Toccata e fuga in Re minore: differenze tra le versioni

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Il celebre [[Abbellimento#Mordente|mordente]] sulla [[dominante]] con cui si apre la toccata è universalmente conosciuto anche a quanti non ascoltano musica classica. I raddoppi all'ottava, utilizzati per sopperire alla mancanza di un registro di 16 piedi al manuale dell'organo di Arnstadt, costituiscono un caso raro nella produzione organistica bachiana e sono un'invenzione decisamente creativa per poter creare l'effetto del tipico ''plenum'' nordeuropeo.
 
La [[toccata]], che ha un evidente impianto [[Improvvisazione (musica)|improvvisativo]], alterna parti ''manualiter'' in ''Prestissimo'' a potenti accordi in ''Adagissimo'', che ben rappresentano lo stile compositivo del giovane virtuoso. Le parole di [[Johann Nikolaus Forkel]], primo biografo di Bach, che descrivono il giovane compositore, sono assolutamente perfette per riassumere quest'opera: "[gli piaceva] correre lungo la tastiera e saltare da un capo all'altro di essa, premere con le dieci dita quante più note possibile, e proseguire in questo modo selvaggio fino a che per caso le mani non avessero trovato un punto di riposo"<ref name=Wolff>{{Cita|Wolff|p. 203|Wolff}}</ref>.
 
Anche se la composizione ricorda molto un'improvvisazione, è ravvisabile una certa omogeneità che unisce la toccata alla [[Fuga (musica)|fuga]]: il [[Tema (musica)|tema]] di quest'ultima, infatti, è figlio dell'esordio che apriva la toccata. La sua struttura non è particolarmente severa ed è ancora lontana dalla maturità del Bach di [[Weimar]].
 
Il [[climax (narrativa)|climax]] con cui termina la fuga prelude ad un ritorno toccatistico che conclude quindi la composizione.