Terni: differenze tra le versioni

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[[File:PalazzoTrinci023.jpg|Cincinnato ''(possibile ritratto di Andrea Castelli?)''|thumb| right]]
In quel primo decennio del Quattrocento, in città, cominciava a crescere il potere di ''Andrea Castelli'', detto anche ''Andrea di Joannuccio'' o ''Andrea Giannuzio'', figura di alto livello in tutto lo Stato Pontificio, già famoso perché aveva svolto ruoli di carica podestarile dapprima nella sua città, Terni, poi a [[Fermo]], distinguendosi in primo piano nella lotta e poi nella cacciata ai danni del tiranno Rinaldo da Monteverde, a [[Siena]] fu onorato del titolo di: ''Magnificus miles de Interamna''. Egli era anche grandissimo amico di papa [[Gregorio XII]] e in particolar modo del suo vicario per la guelfa città di Narni, Paolo Orsini. Il Castelli, definito anche dai suoi coevi: uomo mirabile di rare e nobili virtù d'onore, ebbe di sua iniziativa l'idea di liberare la cittadina di Narni che in quel tempo era caduta preda di un tal ''Bacciolo''. Quest'ultimo si era autoproclamato signore della cittadina e non smetteva di minacciare e inveire guerra contro il suo vicario apostolico. Il Castelli allora, radunati a se un un gran numero delle sue migliori milizie ternane, riuscì in poco tempo a liberare Narni, conquistando così maggior onori agli occhi della Santa Sede, pur essendo ghibellino. Il precedente papa [[Bonifacio IX]], prima di morire, nominò il "''Magnifico et potenti viro Andrea Jannutij de Castellis''", podestà di Perugia perchè di lui aveva una prediletta stima e un'ammirazione tale, tanto che lo onorò suo cavaliere con lo stocco e il cappello ghibellino, insignendolo del titolo onorario di "'''Signore dei ghibellini d'Umbria'''"<ref>''Della nobiltà dell'Italia parte prima. Del signor D. Francesco Zazzera''</ref>, un favore di altissimo pregio. Finito il suo incarico a Perugia e tornato a Terni - dove aveva il patrimonio e i possedimenti di famiglia a cui badare - si mise al centro di diversi episodi di vita politica ternana, come la scelta del podestà, l’esilio dei guelfi (che avevano parenti nelle vicine città nemiche), il recupero delle rocche nel contado e la redazione della ''tabula gabellarum'', diventando anche castellano fisso di ''Colleluna'', la più importante rocca difensiva fuori della città. [[File:Loggia di romolo e remo 08.JPG|thumb|left|''Rea Silvia condannata a morte'']]Andrea di Joannuccio, il “''magnificus miles''” sembra risultare - dal profilo che ne delineano i vari documenti sparsi in giro per l'Italia - un uomo particolarmente deciso, autorevole e spesso autoritario, un astuto e impareggiabile politico, un nobile cavaliere molto esperto nell'arte marziale e disposto di ampi poteri militari in uomini e autorità. Infatti a Terni, pur facendo parte del Collegio dei Priori, poteva imporre la propria volontà. Tuttavia, pur avendo i mezzi e il diritto per farlo, non si impossessò mai della città. Andrea Castelli - già importante per antico lignaggio, come detto prima, e per affermazione - era anche sposato da tempo con una [[Trinci]] di [[Foligno]]: Pellegrina, figlia di [[Ugolino I Trinci|Ugolino]], che fu il secondo Signore di Foligno.
 
È in questo contesto che [[Braccio da Montone]], in quel momento insieme a [[Muzio Attendolo Sforza]] al servizio dell’antipapa [[Alessandro V]], il 14 settembre 1410 assediò la ghibellina Terni, con un esercito in cui militavano gli storici nemici guelfi: gli Spoletini (rimasti fedeli alla Chiesa) e i Narnesi, ponendo il suo accampamento a nord della città (tra le mura e [[Rocca San Zenone]]). Ma la città resisté eroicamente anche se vide i Bracceschi portarsi via il catenaccio di Porta Spoletina e alcuni prigionieri, contadini e mugnai extra portas. Nei giorni a seguire la fazione ghibellina al potere si dilaniò con scontri tra i Castelli e i ''Camporeali''. Alla base di questi scontri c’erano evidentemente disaccordi sulla linea politica “internazionale” da tenere, e cioè sull’opportunità di arrendersi a Braccio da Montone, qualora si fosse ripresentato a muover battaglia. Prevalse in questo caso, coi Castelli, la “linea dura”, cioè della contrapposizione al capitano montonese. Nel frattempo ''Galeotto Castelli'', figlio maggiore di Andrea Castelli venne insignito del ruolo di supervisore e difensore delle rocche e dei territori ternani.