Comunità ebraica di Gorizia: differenze tra le versioni

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[[File:Porta del Ghetto di Gorizia.jpg|thumb|upright=1.4|il cancello del [[ghetto]] di Gorizia]]
'''[[Gorizia]]''' è stata sede di un'importante '''comunità ebraica''', ora ridotta a sezione della [[comunità ebraica di Trieste]].
 
La presenza di ebrei a Gorizia è attestata sin dal [[XVI secolo]]. Le famiglie dei Morpurgo e dei Pincherle erano impegnate in attività di prestito. Nel 1698 fu istituito il [[ghetto]]. La residenza coatta non pregiudicò lo sviluppo demografico della comunità che dalle 256 persone nel 1764 passò alle 270 nel 1788, che divennero 314 nel 1850. La componente ebraica, in prevalenza [[ashkenazita]] ovvero di provenienza tedesca, ha lasciato numerosi segni e donato alla città personaggi illustri: [[Carlo Michelstaedter]] (1887-1910), [[Graziadio Isaia Ascoli]] (1829-1907), e altri ancora. Essa era essenzialmente legata alla componente italiana della città, molti ebrei furono ferventi patrioti italiani (ad es. [[Carolina Luzzatto]], e lo stesso Ascoli). La vitale comunità ebraica di Gorizia fu praticamente cancellata con la deportazione e lo sterminio nei lager tra '43 e '44. Il deportato più giovane, Bruno Farber, è ricordato con l'intitolazione del giardino adiacente la sinagoga: aveva tre mesi.
 
A testimonianza della presenza ebraica a Gorizia resta anche l'antichissimo cimitero di Valdirose (ora in territorio sloveno, a [[Nova Gorica]]). Il censimento del 1876 contò 692 lapidi, la più antica delle quali risale al 1371. Oggi molte di esse sono andate perdute o risultano poco leggibili.<ref>Annie Sacerdoti, ''Guida all'Italia ebraica'', Marietti, Genova 1986.</ref>