Ezio Vanoni: differenze tra le versioni

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Dal 1933 al [[1936]] Vanoni ricevette l'incarico per la cattedra di scienza delle finanze e diritto finanziario alla facoltà di giurisprudenza dell'[[Sapienza - Università di Roma|Università di Roma]]. Gli anni che visse a [[Roma]] {{citazione necessaria|furono molto importanti per la sua maturazione ideologica e politica.}} Conobbe infatti il convalligiano, [[Sergio Paronetto]], la cui amicizia venne facilitata da [[Pasquale Saraceno]], docente all'[[Università di Roma]], dirigente dell'[[IRI]] e cognato di Vanoni, e riprese a frequentare i vecchi compagni di lotta del [[Collegio Ghislieri]].
 
Fu grazie a Paronetto<ref>"Sergio Paronetto era stato allievo di Donato Menichella, che
Fu grazie a Paronetto che, a Roma, Vanoni entrò in contatto con esponenti del mondo [[cattolico]] quali [[Alcide De Gasperi|De Gasperi]] e Gonella che contribuirono alla rinascita di una vocazione politica che Vanoni aveva accantonato da tempo. Fu sempre Paronetto l'ispiratore della trasformazione di Vanoni da uomo di studio a uomo di azione e che gli fece riscoprire la [[fede]] religiosa<ref>"Per entrambi «la spiritualità esigeva l'attività» e come tale si risolveva nel lavoro e nella pratica. Nella biografia curata dai suoi amici valtellinesi più cari si sottolinea, inoltre, l'unicità del legame sorto tra i due: «Il contatto con Paronetto sollecitò probabilmente in Vanoni un legame più organico con la spiritualità cattolica propria degli ambienti intellettuali, sintonizzò la Sua vita religiosa su quella delle punte più avanzate e più fervide della gioventù italiana di netta professione cattolica. Il dialogo spirituale con Paronetto non avrebbe quasi certamente potuto svolgersi con altri: fu un insostituibile esperienza che [...] ha rivelato a Vanoni la coscienza di possedere la verità" in ''Ezio Vanoni - per iniziativa del Comune di [[Morbegno]]'', a cura di Piero Malcovati - [[Pasquale Saraceno]] - Giulio Spini, Torino, Ed. ILTE, 1958, pp. 109-110</ref>.
nel 1948 succederà a Luigi Einaudi al governatorato della
Banca d’Italia, assicurando che la ricostruzione del paese avvenisse
col supporto di una sostanziale stabilità monetaria.
Inoltre era amico di [[Pasquale Saraceno]] e di Ezio Vanoni, tutti
e tre nati a [[Morbegno]], in provincia di Sondrio, ed ebbe modo
di tenere un dialogo continuo con [[Guido Carli]], da quando
questi era stato assunto all’[[Iri]] nel 1938. E fu anche ispiratore
di numerosi componenti dell’[[Assemblea Costituente]] e collaboratore
del capo della Resistenza a Roma, il colonnello
Fu[[Giuseppe grazieCordero aLanza Paronettodi Montezemolo]]": Gianfranco Sabattini, ''I teorici della ricostruzione'', [[Mondoperaio]], n. 1/2017, p. 17.</ref> che, a Roma, Vanoni entrò in contatto con esponenti del mondo [[cattolico]] quali [[Alcide De Gasperi|De Gasperi]] e Gonella che contribuirono alla rinascita di una vocazione politica che Vanoni aveva accantonato da tempo. Fu sempre Paronetto l'ispiratore della trasformazione di Vanoni da uomo di studio a uomo di azione e che gli fece riscoprire la [[fede]] religiosa<ref>"Per entrambi «la spiritualità esigeva l'attività» e come tale si risolveva nel lavoro e nella pratica. Nella biografia curata dai suoi amici valtellinesi più cari si sottolinea, inoltre, l'unicità del legame sorto tra i due: «Il contatto con Paronetto sollecitò probabilmente in Vanoni un legame più organico con la spiritualità cattolica propria degli ambienti intellettuali, sintonizzò la Sua vita religiosa su quella delle punte più avanzate e più fervide della gioventù italiana di netta professione cattolica. Il dialogo spirituale con Paronetto non avrebbe quasi certamente potuto svolgersi con altri: fu un insostituibile esperienza che [...] ha rivelato a Vanoni la coscienza di possedere la verità" in ''Ezio Vanoni - per iniziativa del Comune di [[Morbegno]]'', a cura di Piero Malcovati - [[Pasquale Saraceno]] - Giulio Spini, Torino, Ed. ILTE, 1958, pp. 109-110</ref>.
 
Conclusasi l'esperienza di insegnamento all'Università di Roma, dal 1937 al 1938 Vanoni insegnò su incarico all'[[Università di Padova]] (sempre scienza delle finanze e diritto finanziario) e fondò, insieme a [[Benvenuto Griziotti]] e [[Mario Pugliese]], la “[[Rivista di scienza delle finanze e diritto finanziario]]”. Nel [[1938]] pubblicò “Il problema della codificazione tributaria”, {{citazione necessaria|in cui traspariva con evidenza l'influenza lasciata dagli incontri romani con Paronetto. }}
 
Nel luglio del [[1943]] prese parte ai lavori che portarono alla redazione del [[Codice di Camaldoli]]., promosso tra gli altri dal suo amico Paronetto: da esso presero spunto tutte le iniziative di politica economica del decennio successivo<ref>"Paronetto, tra il 1943 e il 1945, è stato uno dei protagonisti
dell’opera di ricostruzione dell’Italia devastata dalla guerra,
influenzando il pensiero di alcuni importanti “ricostruttori”:
da Alcide De Gasperi ad Ezio Vanoni, Donato Menichella e
Luigi Einaudi. Ma è stato anche l’interlocutore di altre
importanti personalità politiche, come Palmiro Togliatti, presso
il quale, dopo essere riuscito ad avvicinarlo per il tramite dell’amico
Franco Rodano, si fece interprete della necessità di
salvare il complesso impianto pubblico dell’Iri, organizzato e
messo a punto nel periodo pre-bellico da Alberto Beneduce": Gianfranco Sabattini, ''I teorici della ricostruzione'', [[Mondoperaio]], n. 1/2017, p. 17.</ref>.
 
Nel [[1951]] è stato uno dei principali fautori della riforma tributaria italiana (che porta il suo nome ''Riforma Vanoni'' o [[Legge Vanoni]]) introducendo anche l'obbligo della [[dichiarazione dei redditi]].