Ay (faraone): differenze tra le versioni
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Si suppone che per allestire in soli 60 giorni la tomba di Tutankhamon e quindi legittimare il suo diritto di salire al trono, abbia saccheggiato le tombe di [[Nefertiti]] ed [[Akhenaton]]. A sostegno di questa teoria sta il fatto che nella tomba di Tutankhamon siano stati ritrovati, gettati in una confusione che dà idea della frenesia dell'allestimento, oggetti destinati al corredo funebre di una regina, e il fatto che il corredo funebre accumulato in quella tomba non potesse essere stato preparato dallo stesso Tutankhamon in così poco tempo. Salito al trono in età già molto avanzata, 69 anni, regnò per soli quattro anni. Continuò l'opera di moderata restaurazione iniziata ai tempi di Tutankhamon, comunque differente dalla veemente restaurazione che sarà di Haremhab. Edificò per sé un tempio funerario nel [[Medinet Habu (tempio)|complesso templare di Medinet Habu]].
Uno dei personaggi chiave del regno di Ay fu il [[Generalissimo (grado)|generalissimo]] Nakhtmin, forse figlio suo e della prima moglie Iuy, "adoratrice di [[Min (mitologia)|Min]]" e "cantrice di [[Iside]]", forse madre di [[Nefertiti]] e [[Mutnodjemet|Mutnodjmet]]. Quel che è certo è che Nakhtmin fu l'erede designato al trono, che però non raggiunse mai, forse morendo prima di Ay. Se non figlio carnale di Ay, Nakhtim dovette essere certamente
La sua tomba a [[Tell el-Amarna]], che non venne mai usata, contiene una delle versioni più complete dell'''[[Inno al Sole|Inno all'Aton]]''. Ay venne sepolto nella tomba [[KV23]] nella Valle Ovest, detta anche "Valle delle scimmie", in una tomba che si pensa fosse stata preparata originariamente per Tutankhamon. La sua [[mummia]] non è stata mai trovata. Come per i suoi predecessori anche la memoria di Ay subì la [[Damnatio memoriae|furia iconoclasta]] di [[Haremhab]], suo successore, che con Ay non aveva rapporti di parentela; il suo sarcofago fu spezzato in molti frammenti<ref>Bertha Porter, Topographical Bibliography of Ancient Egyptian Hieroglyph Texts, Vol. 1 parte 2, Oxford Clarendon Press, (1960), pp. 550–551</ref>. I monumenti e i resti del regno di Ay sono quindi estremamente rari.
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