Guerra d'indipendenza argentina: differenze tra le versioni

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La Rivoluzione di Maggio portò il 25 maggio 1810 alla formazione della [[Prima Giunta]] di governo, presieduta da un creolo, [[Cornelio Saavedra]], la quale pretese di imporre la sua autorità su tutto il Vicereame del Río de la Plata come legittimo successore del viceré.
 
Il 27 maggio la Giunta inviò alle principali città del vicereame una circolare nella quale si informava degli accadimenti, si chiedeva di aderire al nuovo governo e si sollecitava l'invio nella capitale di un rappresentante per ogni città o comune.<ref name="Acevedo">Edberto Oscar Acevedo, ''La Revolución y las Intendencias'', Ed. Ciudad Argentina, Buenos Aires, 2001. ISBN 987-507-204-4</ref>
 
Malgrado pochi giorni dopo la sua formazione la Giunta venne a conoscenza del fatto che in Spagna l'autorità fosse stata assunta da un Consiglio di Reggenza, continuò ad esigere il riconoscimento della propria autorità e rifiutò quella del Consiglio, dal momento che quest'ultimo era stato eletto senza l'assenso delle popolazioni americane. Nemmeno la riunione delle ''Cortes Generales del Reino'' che promulgò la [[costituzione spagnola del 1812]], nella quale la rappresentanza dei territori americani era nettamente più esigua rispetto a quanto le sarebbe dovuto spettare per l'effettivo numero della popolazione, riuscì a modificare il rifiuto da parte delle autorità locali a riconoscere un potere a loro superiore.<ref>Luciano de Privitellio, ''Diez años de política revolucionaria'', in {{cita|Camogli|p. 29}}. ISBN 987-04-0105-8</ref><ref name=Scenna1>Miguel Ángel Scenna, ''Argentinos y españoles'', rivista ''Todo es Historia'', numero 129, Buenos Aires, 1978.</ref>
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Così come la Prima Giunta pretese di estendere la sua autorità a tutto il vicereame e di diffondere la rivoluzione in tutta l'America spagnola, la [[Giunta Grande]] che le successe (estendendo la rappresentazione nell'esecutivo ai deputati dell'interno) mantenne, nelle sue differenti tappe che si differenziano per la maggiore o minore influenza dei gruppi capitanati da Saavedra e da [[Mariano Moreno]], la politica e l'atteggiamento militare di tipo espansionistico del governo precedente.<ref name=Segreti>Carlos S. A. Segreti, ''La aurora de la Independencia''. Memorial de la Patria, tomo II, Ed. La Bastilla, Buenos Aires, 1980.</ref>
 
Alla metà del 1811, dopo che si conobbe tutta l'ampiezza e la portata della disfatta subita dalle sue truppe nell'Alto Perù, la Giunta adottò un atteggiamento più prudente.<ref name=Scenna1/> Tuttavia non sopravvisse a questo riposizionamento politico: nel settembre del 1811 fu rimpiazzata dal [[Primo Triumvirato (Argentina)|Primo Triumvirato]] che, con la scusa di assicurare la governabilità, concentrò il potere esecutivo in un numero ristretto di persone e finì per assecondare gli interessi economici di Buenos Aires.<ref name="Horowicz">Alejandro Horowicz, ''El país que estalló. Antecedentes para una historia argentina (1806-1820)'', 2 tomi, Ed. Sudamericana, Buenos Aires, 2004. ISBN 950-07-2561-4</ref>
 
=== Creazione dell'Esercito argentino ===
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In totale, erano presenti 4.145 uomini: 3.128 di fanteria, 555 di cavalleria e 462 di artiglieria. Prima della fine dell'anno si aggiunse un nuovo reggimento, il ''Regimiento América'' o ''Regimiento de la Estrella''.<ref>[http://www.cabezadetigre.com.ar/bio_french.htm Biografia di Domingo French, su ''Cabeza de Tigre''.] Consultato il 9 luglio 2010.</ref>
 
A queste forze si sarebbero dovute aggiungerne altre che non formarono mai parte, come tali, delle truppe delle Province Unite, come le unità stazionate a Montevideo, diversi corpi di difesa nella frontiera con gli indigeni, e i 500 uomini che nell'ottobre del 1809 erano stati mobilizzati per soffocare le rivolte di Chuquisaca e La Paz, sotto il comando di Vicente Nieto.<ref>[http://www.granaderos.com.ar/voluntarios_rey.htm ''Voluntarios del Rey. Montañeses por la causa de España'', sul sito Granaderos.com.] Consultato il 10 luglio 2010.</ref> Negli anni seguenti, queste truppe combatterono per la maggior parte nelle file dell'esercito realista.<ref name="Luqui">Julio Luqui-Lagleyze (2006), ''Por el rey, la Fe y la Patria. 1810-1825'', Madrid, collezione Adalid, 2006. ISBN 84-9781-222-0.</ref><ref>Mariano Torrente, ''Historia de la revolución hispano-americana'', tomo III, Impr. de L. Amarita, 1830, p.494.</ref>
 
Pur essendo numerose, queste truppe non avevano avuto altra esperienza che i combattimenti sostenuti contro le ingerenze britanniche, e da allora erano state addestrate da ufficiali inesperti quanto i soldati. I primi comandanti furono ufficiali di grado inferiore o civili, messi a capo delle truppe per ragioni politiche o per il loro carisma personale, e non per le loro capacità militari.<ref>Tulio Halperín Donghi, ''Revolución y guerra; formación de una élite dirigente en la Argentina criolla'', Ed. Siglo XXI, Buenos Aires 1979. ISBN 987-98701-9-0</ref>
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La tecnologia disponibile e le tecniche utilizzate dagli eserciti furono comuni sia per i patrioti che per i realisti, e non cambiarono molto nel corso delle campagne militari. Gli eserciti dell'epoca erano distribuiti in tre armi: fanteria, cavalleria ed artiglieria. Non esistevano corpi d'appoggio, che sarebbero apparsi soltanto nelle campagne di [[José de San Martín]], ma erano bensì presenti capi esperti in [[genio militare]].
 
La fanteria, abitualmente l'arma più numerosa, era dotata di fucili a carica manuale e a canna liscia, molto lenti e complessi da caricare, muniti di baionetta per i combattimenti corpo a corpo. Tenuto conto che, nei primi anni, gli ufficiali avevano per lo più esperienza nella conduzione delle truppe di fanteria, questa arma fu usata con netta preferenza rispetto alle altre.<ref name="Paz">[[José María Paz]], ''Memorias póstumas''. Ed. Hyspamérica, Buenos Aires, 1988. ISBN 950-614-762-0</ref>
 
La cavalleria era al principio poco numerosa, dal momento che era stata scarsa nei reggimenti che erano stati creati sulla base delle milizie urbane di Buenos Aires e che i creoli tendevano a disdegnare l'arma. Il suo uso, limitato ad operazioni di protezione sui fianchi delle formazioni di fanteria,<ref name=Paz/> aveva poca efficacia, mancante di addestramento appropriato in manovra e tattica e in ragione del fatto che i ''criollos'' privilegiavano le [[carabina|carabine]] e ritenevano erroneamente la lancia un'arma da indigeni. Ciononostante, nel corso del tempo il reclutamento di milizie di cavalleria si estese rapidamente tra la popolazione rurale dell'interno e il suo prestigio crebbe a seguito della creazione del Reggimento di Granatieri a Cavallo (''Regimiento de Granaderos a Caballo''), corpo di cavalleria specializzato in scontri armati a grande velocità.<ref>Camilo Anschütz, ''Historia del Regimiento de Granaderos a Caballo 1812-1826'', Ed. Alambra, Buenos Aires, 1826.</ref> La superiorità di cui la cavalleria patriota dispose a partire da quel momento, e che era sostenuta dall'abilità dei suoi effettivi, si mantenne per tutto il resto della guerra.
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L'artiglieria da campagna faceva uso di piccoli cannoni portatili in bronzo o in rame,<ref>Si fece inoltre uso, durante gli assedi di cannoni di ferro e mortai, mentre sui campi di battaglia furono usati anche cannoni di stagno, usati in particolar modo dalle truppe irregolari dell'Alto Perù.</ref> e necessitava di un'importante [[logistica]] per dotarla di proiettili e munizioni, e per trasportare i pezzi disarmati. I pezzi erano dislocati all'interno delle formazioni di fanteria, con un rapporto di uno ogni tre gruppi. All'inizio gli ufficiali incaricati non si mostrarono all'altezza del loro compito, e gli artiglieri di marina trasportati a terra furono appena capaci di supplire alla mancanza di uomini validi; più tardi furono create delle scuole di ufficiali che permisero una migliore preparazione tecnica.<ref name=Paz/>
 
Le forze ausiliari o irregolari erano in genere di cavalleria, armate usualmente con lance improvvisate, ''[[bolas]]'' e, a volte, con armi da fuoco corte.<ref name="Mata">Sara Emilia Mata, ''Los gauchos de Güemes'', Ed. Sudamericana, Buenos Aires, 2008. ISBN 978-950-07-2933-8</ref> Nell'Alto Perù e nel Perù, le forze irregolari erano composte da indigeni a piedi, armati di ''[[macana]]s'', clave e fionde.<ref name=Munoz>Juan Ramón Muñoz Cabrera, ''La guerra de los quince años en el alto-perú, o sea, fastos políticos i militares de Bolivia: Para servir a la historia jeneral de la Independencia de Sud-américa'', Impr. del Independiente, 1867.</ref>
 
I trasferimenti si effettuavano in genere a dorso di mulo, eccetto nelle zone montagnose, nelle quali i muli erano utilizzati esclusivamente per il trasporto dei carichi, mentre i soldati di fanteria marciavano a piedi.<ref>[http://www.sanmartiniano.gob.ar/textos/parte2/texto056.php ''Esas maravillosas mulas'', di Juan A. Carrozzoni, sul sito dell'Instituto Nacional Sanmartiniano.] Consultato il 16 luglio 2010.</ref>
 
Le tecniche di combattimento erano generalmente molto semplici: attacchi frontali con il grosso della fanteria, appoggiata dall'artiglieria, mentre la cavalleria proteggeva i fianchi o cercava di circondare le forze nemiche. Solamente le forze irregolari intrapresero azioni tatticamente più imprevedibili, che furono a volte coronate da notevole successo.<ref name="Saenz">Jorge Sáenz, ''1817, Batalla del Valle de Lerma'', Mundo Editorial, Salta, 2007. ISBN 978-987-1196-33-3</ref> Durante i primi tre anni di guerra, entrambe le fazioni opposte combatterono sotto la bandiera della Spagna.<ref name="Bidondo1">Emilio Bidondo, ''La expedición de auxilio a las provincias interiores (1810-1812)'', Ed. Círculo Militar, Buenos Aires, 1987. ISBN 950-9822-05-1</ref>
 
=== La Rivoluzione nelle province dell'interno ===
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[[File:Santiago de Liniers.jpg|thumb|upright=0.8|Santiago de Liniers, eroe della riconquista (1806) e della difesa (1807) di Buenos Aires, rimase fedele alla monarchia spagnola e si oppose ai rivoluzionari a Córdoba.]]
 
Lo stesso giorno dell'insediamento della Prima Giunta, il viceré deposto Cisneros inviò un messaggio segreto al suo predecessore [[Santiago de Liniers]], che si trovava allora a Córdoba, attraverso il quale lo incaricava di dirigere la resistenza contro la rivoluzione.<ref>{{cita|Frias|pp. 22-23}}.</ref> In varie riunioni a casa del governatore Juan Gutiérrez de la Concha si incontravano, tra gli altri, l'ex viceré Liniers, il vescovo Rodrigo de Orellana e il decano della cattedrale Gregorio Funes.<ref name="Bischoff">Efraín Bischoff, ''Historia de Córdoba'', Ed. Plus Ultra, Buenos Aires, 1989, pp. 147-148. ISBN 950-21-0106-5</ref> Qui vennero a conoscenza del messaggio di Cisneros e della circolare della Giunta che chiedeva al governatore di Córdoba e al ''cabildo'' il riconoscimento della stessa.<ref name=Bischoff/>
 
Prima che fosse presa una decisione, si apprese il 14 giugno della creazione del Consiglio di Reggenza. Liniers decise di non riconoscere la Giunta e, assieme ai suoi compagni, fatta esclusione per il decano Funes, decisero di rifiutarne l'autorità e di prepararsi per la resistenza. Il 20 giugno il ''cabildo'', con la presenza del governatore, giurò fedeltà al Consiglio di Reggenza.<ref>José María Rosa, ''Historia Argentina'', tomo II, Buenos Aires, J.C. Granda, 1965, pp. 237-239.</ref> Lo stesso giorno, a Buenos Aires, il viceré Cisneros e gli auditori dell'Audiencia furono arrestati e imbarcati a forza su una nave con destinazione le isole Canarie, per avere giurato in segreto obbedienza al Consiglio di Reggenza e per aver favorito la controrivoluzione a Córdoba.<ref>[http://avizora.com/atajo/colaboradores/textos_alberto_lapolla/0016_invasion_revolucion_4.htm Castelli y Moreno. El alma de la Revolución, par Alberto Lapolla, in Atajo, periodismo para pensar.] Consultato il 10 luglio 2010.</ref>
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Alla fine di novembre, Ramírez Orozco unì le sue truppe a quelle di Goyeneche. Nella sua divisione si trovava anche il vescovo di La Paz, Lasanta, condannato a morte dalla Prima Giunta.<ref name=Siles/> Il 21 novembre, a Buenos Aires, la Giunta creò il Reggimento n.7 di Fanteria di Cochabamba, che fu affidato al comando di Francisco del Rivero, che fu elevato al grado di generale il gennaio successivo.<ref>Eufronio Viscarra, ''Apuntes para la historia de Cochabamba'', 1882.</ref>
 
Castelli s'incaricò della direzione politica nell'Alto Perù; nominò Feliciano Antonio Chiclana governatore di Potosí e Juan Martín de Pueyrredón governatore di Chuquisaca.<ref name=Siles/> Obbedendo agli ordini di Buenos Aires, e come castigo per la repressione delle ribellioni di Chuquisaca e La Paz del 1809, furono giustiziati i capi realisti Córdoba, Sanz e Nieto.<ref name="Roca">José Luis Roca, ''Ni con Lima ni con Buenos Aires: la formación de un estado nacional en Charcas'', Volume 248 di ''Travaux de l'Institut français d'études andines'', Plural Editores, La Paz, Bolivie, 2007. ISBN 99954-1-076-1</ref>
 
=== Spedizione in Paraguay ===
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=== Prima campagna militare nella ''Banda Oriental'' ===
Alla data della Rivoluzione di Maggio, la ''Banda Oriental'' era una nozione puramente geografica. Il territorio così nominato era giuridicamente diviso in tre sezioni. La città di Montevideo, con il territorio limitrofo, era governata come una base navale, mentre la regione a sud del Río Negro, esclusa Montevideo, che includeva diverse città e villaggi, dipendeva dall'Intendenza di Buenos Aires; la regione a nord del fiume, infine, dipendeva dal Governatorato delle Missioni Guaraní (''Gobernación de las Misiones Guaraníes'').<ref name="Arteaga">Juan J. Arteaga et María Luisa Coolighan, ''Historia del Uruguay'', Ed. Barreiro y Ramos, Montevideo, 1992. ISBN 9974-33-000-9</ref>
 
Contemporaneamente alla notifica inviata a Montevideo, la Giunta aveva spedito la notizia della sua instaurazione alle città e ai villaggi della ''Banda Oriental''.
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I realisti cercarono di prendere per via terrestre gli abitati di Nogoyá e La Bajada, ma incontrarono la resistenza di gruppi armati irregolari composti da abitanti del luogo. Particolare esito ebbe la ribellione del comandante Bartolomé Zapata, un emigrato originario di Concepción del Uruguay, che si pose alla testa di uno di questi gruppi a Nogoyá.
 
Dopo una serie di scaramucce i realisti evacuarono le loro posizioni sulla sponda occidentale dell'Uruguay, lasciando la regione in mano ai rivoluzionari dal marzo del 1811.<ref name="Bosch">Beatriz Bosch, ''Historia de Entre Ríos'', Ed. Plus Ultra, Buenos Aires, 1991. ISBN 950-21-0108-1</ref>
 
==== La prima squadra navale dei patrioti ====
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Artigas sbarcò sul suolo orientale il 9 aprile al comando di alcune truppe di Buenos Aires e fu riconosciuto come capo dai patrioti locali. Alcuni combattimenti minori permisero a questi di avanzare verso Montevideo, da dove Elío inviò loro contro una divisione agli ordini del capitano [[José Posadas]], che fu però sconfitta da Artigas il 18 maggio bella [[battaglia di Las Piedras]].<ref>{{cita|Ruiz Moreno|pp. 101-105}}.</ref>
 
La giunta di Buenos Aires, ricomposta ed epurata dai seguaci di Mariano Moreno in seguito alla rivoluzione del 5 e 6 aprile 1811, ordinò a Belgrano di rientrare nella capitale per rendere conto del suo fallimento nella campagna militare in Paraguay, ed affidò il comando delle truppe al tenente colonnello [[José Rondeau]], che aveva svolto importanti incarichi nella ''Banda Oriental''.<ref name="Ferrer">Jorge A. Ferrer, ''Brigadier General Don José Casimiro Rondeau'', Ed. Ciudad Argentina, Buenos Aires, 1997. ISBN 950-9385-91-3</ref> La sua presenza, anche se brevissima, fu fondamentale per l'attività diplomatica che portò avanti con i paraguaiani, consolidando definitivamente il fronte di guerra; lavorò inoltre a ritardare l'intervento portoghese e a minare la lealtà dei realisti di Montevideo. Organizzò l'esercito e le milizie, definì il piano delle operazioni e gestì efficacemente i dissidi tra i comandanti patrioti, compito nel quale fallirono i suoi successori.
 
==== L'assedio di Montevideo e l'invasione portoghese ====
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Il viceré Elío, assediato a Montevideo, considerò come sua unica via d'uscita l'aiuto delle truppe portoghesi del Brasile, e sollecitò il loro arrivo per sconfiggere i rivoluzionari. Già il 20 marzo 1811, Elío aveva emanato un proclama al popolo orientale minacciando l'intervento portoghese se la ribellione si fosse protratta.<ref name= Carranza/>
 
Da sempre il Portogallo aveva conteso alla Spagna il controllo del territorio della ''Banda Oriental'', e non avrebbe lasciato cadere l'occasione. Nella capitaneria appena creata di [[Rio Grande do Sul|Rio Grande de San Pedro]], il governo portoghese aveva organizzato un "Esercito d'Osservazione" al comando del suo capitano generale e governatore Diego de Souza. Queste truppe avevano in precedenza già preso contatto con il governatore paraguaiano Velasco, offrendogli il proprio aiuto contro l'attacco di Belgrano.<ref name="flores">Moacyr Flores, ''Dicionário de história do Brasil'', 2ª ed., EDIPUCRS, 2001, 637 p. ISBN 978-85-7430-209-6</ref> Souza aveva inoltre ordine di far riconoscere come regina del Río de la Plata la ''infanta'' [[Carlotta Gioacchina di Borbone-Spagna]], moglie del re portoghese [[Giovanni VI del Portogallo|Giovanni VI]] e sorella di Ferdinando VII.<ref>Blas Garay, ''La revolución de la independencia del Paraguay'', Ed. Estudio Tipográfico de la viuda é hijos de Tello, 1897, pp. 151-153.</ref><ref>Vasconsellos, ''Lecciones de Historia Paraguaya'', p. 120.</ref>
 
Il 17 luglio attraversò la frontiera un esercito di 3.000 soldati portoghesi, guidati dal governatore Souza. Tutti i villaggi orientali del futuro Stato dell'Uruguay furono occupati dalle truppe portoghesi,<ref>José Feliciano Fernandes Pinheiro (visconde de S. Leopoldo), ''Annaes da Provincia de S. Pedro'', Ed. Typ. Casimir, 1839, pp. 291-295.</ref><ref>Archivo General de la Nación (Argentina), ''Política lusitana en el Río de la Plata'', Volume 2, 1963, p. 322.</ref> e il 14 ottobre il quartier generale portoghese fu posto nella località di [[Maldonado]].<ref name=flores/>
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[[File:Plano Vilcapugio.jpg|thumb|upright=1.4|Vecchia mappa della battaglia di Vilcapugio.]]
 
Mentre avanzataavanzava in Alto Perù, Belgrano cercò di espandere la rivolta alla città peruviana di Tacna, dove l'ufficiale ''porteño'' Enrique Paillardell prese il controllo della città. Invece di cercare di ricongiungersi all'Esercito del Nord, quest'ultimo volle avanzare su [[Arequipa]], ma fu battuto a [[Camiara,]] e gli sconfitti dovettero fuggire nell'Alto Perù, dove Belgrano, alla testa di 3.500 uomini, controllava ormai gran parte del territorio.<ref>L'avanzata di Belgrano e gli avvenimenti correlati sono trattati in dettaglio da [[Bartolomé Mitre|Mitre]] nella sua ''Historia de Belgrano''.</ref>
 
Ai primi giorni di agosto, il generale Pezuela prese il comando ad [[Oruro]] dell'esercito realista, che portò a 5.000 effettivi, e si mise subito alla ricerca dell'esercito indipendentista. Belgrano aveva incaricato il colonnello Cornelio Zelaya, comandante della cavalleria, di coadiuvare la sollevazione delle popolazioni alle spalle delle truppe nemiche. La cattura della corrispondenza tra questi e le delazioni di alcuni ribellitraditori tra i patrioti, permisepermisero a Pezuela di sapere che il nemico stava aspettando rinforzi; per questo motivo decise di anticipare l'attacco.<ref>{{cita|Ruiz Moreno|p. 163}}.</ref>
 
Il 1º ottobre, nella [[battaglia di Vilcapugio]], Belgrano riuscì a rompere i ranghi della formazione realista, ma un errato segnale di cessazione dell'offensiva, al quale si aggiunse l'apparizione a sorpresa in battaglia della cavalleria del colonnello realista, originario di Salta, Saturnino Castro, provocarono la totale dispersione delle truppe indipendentiste.<ref name=Vilcapugio>[http://www.camdipsalta.gov.ar/INFSALTA/vilca.htm Le battaglie di Vilcapugio e di Ayuhuma, sul portale di Salta.] Consultato nel giugno 2010.</ref>
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Belgrano si ritirò verso est, attestando le sue truppe nella zona di Ayohuma, dove pervenne a radunare 3400 uomini, tra i quali però figurava solo un migliaio di veterani. Quando iniziò la [[battaglia di Ayohuma]], il 14 novembre 1813, Belgrano mise troppo presto il suo esercito in formazione di battaglia; del fatto approfittò Pezuela, che attaccò il nemico al fianco e lo obbligò a cambiare posizione. La battaglia si risolse ben presto in una grande vittoria di Pezuela, e l'Esercito del Nord fu ridotto ad un terzo della sua forza iniziale.<ref name=Vilcapugio/>
 
Il 18 novembre Belgrano e Díaz Vélez ripiegarono a [[Potosí]], ma davanti all'arrivo imminente dell'esercito realista ripartirono il giorno seguente. L'indomani, l'avanguardia realista, al comando di Castro, entrò nella città. All'inizio del 1814 l'esercito realista si impadronì anche di [[Tarija (Bolivia)|Tarija]]<ref name=Munoz/>
 
Nel gennaio del 1814, il generale Belgrano lasciò il comando dell'Esercito del Nord al colonnello José de San Martín.
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=== La guerra in Cile ===
Nel vicino Cile, il processo d'indipendenza si era fino ad allora sviluppato senza spargimento di sangue. Non si ebbe quasi resistenza militare da parte dei realisti, e da questo paese nel 1811 era partita una divisione per aiutare i rivoluzionari del Río de la Plata,<ref name="Ferrero">Roberto A. Ferrero y Rocier Bravo, ''Córdoba y los auxiliares argentinos de 1813'', associazione culturale "La Vuelta del Guerrero", Córdoba, 1999. ISBN 987-97388-0-2</ref> anche se rimase in seguito inattiva a Buenos Aires.
 
Nel 1812, durante gli scontri interni tra i patrioti cileni, l'isola di [[Chiloé]] e la città di [[Valdivia]] si pronunciarono contro il governo cileno e si misero agli ordini del viceré Abascal. Questi volle approfittare della situazione inviando a Chiloé una piccola spedizione di 50 soldati e 20 ufficiali veterani, provvisti abbondantemente di armi, munizioni e denaro.
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==== Indipendenza del Perù ====
Nel frattempo la città di [[Guayaquil]],<ref>Efrén Avilés Pino, ''El 9 de octubre y la importancia de Guayaquil en la consolidación de la independencia americana'', rivista Podium, 2006.</ref> e poco più tardi quella di [[Trujillo (Perù)|Trujillo]],<ref name="Tauro">Alberto Tauro del Pino, ''Enciclopedia Ilustrada del Perú.''. 3ª ed., tomo 16, Ed. Peisa, Lima, 2001. ISBN 9972-40-165-0</ref> si erano pronunciate a favore dell'indipendenza, lasciando la quasi totalità del nord del paese nelle mani degli alleati di San Martín.
 
Aumentando ulteriormente la pressione sul nuovo viceré, Arenales intraprese una seconda spedizione nelle montagne, mentre l'inglese William Miller sbarcava sul litorale meridionale del Perù.<ref name="Mitre, Historia de San Martín"/> Simultaneamente, San Martín sbarcava ad Ancón, la città costiera più vicina a Lima, e lanciò contro la capitale una serie di spedizioni d'esplorazione, mentre intavolava nuove trattative con il viceré a fine aprile. De la Serna riteneva inammissibile l'indipendenza del Perù, unico obbiettivo accettabile per San Martín, per cui non ci fu un accordo, ma soltanto uno scambio di prigionieri.<ref>Molti prigionieri rioplatensi, catturati nelle campagne militari dell'Alto Perù, furono liberati e si arruolarono nell'esercito di liberazione.</ref>