Cinema dei telefoni bianchi: differenze tra le versioni
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[[File:casadelpeccato.jpg|thumb|[[Assia Noris]] con un telefono bianco in una foto di scena del film ''[[La casa del peccato (film 1938)|La casa del peccato]]'' di [[Max Neufeld]] ([[1938]])]]
Il '''cinema dei telefoni bianchi''' è un sotto[[Generi cinematografici|genere cinematografico]] della [[film commedia|commedia]] in voga in [[regno d'Italia (1861-1946)|Italia]] tra il [[1936]] ed il [[1943]].
Il nome deriva dalla presenza di telefoni di colore [[bianco]] nelle sequenze dei primi film prodotti in questo periodo, sintomatica di benessere sociale: uno ''[[status symbol]]'' atto a marcare la differenza dai telefoni "popolari" in [[bachelite]], più economici e dunque maggiormente diffusi, che invece erano di colore nero. Altra definizione data a questi film è '''cinema déco''' per la forte presenza di oggetti di [[arredamento]] che richiamano lo stile internazionale [[Art déco|déco]], in voga in quegli anni.
Parte della critica in anni più recenti la definisce anche '''commedia all'ungherese''', perché, nonostante siano produzioni italiane, i [[Soggetto (cinema)|soggetti]] e le [[sceneggiatura|sceneggiature]] di questi film sono spesso attinti da autori teatrali [[Ungheria|ungheresi]], molto di moda in quel periodo storico; tali film erano spesso ambientati in stati immaginari dell'[[Europa orientale|est europeo]] per ragioni [[censura|censorie]], in quanto argomento ricorrente di queste edulcorate commedie sentimentali era una minaccia di [[divorzio]] (all'epoca illegale in [[regno d'Italia (1861-1946)|Italia]]) oppure d'[[adulterio]] (allora perseguibile come [[reato]] contro la [[morale]]).
== Origini ==
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La produzione dei cosiddetti ''telefoni bianchi'' o ''cinema Decò'' descrive gli [[anni 1930|anni trenta]] e i primi [[anni 1940|quaranta]] attraverso gli arredamenti degli ambienti, oltre alle già dette moda e costume. L'epoca traspare dai particolari: gli oggetti ci fanno capire e datare con verosimiglianza l'epoca storica e l'ambientazione del film. Generalmente è resa manifesta la diffusione, almeno nelle città, del "prodotto di qualità", cioè non quello fatto a mano, bensì avanzano le proposte industriali di massa, i prodotti fatti in serie.
Il [[Movimento Moderno|funzionalismo]] del [[Bauhaus]] arrivò anche in [[regno d'Italia (1861-1946)|Italia]] e, come riscontrabile in queste pellicole, vi fu riflessa un'Italia che stava "ricostruendo" una propria immagine moderna ed efficiente ed in cui iniziava timidamente a diffondersi la [[Consumismo|società dei consumi]]; si sentiva rappresentata dallo stile architettonico [[Movimento Moderno|razionalista]] e dal fermento industriale che il regime stesso promuoveva; in questi film leggeri si respirava un fascino che intravedeva speranza nel futuro, un futuro ad ampio respiro e non necessariamente relegato ad una (dapprima imminente e poi piena) [[seconda guerra mondiale]].
[[File:L'amante segreta 1.jpg|thumb|left|upright=1.3| [[Alida Valli]] con un telefono bianco ne ''[[L'amante segreta]]'']]
L'ambientazione borghese si rifece esteticamente alle commedie cinematografiche statunitensi, in particolar modo a [[Frank Capra]]. Le speranze dei piccolo-borghesi non poterono che divenire realtà: film come ''[[Mille lire al mese (film)|Mille lire al mese]]'', così come l'omonima canzone, passarono alla storia per la loro esplicita spensieratezza ed evocazione altrettanto irriverente. L'elemento melodico ritornava spesso a far capolino, molti tra questi film contenevano infatti almeno una canzone di successo (basti pensare alla celeberrima ''[[Parlami d'amore Mariù]]'' composta per il film ''[[Gli uomini, che mascalzoni...]]'' divenuta poi molto più famosa della pellicola stessa).
Tale rappresentazione di benessere e progresso era però ben lontana dalla realtà italiana di allora; la rappresentazione di una società benestante (in alcuni casi anche opulenta), progredita, emancipata ed istruita era enormemente contrastante con la situazione reale dell'[[regno d'Italia (1861-1946)|Italia]], la quale, a quell'epoca, era invece un Paese sostanzialmente povero, arretrato e con la maggior parte della popolazione [[analfabetismo|analfabeta]] e senza lavoro, così come anche l'atmosfera entusiasta, allegra e spensierata di queste pellicole appariva cozzante con la cupa situazione della nazione, soggiogata dalla [[dittatura]] fascista e che da lì a poco sarebbe entrata in guerra.
Ben presto i soggetti cominciarono a diventare ripetitivi e ovviamente sempre più scontati, prevedibili e banali; in seguito, con l'aggravarsi del conflitto, la produzione di questo filone divenne sempre più rada e discontinua fino a scomparire del tutto con il crollo del [[Storia dell'Italia fascista|regime fascista]], anche se nel filone ''decò'' rientrano anche alcune opere girate nel [[Cinevillaggio]] di [[Venezia]] durante la [[Repubblica Sociale Italiana|RSI]], come ad esempio ''[[Fiori d'arancio (film 1944)|Fiori d'arancio]]'', di [[Hobbes Dino Cecchini]] con [[Luigi Tosi (attore)|Luigi Tosi]] ed [[Andreina Carli]].
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