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==== La seconda chiusa in pietra ====
Nella successiva ricostruzione, indetta dal Legato Albornoz fra il 1360 e il 1363<ref>{{Cita|ClericiChierici, 2011|p. 28}}</ref>, la chiusa fu ulteriormente spostata a monte di 200 metri, nel sito in cui ancora oggi si trova, per sfruttare il naturale maggiore dislivello del terreno. Questa fu la sistemazione definitiva dell'impianto; seguirono solo miglioramenti, aggiustamenti e rinforzi. Ne è un esempio la correzione alla chiusa e al canale apportata da Guglielmo da Siena nel 1403. La chiusa di Casalecchio, così come il canale di Reno, può essere considerata campo di confronto per gli ingegneri idraulici bolognesi che, a ogni intervento, hanno studiato gli errori del passato per evitarne la ripetizione.
 
=== Dal secolo XVI al XVII ===
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Seguì la sistemazione della chiusa e la costruzione di uno [[sfioratore]], oggi chiamato Chiusa Nuova. Costruito in muratura e riempito con grossi ciottoli fluviali, quest'ultimo era lungo 85 m e più elevato di 1,82 m sul ciglio più basso della chiusa. Era dotato di uno scivolo in calcestruzzo ricoperto con masselli di grès, materiale allora all'avanguardia. Fra la Chiusa e lo sfioratore fu infine costruito un partiacque formato da muri in mattoni contenenti un riempimento di sabbia e ghiaia.
 
L'opera fu terminata nel 1894, nei tempi previsti, con una spesa inferiore a quella attesa. Il denaro rimanente fu utilizzato nel 1895 per la prima fase dei lavori volti alla copertura della chiusa con lastroni di granito bianco. Dopo la grande piena la copertura in travi di rovere era infatti in condizioni preoccupanti. Per mancanza di fondi, si procedette a ricoprire un secondo tratto di chiusa solo nel 1907; non trovando però granito bianco, i tecnici ripiegarono su granito rosso, lasciando scoperta solo una piccola zona sulla spalla sinistra della struttura. La copertura fu terminata definitivamente nel 1950, con comune pietra da taglio.<ref>{{Cita|ClericiChierici, 2010|p. 43}}</ref>
 
Ancora oggi la chiusa riparata dopo la rotta è integra e funzionante. Ne sono proprietari tutti coloro che ne traggono un beneficio diretto o indiretto; questi costituiscono il Consorzio della Chiusa di Casalecchio e del Canale di Reno.
 
== Custodi ==
Nella gestione della acque era fondamentale la figura del custode, o intendente, della Chiusa, che aveva il compito di interpretare i segnali dati dal fiume e di prevedere l'arrivo e la portata delle piene. Visto il potere che aveva sul corretto flusso di energia necessario per il funzionamento delle industrie bolognesi, nucleo vitale dell'economia del territorio, veniva considerato una delle maggiori autorità. La sua importanza era tale che nei cortei legati a rilevanti cerimonie pubbliche era solita sfilare una sua controfigura con un'uniforme di gala.<ref>{{Cita|ClericiChierici, 2011|p. 32}}</ref> Secondo l'annuale Stato delle Anime della Parrocchia di San Martino, il custode non era solito risiedere a Casalecchio.
 
Nel caso in cui minacciasse di esservi un temporale, l'intendente allertava una squadra di manovali perché regolassero il flusso d'acqua nel canale mediante pesanti paratoie di legno. Evitava così il rischio che il canale si riempisse eccessivamente portando ad allagamenti in città. L'intendente tentava inoltre di intuire, a seconda di colore e odore, da dove provenisse l'acqua delle onda di piena. Acque portate da affluenti diversi, infatti, attraversavano terreni diversi.
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=== L'impressione di Stendhal ===
[[Stendhal]] si trattenne a Bologna dal 20 dicembre 1816 al 19 gennaio 1817 e il 17 gennaio annotò:
{{citazione|Vado quasi ogni mattina a Casalecchio, passeggiata pittoresca alle cascate del Reno: è il bois de Boulogne di Bologna|[[Stendhal]]|[[''Roma, Napoli e Firenze'']]}}
 
=== La visita degli ingegneri ===
Dalla creazione del canale di Reno fino allo scoppio della seconda guerra mondiale fu tradizione che, durante il periodo della secca, una commissione di tecnici percorresse a piedi le rive del canale di Reno, da Bologna sino alla chiusa di Casalecchio, per accertarsi dei lavori da eseguire. La visita era solita terminare con un pranzo offerto dalla moglie dell'intendente, che veniva ringraziata con il diritto di sfalcio e vendita dell'erba del viale di accesso alla chiusa. Il pranzo presentava, per lo meno nel Novecento, sempre il medesimo menù, che prevedeva vini della tenuta dei marchesi Talon Sampieri, salumi e crostini, tagliatelle con ragù alle rigaglie di pollo, buconotti ripieni, arrosti misti di carne e pollo, torta ricciolina, fragole e gelato.<ref>{{Cita|ClericiChierici, 2011|p. 34}}</ref>
 
=== UNESCO ===