Wagner'', in Id., ''Knulp. Klein e Wagner. L'ultima estate di Klingsor'', trad. it. di E. Pocar, pag. 159, Mondadori, 1979.</ref> Nell'atto estremo del [[suicidio]] egli approda alla meta tanto anelata, ossia laalla capacità di vincere la [[paura]]:
{{citazione|All'improvviso capì che cosa sia la paura, e che la può vincere solo chi l'ha riconosciuta. Si ha paura di mille cose, dei dolori, dei giudici, del proprio cuore, del risveglio, della solitudine, del freddo, della pazzia, della morte: specie di questa, della [[morte]]... Ma tutto ciò è maschera e travestimento: in realtà, c'è una sola cosa della quale si ha paura: del lasciarsi cadere, del passo nell'incerto, del breve passo sopra tutte le assicurazioni esistenti. E chi una volta sola si è donato, chi una volta sola si è affidato alla sorte, questi è libero.|{{Cita|''Klein e Wagner'', trad. it. di Ervino Pocar, op. cit.||Pocar}} }}