Utente:Distico/Sandbox/2: differenze tra le versioni

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E soprattutto, in quanto re, Bailly lo vede come l'incarnazione della legge e il simbolo della volontà popolare. «Un re è la legge resa vivente» scrive Bailly.<ref>Bailly, ''Eloge de Charles V'', 1: 9</ref> Questi infatti, nella sua ora più rivoluzionaria, quando divenne prima presidente dell'[[Assemblea nazionale costituente|Assemblea nazionale]] e poi [[sindaco di Parigi]], non perse mai il suo rispetto per la legge, che egli considerava come un'estensione dei principi naturali. Secondo Bailly il sistema monarchico era, in una visione [[contratto sociale|contrattualistica]] della storia ispirata da [[John Locke|Locke]], il compromesso che la saggezza umana aveva ideato tra gli eccessi dell'anarchia e quelli del dispotismo. Il monarca era il principale agente della legge. Se anche avesse potuto comandare tutto, era perché avrebbe comunque dovuto rappresentare la somma totale della volontà popolare; se tutti erano obbligati ad obbedirgli, era perché «loro stessi se l'erano proposto».<ref>''Ibid''., 1: 3</ref> Questa cessione dei diritti della popolo alla volontà di un singolo individuo dipendeva dunque un patto, un vincolo sacro che imponeva al popolo di obbedire al monarca e al monarca di obbedire al popolo. Il monarca quindi aveva l'obbligo di essere giusto, buono e illuminato. In questo tratto la dottrina politica di Bailly riecheggia con forza quella di [[Montesquieu]], [[Voltaire]] e [[Rousseau]].<ref name="ebs2" />
 
Bailly elogia Carlo anche per la sua alta moralità. Il re infatti, in quanto incarnazione universale della legge, deve vivere egli stesso secondo una legge morale interiore, in modo che la sua condotta sia esemplare davanti al popolo. Qui, in effetti, si può leggere una previsione di quelle che poi sarebbero state le politiche che Bailly avrebbe portato avanti come [[sindaco di Parigi]].<ref name="ebsebs2" /> Altri motivi di elogio furono: la soppressione, da parte del re, del vizio nella capitale; il suo incoraggiamento all'agricoltura, all'industria e al commercio; e il suo interesse per l'educazione e l'apprendimento. Sull'importanza dell'educazione e della cultura, ben dimostrata dal re, Bailly scrive:
 
{{citazione|Ha fondato questa biblioteca ormai così famosa e così bella. Oh [che] re... si deve ricordare che ha anche cercato la verità! Quella [verità] che è pura e genuina: [e l'ha cercata] non nella storia che ha divinizzato i tiranni, o che ha fatto appassire i grandi uomini, ma negli scritti dei saggi di tutte le epoche.|Bailly nell′''Éloge de Charles V''.<ref>''Ibid.'', 1: 21</ref>|Il fonde cette bibliothèque aujourd'hui si fameuse et si magnifique. Rois... n'oublièz pas qu'il y chercha la vérité! C'est là qu'elle existe pure et sans mélange: non dans l'histoire qui a divinisé les tyrans, qui a flétri de grands hommes, mais dans les écrits des sages de tous les siècles.|lingua=fr}}