Utente:Distico/Sandbox: differenze tra le versioni

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Questi tre criteri, secondo Bailly, sono una sorta di base di ''vraisemblance'' (ovvero la verosimiglianza). Un'ipotesi epistemologica generata a partire da questi criteri, infatti, pur non essendo spesso verificabile matematicamente è comunque, secondo Bailly, "verosimile", ed possiede una certa dignità gnoseologica. Come infatti lui stesso afferma, tali crtieri: «Formano attraverso la loro unione una luce forte che può portare all'evidenza».
 
Apparentemente, questo approccio appare plausibile e ragionevole nelle scienze non esatte come l'la [[archeoastronomia|paleoastronomia]] e la [[filologia comparata]], di cui Bailly si occupava. L'astronomo Elio Antonello scrive a proposito di ciò: «Secondo me, ci sono dei problemi cruciali simili nei campi dell'astronomia culturale e nell'archeoastronomia. In particolare, il problema dell'intenzionalità delle orientazioni astronomiche degli antichi edifici: quando è possibile concludere che tale intenzionalità è evidente? C'è per caso una
dimostrazione rigorosa?»
 
L'astrofisico Bradley Schaefer, nel [[2006]], aveva proposto quattro criteri ragionevoli e plausibili sull'onda di ciò che aveva detto Bailly. L'obiettivo di Schaefer era quello di rispondere proprio alla domanda fondamentale se si è in grado di dimostrare che gli allineamenti scoperti sono stati intenzionalmente costruiti nelle strutture:
#la significatività statistica degli [[Archeoastronomia#allineamenti|allineamenti]];
#le informazioni archeologiche che potrebbero portare all'intenzione;
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#il caso astronomico per l'utilità degli allineamenti annunciati.
 
L'obiettivoVerificando ditali Schaefercriteri era quellopossibile disecondo rispondereSchaefer allastabilire domandal'intenzionalità fondamentaledegli seallineamenti, si èche in gradoquesto dimodo dimostraresecondo che gli [[Archeoastronomia#allineamenti|allineamenti]] scoperti sono stati intenzionalmente costruiti nelle strutture. Il che significa che l'intenzione develui comunquepoteva essere dimostrata. Senza la prova dell'intenzionalità, infatti tutto quello che si avrebbe avuto sarebbe stato, citando Antonello, «un divertente mito urbano».
 
Secondo Antonello esiste una sorta di analogia tra i criteri generali di Bailly e quelli di Schaefer. Ad esempio infatti le proposizioni 2 e 4 possono essere messe in relazione con le «testimonianze equilibrate» di cui parlava Bailly, la proposizione1 con le «probabilità ponderate», mentre la 3 con le «storie raffrontate e chiarite le une con le altre».