Giuseppe Sanmartino: differenze tra le versioni

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===La produzione presepiale===
Nel contesto napoletano che vedeva anche nel presepe la possibilità di estrinsecare la propria vena artistica, il Sanmartino appartiene alla vasta categoria di grandi scultori che non hanno disdegnato di produrre, a fronte dei soggetti più elevati costituiti da ritratti scultorei ''in grande'', generalmente su commissione, statuaria minuta di popolani e contadini che consentiva, peraltro, di svincolandosisvincolarsi da intenti celebrativi o di circostanza, potendo dare libero sfogo alla propria immaginazione<ref>Elio Catello (2004), p. 163 e sgg.</ref>. Si hanno così committenze pastorali della casa regnante di Borbone al Bottigliero, già maestro del Sanmartino, a [[Francesco Celebrano]] o allo stesso Sanmartino<ref>Archivio Storico Casa Reale Antica, inventari 491-492.</ref> e alla sua scuola; famosi sono i pastori anche deidi suoi allievi quali i fratelli Angelo e Giacomo Viva, nonchè di un loro probabile parente, giacché il cognome è lo stesso, Francesco che, sosacosa rara, era solito firmare i propri pezzi incidendo il proprio nome nella creta dietro la testa aggiungendo talvolta il titolo di architetto<ref group="N">Che anche il Sanmartino producesse pastori presepiali appare confermato da una fede di pagamento dell'Archivio del Banco di Napoli, risalente al 1776, con la quale vengono pagati venti ducati a tale Palumbo per una certa quantità di creta nonché per la ''cottura, portatura alla fornace e riportatura alla sua stanza'' di ventidue mezzi busti. Il basso prezzo, comprensivo peraltro anche della materia prima, ha fatto propendere per l'individuazione dei manufatti proprio per mezzi busti di piccolepiccolissime dimensioni.</ref>.
 
Un posto di rilievo della produzione presepiale sanmartiniana occupa il gruppo della ''Natività'' a lui assegnata e oggi al [[Museo nazionale bavarese| Bayerisches Nationalmuseum]] di Monaco<ref>Elio Catello (2004), p. 168.</ref>.