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Fino alla sistemazione definitiva della chiusa, ordinata dal cardinale Legato Pontificio Cardinale Gil Alvarez Carrillo de Albornoz e posteriore al 1360, i fatti e le date relativi a questa struttura idraulica rimangono incerti e sono stati ampiamente dibattuti da storici bolognesi quali Alberti, Ghirardacci, Sigonio, Vizzani, Savioli e Guidicini. Successivamente all'intervento del Legato, non vi furono invece sostanziali modifiche a chiusa e relativo canale, ma solo aggiustamenti minori.
 
=== dalDal secolo XIII al XV ===
==== La chiusa lignea ====
Possiamo rintracciare la prima traccia documentaria relativa alla chiusa nell'anonimo manoscritto ottocentesco B 2238, conservato nella biblioteca dell'Archiginnasio di Bologna. Questo fissa già nell'anno Mille l'esistenza di una rudimentale chiusa, a cui si riferisce coi termini "Pescaja" o "Steccaia", e di un breve tratto (appena qualche centinaio di metri) del canale di Reno. Tuttavia, pare ragionevole datare l'opera idraulica a un periodo più tardo, benché anteriore al 1191, anno in cui fu costruita una ramificazione del canale di Reno, che giunse così a toccare la cinta muraria di Bologna<ref>Si tratta della seconda delle tre cinte murarie che Bologna ebbe nella sua storia: la cinta dei Torresotti</ref>. Tale ramificazione costeggiava via del Pratello e ne facevano uso i cosiddetti Ramisani, che devono il nome dalla loro natura di comproprietari di un ramo del Reno. I Ramisani erano riuniti in consorzio e si occupavano delle spese di mantenimento di canale e chiusa.
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==== La seconda chiusa in pietra ====
Nella successiva ricostruzione, indetta dal Legato de Albornoz fra il 1360 e il 1363 [2 pag.28], la chiusa fu ulteriormente spostata a monte di 200 metri, nel sito in cui ancora oggi si trova, per sfruttare il naturale maggiore dislivello del terreno. Questa fu la sistemazione definitiva dell'impianto; seguirono solo minori miglioramenti, aggiustamenti e rinforzi. Ne è un esempio la correzione alla chiusa e al canale apportata da Guglielmo da Siena nel Quattrocento1403. La chiusa di Casalecchio, così come il canale di Reno, può essere considerata campo di confronto per gli ingegneri idraulici bolognesi che, a ogni intervento studiavano gli errori del passato per evitare che si ripetessero.
 
=== Dal secolo XVI al XVII ===
Dopo i lavori di Guglielmo da Siena, per un lungo periodo la chiusa non è più danneggiata da piene e, fino a oltre la metà del Cinquecento è sottoposta solamente a ordinaria manutenzione e a qualche miglioria. Fu infatti solo nel 1567 che sopravvenne il danno successivo: cedette un tratto della chiusa lungo "pertiche 10 e piedi 5", mettendo a rischio l'intera struttura. Visto l'importante ruolo della chiusa nelle attività legate all'energia idraulica, l'allora papa Pio V dispose che venisse sistemata. I lavori iniziarono l'anno stesso e si protrassero fino al 1574, poiché fu colta l'occasione per mettere mano anche in altri due punti della chiusa. Infine, fu protetto lo scivolo della chiusa con un assito ligneo che, col passare degli anni, ogni tanto necessitava d'essere sostituito. La chiusa rimase invariata per molti anni: nel secolo XVIII presentava ancora le stesse caratteristiche costruttive. Nel 1781 Serafino Calindri così la descrive:
{{citazione|Consiste la ... Chiusa in un ammasso di grossi sassi e calce incassato a più cubi e prismi in una tessitura di grossi pali squadrati di quercia ... coperto nella sua superficie di pietre cotte, o dicansi mattoni, per di più disposti in coltello, e da calce fermati e legati ... A maggiore conservazione di questa gran mole, con grossi tavoloni di quercia vien coperta tutta la sua superficie.|[[Serafino Calindri]], ''Dizionario ... della Italia''}}
 
== Custodi ==