Dialetti dell'area arcaica calabro-lucana: differenze tra le versioni
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Dal punto di vista linguistico è importante dire che la suddetta zona è il punto intermedio delle vie di comunicazione che collegavano la [[Calabria]] con [[Salerno]] e soprattutto con [[Napoli]]. Essendo zona di transizione, l'area presenterà diversi fenomeni vocalico-linguistici che saranno rilevabili in alcuni comuni, con vocalismi di un certo tipo, e in altri, con altro tipo.
Per rendere concretamente l'ibridazione linguistica, sono qui riportati alcuni ''vocaboli'' e le loro rispettive differenze da un comune all'altro:
* es. ital ''compare'' (sost.) a [[Maratea]] (PZ) (vedi [[Dialetto di Maratea]]) presenta doppio vocalismo, sia siciliano che lucano:
-''compari/cumpari'', in cui l'atona '''e''' è assente in fine di parola;<br />
-''cumpa'''re''''', in cui l'atona '''e''' è presente in fine di parola, quindi la ''i'' che caratterizza il vocalismo siciliano è assente.<br />
* es. ital. ''neve'' (sost.) a [[Lauria]] (PZ) verrà pronunciata:
-''nivi'', forma arcaica ed in disuso, con vocalismo di tipo siciliano;<br />
-''niv'''e''''', forma più moderna ed in uso, con vocalismo di tipo lucano-campano.<br />
In alcune espressioni popolari è possibile notare lo stesso tipo di ibridazione, con rimandi sia al voc. siciliano che a quello lucano:
* es. ital. ''sono sempre escandescenti'' (trad. lett. ''li prendono la rabbia''), in dialetto risuona come ''l'''e''' piglianu l'''e''' ragg'''e''''', dove il verbo ''piglianu'' è chiaro rimando al voc. sicliano, mentre ''ragg'''e''''', che ha in sé la '''e''' atona, rimanda al voc. lucano. Si accompagna alla variante ''le piglianu li paccìe'' o ''fà cùscke'', (trad. lett. ''li prendono la pazzia / le lagne''). Stesso fenomeno accade a Lauria per le parole: "niente" = nindi o nindë,"avete" = avìti o avìtë,"dite" = dicìti o dicìtë, "Felice" = Filìci o Filìcë, "una fetta di pane" = na'ffedda i pani o na'ffedda i panë, "due volte" = dui vòti o dui vòtë, "le pecore" = li pecuri o lë pecurë, "le persone" = li genti o lë gentë, "un po' di latte" = ''nu poche i latti''/''nu poche i latte'', "donne" = fìmmini o fìmminë, "di queste montagne" = di sti muntagni o di sti muntagnë, "paese" = paisi o paisë,"devo vedere" = aggia vìdi o aggia vìdë, "Oh Dio mio!" = Signuri'miu o Signurë'miu, "divide" = sparti o spartë ecc. , dove si vede l'oscillazione nel pronunciare l'ultima vocale fra "i" (comunque debole) e vocale indistinta (più o meno "e" debolissima), anche a seconda delle contrade e della generazione. Altre volte i laurioti pronunciano distintamente la "i" finale soltanto nella prima di più parole consecutive, come "stanotte piove" = "stanotti'chiovë", "quante case stanno facendo!" = "quanti casë (o quanti casi)stanu facennu"!. Il fenomeno dello schwa finale è invece diffuso maggiormente e storicamente sul lato ionico della Basilicata, ad esempio il poeta lucano [[Albino Pierro]] di [[Tursi]] scriveva la "e" muta in fine di parola come una "e" normale, mentre in realtà è un suono indistinto, ad esempio in ''ie vogghie bbéne'', cioè io voglio bene, le vocali finali sono scritte come "e" pur essendo pronunciate in maniera non distinta, uso che per quanto riguarda il lato jonico lucano rimanda non tanto alla Campania, quanto al [[Salento]], dove tale fenomeno è diffuso.
La lingua originaria di questa ampia zona era quella osco-lucana, o meglio quella dei [[Lucani]] e dei [[Bruzi]]: tale strato linguistico ha lasciato testimonianze significative, ad esempio in Lucania meridionale la forma "asuliàre" o "asulare", cioè "ascoltare, orecchiare", deriva dall'osco "ausis", forma non rotacizzata in luogo del latino "auris" (orecchie). In seguito su questo strato originario si sono innestate le lingue prima greca (tale area era parte integrante della [[Magna Grecia]]) poi latina e in seguito le lingue francese e spagnolo a causa della dominazione di questi popoli.
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==Vocalismo==
Per quanto riguarda il vocalismo, sono state individuate dagli studiosi più suddivisioni all'interno di quest'area che comunque di per sé costituisce un ''unicum'' dal punto di vista linguistico. L'innovazione linguistica del sistema napoletano che cominciava a nascere in Campania già nel I secolo dell'Impero romano si diffonde nel sud dell'Italia grazie alle grandi vie di comunicazione, la via Appia (Roma-Napoli-Taranto-Brindisi) per esempio. Attraverso questa via, i nuovi registri raggiungono le parti settentrionale, occidentale e orientale della Basilicata sovrapponendosi all'antico sistema vocalico latino, ma non arrivano a toccare la zona lucano-calabrese, rimasta in tal senso più conservativa e arcaica È stata individuata una prima area con vocalismo di tipo "sardo"<ref name=Romito>{{cita|Luciano Romito|pagg. 539-541}}</ref> e comprende da un lato comuni della Basilicata meridionale quali [[Lauria]], [[Castelluccio Cosentino|Castelluccio]], [[Castelsaraceno]], [[Rotonda (Italia)|Rotonda]], [[Episcopia]], [[Fardella]], [[San Severino Lucano]], [[Terranova di Pollino]], [[Latronico]], [[Nemoli]], [[Agromonte]], [[
La differenza di vocalismo può essere a volte anche all'interno degli stessi comuni, come accade nella cittadina lucana di Lauria: nella pronuncia della lettera "o" il vocalismo è sardo nel Rione superiore, dove la frase "esce il sole" sarà resa con ''èss'u sule'', dove la "u" di sule è in realtà un suono intermedio fra la "o" e la "u", mentre nel Rione inferiore la frase sarà ''ess't u sole'', dove la "o" di sole appare come una "o" aperta e marcata, come nelle pronunce siciliane e calabresi.
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La II plurale invece presenta desinenze quali -si o -zi, per esempio "come dite voi" sarà a Maratea "comu dicèsi vui" o a Lauria fra gli anziani si sente ancora "comu dicìsi vui".
* Il [[verbo]] essere presenta le forme: "iu su (localmente sunghe o singhe), tu si, iddu (localmente la i viene aspirata) ghè (localmente éte o ié), nui simu, vui siti, iddi su".
* Il [[verbo]] avere invece è coniugato: "iu aggiu, tu hai, iddu ha, nui amu (o avìmu), vui avìti (o avìsi), iddi hannu".
Per quanto riguarda i tempi dei verbi, il [[passato remoto]] è il più interessante da analizzare, in quanto a [[Lauria]], nel potentino meridionale, presenta tipologie quali "iu mangiai, tu mangiasti, iddu mangiai, nui mangèmmu, vui mangiàstivi, iddi mangèru". Si nota l'uguaglianza della I e III pers. sing. con le desinenze "AI" : per distinguere prima e terza persona singolare si usa talvolta la dentale T alla III sing., così che "Io incontrai Marco= Iu 'ncuntrai a Marcu" ma "Lui incontrò Marco= Iddu 'ncuntraite a Marcu". Il passato remoto è un tempo che oggi viene sempre meno usato dai giovani, sostituito dal passato prossimo, ma parlando con i propri genitori e soprattutto con gli anziani e la gente delle contrade di campagna, è facile notare come venga tuttora usato il passato remoto per riferirsi ad eventi successi anche il giorno prima, fino alla sera prima, simile all'uso della [[Sicilia]] e della [[Calabria]] meridionale, per poi essere sostituito dal passato prossimo per gli eventi del giorno. Questo è un aspetto estremamente conservativo e caratteristico di queste parlate, caratterizzate da una notevole arcaicità. Fin dal II secolo a.C. questa zona era attraversata da una rete viaria romana, la Capua - Rhegium, che aveva funzione militare e di collegamento con la Sicilia, ma era una scomoda, lenta e pericolosa alternativa ai collegamenti via mare. Si inoltrava nelle montagne della [[Lucania]] Meridionale e sboccava in [[Calabria]] attraverso il valico di Campotenese: nel tratto lucano-calabro la strada non era in buone condizioni ed era diventata rifugio di ladri e briganti. Anche il re [[Federico II di Svevia|Federico II]] si recava molto raramente in queste terre, e sempre con parecchi sudditi al seguito, data la pericolosità del tragitto. La situazione delle vie di comunicazione e dei collegamenti in Basilicata, quale si presentò agli occhi della commissione [[Zanardelli]] nel 1902, spesso viene proiettata su gran parte della storia regionale nei due millenni. Un isolamento che all'alba del XX secolo appariva terrificante, tanto da far rilevare che “... la popolazione... non ha in molti luoghi i mezzi civili di muoversi, per le sue condizioni di viabilità... Sono ventuno i comuni senza alcuna strada rotabile, la maggior parte nel circondario di Lagonegro... e loro servono di strada i letti dei torrenti...”. Questo era lo stato viario e dei collegamenti nel 1902 e lo stesso primo ministro Zanardelli notava come la [[Basilicata]] fosse sconosciuta in gran parte agli stessi suoi abitanti, rendendoli quasi stranieri gli uni agli altri. In un simile scenario la conservazione linguistica trovava il suo humus ideale. Non a caso i centri del lagonegrese, grazie ad un singolare isolamento, dispongono di forme dialettali più arcaiche e meglio conservate (c'è da dire però che Lagonegro è l'unico di questi comuni che linguisticamente si differenzia da quelli circostanti).
A Lauria "Sei andato poi ieri sera a mangiare la pizza?" diventa ''Pu jsti di sìra a ti mangià a pizza?'', ma "Sei andato stamattina a messa?" = ''Hai iutu stumatinu a'missa?'', oppure "Avantieri abbiamo avuto tutti e due la febbre alta" = ''Di'terza gàppimu tutt' e'ddui a freve gàvuta'', "Stamattina mi ha detto Maria che ieri a messa non l'avete salutata, come mai? non l'avete riconosciuta?" = ''Stumatìnu m'è dittu Maria ca dìiri a'missa nunn'a salutàstivi mica, come'nnè? Nunn'a canuscìstivi mica?'', "Siete andati poi ieri sera a Maratea?" = ''Iìstivi pu di sìra a Maratìa?'', "È successo tutto in un attimo" (riferendosi anche a un fatto accaduto il giorno prima) = ''Fùi tutt'a na vota''; altre volte c'è un'alternanza fra passato remoto e prossimo all'interno delle stesse frasi "Ieri pomeriggio sono uscito a fare servizi e ho visto Anna, così gli ho potuto dire quel fatto" = ''Diìri ssìvi a fà sirvizi e viddi a Anna, accussì l'aggiu pututu dici quiddu fattu'' oppure "Maria ha già avuto la varicella, l'hai sentita ieri quando ce l'ha detto?" = ''Marià già add'avuta a varicella, a' sindisti diìri come dissi?''. Quest'uso del passato remoto ormai si sente sempre meno fra i giovani, sostituito dalle forme del passato prossimo, quindi per la frase "Ieri Mario ha avuto la febbre" un anziano dirà ''Dijìri Mariu gàppi a freve'' ma un ragazzo ''Dijìri Mariu add'avutu (oppure at'avutu) a freve'', così come "Li hai fatti poi ieri gli gnocchi?" = ''Li facisti pu dijìri li rasckatiddi?'' dirà un anziano, ma in bocca a un giovane suonerà come ''Hai fatti pu diììri li rasckatiddi?'' .
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==Grammatica==
Dal punto di vista grammaticale, nelle parlate lucane, possiamo analizzare vari fenomeni:
* il gruppo "ll" viene sostituito da "dd" per esempio a [[Lauria]]: "lui = iddu (dal latino ille), gallo = gaddu, mollica = muddica, cancello = canciddu, quiddu = quello, uccello = aciddu, martello = martiddu, Viggianiddàru = abitante di [[Viggianello (Italia)|Viggianello]], Castruviddaru = abitante di [[Castrovillari]]", oppure a [[
* il gruppo "gl", a parte alcune zone dove rimane invariato, per esempio a [[Lauria]] "cummugliàtu", "ugliu = olio", dà normalmente "ggh": "tagghiàvis' = tagliavi" a [[Rotonda (Italia)|Rotonda]], "pigghià = pigliare, figgh' = figlio, mieggh = meglio, tagghià = tagliare" a [[Nemoli]], "pagghiaro = pagliaio", cunigghiu = coniglio, agghi'arrivatu = sono arrivato" a [[Viggianello (Italia)|Viggianello]], "fìgghiuta = tuo figlio, uogghië = olio" a [[
* la vocale iniziale di parola, per influenza dei vicini dialetti calabresi, viene accompagnata spesso da una forte aspirazione o localmente addirittura da un G: per esempio "Anna" verrà pronunciato ''Hanna'' con aspirazione o addirittura ''Ganna'', "oggi" in dialetto sarà ''ghòi'', "soffiare" ''ghuffhià''. Tale fenomeno può essere fatto risalire anche all'antichità greca (nel nostro caso il dialetto dorico della [[Magna Grecia]]), quando le parole spesso presentavano una aspirazione iniziale detta "spirito", conservatasi in queste zone.
* il concetto di "dovere" o "bisogna" è espresso con una locuzione composta dal verbo avere + la congiunzione "a" o "da", cioè "Non devi andare = Nunn'aia ì, non deve dire nulla = nunn'adda dici nindi (localmente nende), Giacomo è dovuto andare alla posta = Giacumu add'apputu (localmente ha'pputu) a ì a'posta, doveva andare a Milano = avìdda ì a Milano, ti dovrebbe dire qualcosa = t'aver'dda dici angunu cuntu", ieri abbiamo dovuto aspettare tre persone dal parrucchiere = dijìri àpp'ma guardà tri cristiani addu'a u barbiru.
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=== "Dittati" (Lucania meridionale) ===
I seguenti proverbi sono usati nell'area abitativa di [[Lauria]] e nei comuni limitrofi del versante lucano dell'area Lausberg
* ''Cu sputa 'gilu, mbbaccia li torna'' = Chi sputa in cielo, in faccia gli torna, cioè a chi dice male degli altri,prima o poi capita disgrazia simile!
* ''Ognadunu porta l'acqua a ru mulinu soio'' = Ciascuno porta l'acqua al suo mulino
* ''Raccumannà li pecuri a u lupu'' = Raccomandare le pecore al lupo
* ''A gatta pressarola fici li gattariddi cicati'' = La gatta frettolosa fece i figli ciechi
* ''U supirchiu ruppi u cupirchiu'' = Il troppo storpia
* ''U gabbu coglit'''e''' e a iastima no!'' = Il gabbo ha effetto e la iastima no, ossia le bestemmie e i malauguri verso gli altri non hanno effetto quindi non bisogna preoccuparsi, ma bisogna temere se invece si è oggetto di ''gabbu'', ossia se, trovandoci in una situazione negativa o in un momento poco felice, riceviamo commenti di meraviglia da parte della gente, e in questo modo veniamo "adocchiati"
* ''Tempu ngi vo, diss'''e'''t'''e''' u suriciu a' nuce, ma ti pirtusu!'' = Ci vuole tempo, disse il topo alla noce, ma prima o poi ti buco! Ossia piano piano si raggiungono gli obiettivi più ambiziosi.
* ''Pignata (oppure cassarola o ancora tighèdda) guardata (arcaico tàliàta) nù'vvodde'mmai'' = La pentola con l'acqua, se guardata, non bolle
* ''Si vui fricare il tuo vicino, cùrcati sìra e lèvati matinu (variante gàzati matinu)'' = Se vuoi superare il tuo vicino, coricati presto la sera ma alzati all'alba la mattina!
* ''Si dicit'''e''' u piccatu ma nò u piccatore'' = Si dice il peccato commesso, ma non chi è stato a commetterlo
* ''Megliu n'uvu gòi ca crai a gaddina'' = Meglio un uovo oggi che una gallina domani
* ''Li ciucci si truzzanu e li varìli ngi vànnu pi sutta'' = Gli asini si colpiscono di testa e i barili ci vanno di mezzo
* ''Genti i li fraski aia chiamà cu fiscku'' = Gente di montagna devi chiamarla con un fischio (detto sulla presunta cafonaggine di chi viene dalla montagna)
* ''Fat'u fissa pi nnù'gghì a'guerra'' = Fa lo scemo per non andare in guerra (ossia si comporta da persona poco sveglia e poco intelligente per non avere problemi)
* ''Hai rummasu cu culu ruttu e senza ciràsi'' = Sei rimasto col sedere (oppure con il fondo della cesta) rotto e senza ciliegie, ossia dopo tanto sforzo non hai ottenuto niente
* ''Cu sta a'spiranza i l'ati e nnù'kkucina, a sìra si curca diùnu'' = Chi sta alla speranza degli altri e non cucina, la sera si corica digiuno
* ''Cu pecura si fà, u lupu sa mangia'' = Chi è debole, viene sopraffatto dal più forte
* ''Chìcati iuncu, ca pass'''e'''t'''e''' a chìna'' = Piegati giunco che passa la piena del fiume, ossia se ti trovi in un periodo difficile, aspetta che passi e non fare azioni controproducenti
* ''Addùv'''e''' arrìvisi, ddà chiàntisi u zippu'' = Dove arrivi, là pianti il bastone, ossia arriva fin dove ce la fai ad arrivare e poi ti fermi, proverbio usato in campo lavorativo e scolastico
* ''A'sckuagliata de 'a nivi si vidunu li strunzi'' = Allo sciogliersi della neve, si vede lo sterco, ossia con il passare del tempo le situazioni si chiariscono da sole e la giustizia viene a galla
* ''Amici e cumpari si parla chiaru, opp. u parlà chiaru ghè di l'amici'' = Il parlare chiaro è degli amici
* ''L'alivu, adduvi penni, renni'' = La pianta d'ulivo, dove pende, là rende
* ''Ngi vò furtuna ndu monnu, adduv' t'abbìi'ssenza?'' = Ci vuole fortuna al mondo, dove ti avvii senza?
* ''A cuda et'a cchiù brutta a scurciàne'' = Quando si ammazza un animale e lo si deve "scorticare", la coda è la parte più difficile, ossia la parte più difficile di un lavoro è quella finale
* ''Addu'a cù nunn'ha figli, nnì'p'aiutu nì pi cunzigli'' = Da chi non ha figli, non andare né per aiuto né per consigli
* ''Vui a vutti china e a mugliera m'briaca!'' = Vuoi la botte piena di vino e la moglie ubriaca! Sta pr "Ora vuoi troppo!"
* ''Tri su li putindi, u'rrè, u riccu e cu nun ten'nnindi'' = tre sono i potenti, il re il ricco e chi non ha nulla
* ''Sulu a'morti nun c'è rimeriu'' = Solo alla morte non c'è rimedio
* ''Quannu u stiavuccu (opp. a canistra) và e vene, a'micizia si mantene'' = L'amicizia si mantiene solo quando un dono va e un dono viene: i doni venivano avvolti in un fazzoletto, oppure in una cesta
* ''Megliu fissa ka sinnicu'' = Meglio essere povero che sindaco, perché si hanno meno problemi e si rischia di meno
* ''Fà'bbene e scorda, fà male e pinsànci'' = Fai del bene e dimenticatelo, fai del male e riflettici
* ''A u iumu cittu nun ci ghì a piscà (opp. Nun passà p'u iumu cittu ca ti nèca)'' = Non fidarti del torrente silenzioso che è a secco, perché può arrivare improssivamente acqua dal monte e ti travolge, ossia non fidarti di chi sta sempre zitto
* ''A ricchizza d'u puviriddu et'u sparagnu'' = La ricchezza del pover uomo è il risparmio
* ''A parola ka nun si dici, ghè a meglia'' = La migliore parola è quella che non si dice
* ''Dìu ni scansi da li pòviri risagliuti e da li ricchi n'puvirtà'' = Dio ti liberi dai poveri che si sono arricchiti e dai ricchi che diventano poveri
* ''Attacca u ciucciu addù vot'u patrune'' = Attacca l'asino dove vuole il padrone, cioè fai quello che ti viene ordinato da chi ne sa più di te, per esempio un medico, e non obiettare
* ''Pi murì ama sudà, com'a quiddi ca fànu u pane!'' = E' dura a morire, bisogna sudare, quasi come i fornai davanti a un forno!
* ''Jinnaru Frivaru e Marzu su trì cavalìri'' = Gennaio Febbraio e Marzo sono tre cavalieri, cioè tre mesi freddi
* ''Cu nun pot'abbità (o abbitìsci) si ricogli zuppu a'casa'' = Chi non può stare mai fermo e non trova pace, è a rischio di cadute dolorose
* ''Sì varàglisi, o fame o sunnu o minnicarìa'' = Se stai sbadigliando, o hai fame o hai sonno o sei annoiato
* ''Gòi nun t'aia fidà mancu i l'ombra toia, ca na vota è longa e n'ata vota è curta'' = Non ti fidare di nessuno oggigiorno, neanche della tua ombra che una volta è lunga e una volta è corta
* ''A nnascka i Calavrìsi nun ci sta mmosca'' = Davanti al naso dei calabresi non si fermano mosche, ossia è difficile che un calabrese subisca prepotenza
* ''Cu patri e cu patruni, sembe turtu e mmai raggiuna'' = Col padre e col padrone si avrà sempre torto e mai ragione
* ''A chiovi e a murì, nun ci vò nindi!'' = Ci vuole una attimo a piovere e a morire....la caducità delle cose umane
* ''Na mamma cuverna cintu figli ma cintu figli nunn'arrìvinu a cuvirnà na mamma'' = Una madre mantiene cento figli, ma cento figli non mantengono una mamma
* ''Quannu chiovi e malitimpu fà, a casa i l'ati nun ci pui stà'' = Quando piove e fa brutto tempo non puoi stare in casa degli altri, perché dai fastidio.
* ''Li figli si vàsanu quannu dormunu'' = I figli si accarezzano quando dormono: i genitori devono mostrarsi rigidi per poter essere rispettati
* ''U figliu mutu u capisc't a mamma'' = Solo l'intuito materno capisce i bisogni del figlio
* ''Li guai da pignata li sap'a cucchiara'' = I guai della pentola li sa il cucchiaio, ognuno conosce i problemi della sua famiglia
* ''Gaddina vecchia fà u brodu bunu'' = Gallina vecchia fa buon brodo
* ''A vecchia nù'bbulìa murì pi si m'barà'' = Non si finisce mai di imparare
* ''Cu lassa a via vecchia pa via nova, sap'quiddu ca lassa ma nun sap'quiddu ca trova'' = Chi lascia la strada vecchia per quella nuova, sa quello che lascia ma non sa quello che trova
* ''Genti allegra Dìu l'aiuta'' = La gente allegra è aiutata da Dio
* ''A troppa cumpidenza ghè patruna d'a malacrianza'' = La troppa confidenza porta alla scostumatezza
* ''Và cu l' megl'i tì e fànci li spisi'' = Stai con chi è meglio di te e da cui puoi imparare, a costo di dovere spendere soldi per lui.
=== Calabria settentrionale ===
I seguenti proverbi sono molto comuni nei comuni dell'[[Alto Ionio Cosentino]], anche se trovano riscontro con molte altre versioni simili di altri comuni calabresi e lucani. Quelli che seguono sono alcuni proverbi appartenenti alle radici culturali del dialetto di [[Albidona]]:
* ''A gatta pressarùe fàcide i file cecàte'' = La gatta frettolosa genera figli ciechi.
* ''Si rispèttide u cuàne pi ll'amore d'u patrune'' = Si rispetta il cane per il suo padrone.
* ''U voie chiàmide cuirnùte u ciucce '' = Il bue chiama cornuto l'asino.
* ''A gatte, si non ci iùncide nu sagàte, dice ch'è fatte u ranciche'' = La gatta, se non arriva al lardo, dice che è rancido.
* ''Gi iùte a mi fà a cruce e mi gi cacciàte gl'uocchie'' = Ho fatto il segno della croce e invece mi sono accecato gli occhi.
* ''Faci bene e scorde, faci male e pense '' = Fai del bene e dimentica di averlo fatto, se fai del male ricordati.
* ''I solite fàcine venì a viste agli cecàte'' = Il denaro ridà la vista anche ai ciechi.
* ''A troppa confidenzia ridùcide a maga criànze'' = Troppa confidenza diventa causa di maleducazione.
==Note==
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==Bibliografia==
* Gerhard Rohlfs, Studi linguistici sulla Lucania
* Teodoro Cedraro, Ricerche etimologiche su mille voci e frasi del dialetto calabro-lucano, Rist. anast, Bologna, 1983
* Paolo Martino, L'area Lausberg : isolamento e arcaicità, Roma : Dipartimento di studi glottoantropologici dell'Universita di Roma La Sapienza, Roma, 1991, ISBN 88-85134-31-9
* Albino Pierro, A terra d'u ricorde, Il Nuovo bello, Roma 1960
* {{cita pubblicazione |nome= Luciano |cognome= Romito |titolo= Uno studio degli esiti metafonici nei dialetti dell'area Lausberg |rivista= |editore= Università degli studi della Calabria |città= Cosenza |volume= |numero= |anno= |mese= |pp= |id= |pmid= |url= https://www.academia.edu/1173356/La_metafonia_nei_dialetti_dellarea_Lausberg_unintrospezione_sulla_natura_della_sillaba |lingua= italiano |accesso= |abstract= |cid=Luciano Romito}}
* G.B. Pellegrini, Carta dei dialetti d'Italia, Pisa, Pacini, 1977
* G.B. Pellegrini, Osservazioni di sociolinguistica italiana, "Italia dialettale" XLV, pp. 1–36, Roma, 1982
* Antonio Rossi, Etimologia greco-latina di vocaboli dialettali nella zona di Latronico
* Michele A. Cortelazzo e Alberto M. Mioni , L'Italiano Regionale , a cura della Società di Linguistica Italiana , Bulzoni Roma, 1984
* {{cita libro|autore=[[Touring Club Italiano]]|titolo=Basilicata Calabria|url=http://books.google.it/books?id=eORsIS98HawC&pg=PA119#v=onepage&q=&f=false|p=119|capitolo=Dialetti della Basilicata e della Calabria}}
* V.P. Rossi, ''Il dialetto di Lauria '' , Tip. Unione, Lauria 1970
* L. Paternostro, Guida alla scoperta di una particolare area geografica comprendente dodici paesi del Parco nazionale del Pollino con notazioni storiche, un vocabolario dialettale etimologico ed una breve ricerca sulla flora e sulla fauna, 2009, on line http://www.ferdinandopaternostro.it/luigi/guida.htm
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