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=== Dal secolo XVI al XVII ===
Dopo i lavori di Guglielmo da Siena, per un lungo periodo la chiusa non è più danneggiata da piene e, fino a oltre la metà del Cinquecento è sottoposta solamente a ordinaria manutenzione e a qualche miglioria. Fu infatti solo nel 1567 che sopravvenne il danno successivo: cedette un tratto della chiusa lungo "pertiche 10 e piedi 5", mettendo a rischio l'intera struttura. Visto l'importante ruolo della chiusa nelle attività legate all'energia idraulica, l'allora papa Pio V dispose che venisse sistemata. I lavori iniziarono l'anno stesso e si protrassero fino al 1574, poiché fu colta l'occasione per mettere mano anche in altri due punti della chiusa. Infine, fu protetto lo scivolo della chiusa con un assito ligneo che, col passare degli anni, ogni tanto necessitava d'essere sostituito. La chiusa rimase invariata per molti anni: nel secolo XVIII presentava ancora le stesse caratteristiche costruttive. Nel 1781 lo storico Serafino Calindri così la descrive:
{{citazione|Consiste la ... Chiusa in un ammasso di grossi
=== Dal secolo XVIII al XIX ===
Si giunse quasi alla fine del XIX secolo senza che la chiusa subisse danni di grave entità: nel 1763 e 1790 si resero necessarie alcune riparazioni, che non posero però grandi difficoltà. L'avvenimento che maggiormente segnò la storia della chiusa di questi due secoli si presentò proprio sul finire del secolo: negli ultimi giorni del settembre del 1893 un violento nubifragio abbattutosi sul bacino del Reno provocò una piena di eccezionale entità, che fu causa di una grave rotta del Reno l'1 ottobre 1893.
La piena raggiunse il suo culmine alle ore 11 della mattina: l'idrometro della Chiusa segnò 4,70 m sullo zero idrometrico e una portata di 2200 m³/sec, quota senza precedenti. L'onda della piena travolse case e animali e fece saltare il muro di protezione della sponda sinistra del fiume. L'acqua abbandonò l'alveo del fiume, lasciando a secco la chiusa e il canale, causando il blocco di tutta l'industria bolognese.
Il giorno 7 ottobre le autorità cittadine si recarono presso la Chiusa per valutare i danni e decidere come procedere per riportare d'urgenza l'acqua nel canale, affinché le imprese bolognesi potessero riprendere la loro consueta attività, e sistemare poi definitivamente la sponda sinistra che aveva subito il danno. I provvedimenti che la civica amministrazione decise d'intraprendere furono illustrati il 20 dicembre 1893 al sindaco Luigi Tacconi e al Consiglio Comunale di Casalecchio dal presidente della provincia Giuseppe Bacchelli, che assicurò che la Provincia stessa si sarebbe assunta gli oneri della spesa grazie a un finanziamento effettuato presso la Cassa di Risparmio di Bologna.
Furono stipulati i contratti d'appalto il 16 gennaio 1894 e i lavori iniziarono il 18 gennaio, salvo essere interrotti per una nuova piena del fiume e riprendere il giorno 23 gennaio, 114 giorni dopo la rotta. Furono diretti dall'ingegnere Giuseppe Boriani, su un progetto presentato al Consiglio Provinciale l'8 gennaio.
La notizia dell'avvio dei lavori richiamò a Casalecchio un gran numero di disoccupati, provenienti da vicino e da lontano e in cerca di impiego. I braccianti locali, che si erano illusi di aver trovato un lavoro redditizio e sicuro per molto tempo, li accolsero con diffidenza. Vista l'urgenza di portare a termine in fretta i lavori, la manodopera richiesta era molta e anche i forestieri furono assunti. Questo causò tumulti che richiesero l'intervento dei Reali Carabinieri e il cantiere prese l'avvio con la vigilanza della forza pubblica.
Il primo intervento consistette nel ricondurre il fiume al vecchio alveo. A tale scopo, furono collocati contenitori in rete metallica riempiti di sassi, detti burghe e prodotti dalla ditta Maccaferri, lungo la sponda sinistra del fiume. Tale fila di burghe fu subito rinforzata dalla costruzione di una diga di 252 m, costituita quasi interamente di burghe del volume di 3-4 m³ e, per la parte restante, di sacchi di tela di iuta riempiti di terra per minimizzare la quantità d'acqua che riusciva a filtrare attraverso le burghe. Inoltre, monte della diga e come sua prosecuzione lungo la sponda dell'alveo fluviale, fu costruito un repellente per deviare la corrente fluviale. Questo era lungo circa 100 m, formato da un nucleo di terra vegetale e rivestito su fianchi e sommità da gradoni di burghe, che furono collocate in numero maggiore sul lato verso il fiume al fine di proteggere maggiormente il repellente contro la corrente fluviale. Oggigiorno il repellente è coperto da terreno vegetale.
Riportato il Reno nel suo letto e al canale, i lavori si rivolsero alla costruzione di un argine di chiusura della rotta lungo 102 m e alto 7 m. Ancora una volta, si ricorse a un nucleo di terra vegetale rivestito con burghe disposte a gradoni e, nella scarpata verso il fiume, anche con sacchi di terra, questa volta protetti da una rete metallica. L'argine fu collegato, alla sua destra, con la diga precedentemente costruita.
In totale furono impiegate 2900 burghe, che finirono per suscitare interesse anche negli ambienti scientifici universitari.
Seguì la sistemazione della Chiusa e la costruzione di uno [[sfioratore]], oggi chiamato Chiusa Nuova. Costruito in muratura e riempito con grossi ciottoli fluviali, quest'ultimo era lungo 85 m e più elevato di 1,82 m sul ciglio più basso della chiusa. Era dotato di uno scivolo in calcestruzzo ricoperto con masselli di grès, materiale allora all'avanguardia. Fra la Chiusa e lo sfioratore fu infine costruito un partiacque formato da muri in mattoni contenenti un riempimento di sabbia e ghiaia.
L'opera fu terminata nel 1894, nei tempi previsti, con una spesa inferiore a quella attesa. Il denaro rimanente fu utilizzato nel 1895 per la prima fase dei lavori volti alla copertura della chiusa con lastroni di granito bianco. Dopo la grande piena la copertura in travi di rovere era infatti in condizioni preoccupanti. Per mancanza di fondi, si procedette a ricoprire un secondo tratto di chiusa solo nel 1907; non trovando però granito bianco, i tecnici ripiegarono su granito rosso, lasciando scoperta solo una piccola zona sulla spalla sinistra della struttura. La copertura fu terminata definitivamente nel 1950, con comune pietra da taglio. Ancora oggi la chiusa riparata dopo la rotta è integra e funzionante.
== Custodi ==
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=== La visita degli ingegneri ===
Dalla creazione del canale di Reno fino allo scoppio della Seconda Guerra mondiale fu tradizione che, durante l periodo della seccam una commissione di tecnici percorresse a piedi le rive del canale, da Bologna sino alla chiusa di Casalecchio, per accertarsi dei lavori da eseguire. La visita era solita terminare con un pranzo offerto dalla moglie dell'intendente, che veniva ringraziata con il diritto di sfalcio e vendita dell'erba del viale di accesso alla Chiusa. Il pranzo presentava, per lo meno nel Novecento, sempre il medesimo menù, che prevedeva vini della tenuta dei marchesi Talon Sampieri, salumi e crostini, tagliatelle con ragù alle rigaglie di pollo, buconotti ripieni, arrosti misti di carne e pollo, torta ricciolina, fragole e gelato.
=== L'impressione di Stendhal ===
[[Stendhal]] si trattenne a Bologna dal 20 dicembre 1816 al 19 gennaio 1817 e il 17 gennaio annota:
{{citazione|Vado quasi ogni mattina a Casalecchio, passeggiata pittoresca alle cascate del Reno: è il bois de Boulogne di Bologna|[[M. B. Stendhal]]|[[''Roma, Napoli e Firenze'']]}}
== Note ==
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