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==Il metodo epistemologico di Bailly==
{{citazione|Il dubbio è sempre consentito nella scienza, è la pietra di paragone della verità. Tuttavia il dubbio deve avere dei limiti; non tutte le verità possono essere dimostrate come verità matematiche. Il genere umano avrebbe troppo da perdere se riducesse tutto a questa singola classe. Le testimonianze equilibrate, le probabilità ponderate, le storie raffrontate e chiarite le une con le altre, formano attraverso la loro unione una luce forte che può portare all'evidenza. E quando la filosofia con questi aiuti arriva a dei risultati fondati sulla natura delle cose e degli uomini, vi è ragione di credere e non di dubitare.|Bailly nelle ''Lettres sur l'Atlantide de Platon''.<ref>Bailly, ''Lettres sur l'Atlantide de Platon et sur l'ancienne histoire de l'Asie '', 1779; pp. 6-7, nota ad una lettera di Voltaire</ref>|Le doute est toujours permis dans les sciences, c’est la pierre de touche de la vérité. Cependant le doute doit avoir des bornes; toutes les vérités ne peuvent pas être démontrées comme les vérités mathématiques. Le genre humain aurait trop à perdre, s’il se réduisait à cette classe unique. Les témoignages balancés, les probabilités pesées, les fables rapprochées & éclairées les unes par les autres, forment par leur réunion une lumière forte qui peut conduire à l’évidence. Et lorsque la philosophie avec ces secours arrive à des résultats fondés sur la nature des choses & des hommes, on a des raisons de croire & non pas de douter.|lingua=fr}}
Bailly scrisse, in una lettera a [[Voltaire]], che il [[dubbio cartesiano]], deve avere dei limiti, e tutta la ricerca gnoseologico-epistemologica non può ridursi in puro esercizio di [[scetticismo]] in quanto non tutte le verità possono essere dimostrate come verità matematiche. Secondo lui, ci sono tre criteri utili per congetturare ipotesi plausibili in qualunque campo della conoscenza:
*le testimonianze equilibrate;
*le probabilità ponderate;
*le storie raffrontate e chiarite le une con le altre.
Questi tre criteri, secondo Bailly, sono una sorta di base di ''vraisemblance'' (ovvero, verosimiglianza). Un'ipotesi epistemologica generata a partire da questi criteri, infatti, pur non essendo spesso verificabile matematicamente è comunque, secondo Bailly, "verosimile", ed possiede una certa dignità gnoseologica. Come infatti lui stesso afferma, tali crtieri: «Formano attraverso la loro unione una luce forte che può portare all'evidenza».
Apparentemente, questo approccio appare plausibile e ragionevole nelle scienze non esatte come l'[[archeoastronomia|paleoastronomia]] e la [[filologia storica]], di cui Bailly si occupava. L'astronomo Elio Antonello scrive a proposito di ciò: «Secondo me, ci sono dei problemi cruciali simili nei campi dell'astronomia culturale e nell'archeoastronomia. In particolare, il problema dell'intenzionalità delle orientazioni astronomiche degli antichi edifici: quando è possibile concludere che tale intenzionalità è evidente? C'è per caso una
dimostrazione rigorosa?»
Bradley Schaefer, nel [[2006]], aveva proposto quattro criteri ragionevoli e plausibili:
#la significatività statistica degli [[Archeoastronomia#allineamenti|allineamenti]];
#le informazioni archeologiche che potrebbero portare all'intenzione;
#l'evidenza etnografica riguardante i desideri e le conoscenze dei costruttori;
#il caso astronomico per l'utilità degli allineamenti annunciati.
L'obiettivo di Schaefer era quello di rispondere alla domanda fondamentale se si è in grado di dimostrare che gli [[Archeoastronomia#allineamenti|allineamenti]] scoperti sono stati intenzionalmente costruiti nelle strutture. Il che significa che l'intenzione deve comunque essere dimostrata. Senza la prova dell'intenzionalità, tutto quello che si avrebbe sarebbe, citando Antonello, «un divertente mito urbano».
Secondo Antonello esiste una sorta di analogia tra i criteri generali di Bailly e quelli di Schaefer. Ad esempio infatti le proposizioni 2 e 4 possono essere messe in relazione con le «testimonianze equilibrate» di cui parlava Bailly, la proposizione1 con le «probabilità ponderate», mentre la 3 con le «storie raffrontate e chiarite le une con le altre».
What are proof, demonstration and evidence in our field? In my opinion, there is no clear answer yet. Aveni (2006) tried to discuss specifically the problem of evidence and intentionality, pointing out the limits and possible flaws of the approach by Schaefer, seen from an anthropological and ethnological point of view. In particular he remarked that tools and methods of physical sciences▼
Antonello afferma che come quelli di Bailly si potrebbe dire che i quattro criteri di Schaefer «formano attraverso la loro unione una luce forte che può portare all'evidenza»; eppure bisogna chiarificare il significato della parola "evidenza". Questa parola va giudicata rispetto all'asserzione di Bailly secondo cui: «non tutte le verità possono essere dimostrate come verità matematiche». Il senso della frase è chiaro: spesso, quando si ricerca la "verità" nelle scienze non esatte è lecito attendersi che non tutto possa dimostrarsi a partire da principi primi, ma attraverso l′''[[Esperienza|empiria]]'' stessa, attraverso cioè una estensione del [[metodo galileiano]] che però permette di concludere solo sulla verosimiglianza delle ipotesi (quantificando quanto esse siano d'accordo con le evidenze sperimentali) e non sull'effettiva "verità" delle stesse.
Anche le espressioni "molto probabile" o "probabile" spesso usate dagli archeoastronomi o in generale da chi si occupa di scienze non esatte (Bailly preferirebbe dire "verosimile"), secondo Antonello «devono essere usate con molta cura, a meno che non sono supportate da metodi archeologici». Quali sono quindi le prove, le dimostrazioni e le evidenze nei campi delle scienze non esatte? Secondo lo stesso Antonello, «non c'è ancora una chiara risposta».
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===L'importanza della ''vraisemblance''===
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