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Nel [[1782]] apparve la seconda e ultima opera della serie sull′''Histoire de l'astronomie moderne'', che copriva gli anni tra il 1730 e il 1782.107<ref>Il titolo di quest'opera differisce leggermente da quello dei due volumi precedenti; in esso vi è la dicitura finale "...depuis la fondation de l'école d'Alexandrie jusqu'à l'époque de 1782". Il privilegio di pubblicazione è datato [[17 aprile]] [[1782]].</ref> Diversamente dalla prima, pubblicata in due volumi in quarto, essa è costituita da un singolo volume ed è l'opera più breve tra le quattro che compongono la tetralogia di Bailly sulla storia dell'astronomia. Solo due dei sei capitoli in effetto sono dedicati al progresso dell'astronomia in tale periodo, il resto dell'opera invece comprende: delle disquisizioni sulla matematica; la presentazione delle generali congetture sulla forma dell'universo; una confutazione dell'articolo di Charles Francois Dupuis sulle costellazioni; e un epilogo riassuntivo in cui Bailly dà uno sguardo all'indietro sul terreno teorico già coperto e azzarda alcune osservazioni sul futuro dell'astronomia. Il punto di partenza di quest'opera è il punto finale della precedente, ovvero la preminenza della dottrina newtoniana.
 
{{citazione||Bailly nell′''Histoire de l'astronomie moderne''.<ref>Bailly, ''Histoire de l'astronomie moderne'' 3: 331.</ref>|Le phénomène de l'attraction doit donc être regardé comme la base constante de toutes nos recherches... Il faut considérer ce hardi système de Newton comme un magnifique tableau de la nature, où ce puissant génie à dessiné à grands traits les formes principales, en laissant à ses successeurs la gloire de détailler ces formes esquissées, de remplir les vides et d'ajouter la ressemblance de toutes les parties à la verité de l'ensemble.108|lingua=fr}}
 
Di conseguenza Bailly si preoccupa della perfezione dei principi newtoniani mostrata da migliori osservazioni, migliori misure, strumenti più sottili e, soprattutto, dal campo, in estensione, della matematica. Tra le realizzazioni del secolo egli elenca:
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Ovviamente Bailly tratta numerosi altri aspetti importanti dei progressi fatti dall'astronomia nel suo secolo, ma, a suo giudizio, i maggiori passi in avanti sono stati compiuti nell'applicazione della dinamica e del calcolo integrale all'astronomia.
 
{{citazione||Bailly nell′''Histoire de l'astronomie moderne''.<ref>''Ibid.'' 3: 208.</ref>|Aujourd'hui ces deux sciences se touchent de si près qu'elles semblent se confondre. Un astronome, pour être habile, a besoin d'être géomètre; un géomètre pour s'exercer sur de grands objets, doit avoir les connaissances d'un astronome.109|lingua=fr}}
 
I progressi in matematica fatti da uomini come [[Eulero]], [[Alexis Clairault|Clairault]] e [[Jean Baptiste Le Rond d'Alembert|d'Alembert]]<ref>È 110difficile dire se fosse per motivi politici o per un fine senso di giustizia che Bailly si astiene dall'indicare nei suoi scritti la mancanza di accordo (e anche l'inimicizia) che esisteva tra lui e d'Alembert. Il che è comunque strano perché d'altro canto D'Alembert fa spesso riferimento in modo anche abbastanza cattivo e malizioso di Bailly e delle sue idee nei propri scritti. Bailly ha invece l'onestà intellettuale di citare frequentemente in quest'opera sia D'Alembert che Condorcet, entrambi suoi nemici giurati in ambito accademico, per aver comunque dato importanti contributi al progresso del sapere.</ref> affrettarono la soluzione di alcuni tra i più difficili e delicati problemi astronomici, come, ad esempio, il [[problema dei tre corpi]]. L'immaginazione di Bailly fu colpita dalla scoperta, fatta da [[William Herschel]] nel marzo del [[1781]], di quello che sarebbe diventato il settimo pianeta, [[Urano (astronomia)|Urano]], e comprese subito le sue implicazioni:
 
{{citazione||Bailly nell′''Histoire de l'astronomie moderne''.<ref>Bailly, ''Histoire de l'astronomie moderne'' 3: 342.</ref>|L'astre qui nous occupe maintenant, cet astre qui est peut-être une planète, semble nous indiquer que Saturne n'est pas la derniere de notre système; il y en a peut-être beaucoup d'autres, ou jusqu'à présent invisibles ou jusqu'à présent confondues avec les étoiles fixes. Il peut résulter de [la] perfection du télescope un agrandissement du système solaire, une confirmation des lois connues, peut-être de nouvelles lois et de nouveaux phenom enes, enfin des travaux et des succès pour l'esprit humain.111|lingua=fr}}
 
Una tale visione porta inevitabilmente a delle speculazioni sulla natura ultima dell'universo. Bailly pone (ma non tenta di rispondere) alcune delle domande che hanno a lungo disturbato i pensatori e che continuavano ad occupare un buon numero di pagine della letteratura scientifica a lui contemporanea. Perché i pianeti e i loro satelliti ruotano nella stessa direzione sullo stesso piano generale? Perché i pianeti ruotano nella direzione del loro moto di rivoluzione? Qual è la causa delle [[Nova|novae]] e delle [[Nebulosa|nebulose]]? Qual è il moto del sistema solare? Che cosa lo ha messo in moto? Cos'è la gravità? «Questa forza, questa attrazione è per caso un effetto di una causa primordiale?».112<ref name="ham215">''Ibid.'' 3: 215. </ref> Bailly è convinto comunque che un certo numero di segreti della natura saranno definitivamente svelati:
 
{{citazione||Bailly nell′''Histoire de l'astronomie moderne''.<ref name="ham215" />|A ces question hardies, dont quelques-unes resteront insolubles, quels que soient les progrès du temps, dont les autres ont plus ou moins besoin de sa lumière, le sage répondrait peut-être, "je ne sais": mais l'homme passionné, dévoré du désir de connaître, irrité par les barrières que la nature lui oppose, ne se contentera point de cette réponse; il osera imaginer, deviner; il jugera ce qu'il ne peut voir par ce qu'il a vu, et traçant un plan à son activité inquiète, il saura du moins où et comment il doit chercher. Si les hommes avaient toujours écouté cette raison circonspecte, ils n'auraient jamais devancé le temps. [...] La sagesse tranquille, qui n'a que des désirs modérés, est une vertu dans la nmorale; mais l'inquiétude est le principe du mouvement des esprits; les passions ont tout fait sur la terre. Le besoin de connaître et celui de la gloire ont précipité les pas des sciences; sans les passions, la société serait encore telle que dans l'état sauvage, et les sciences à leurs premiers commencements."113 |lingua=fr}}
 
Questo passaggio, da un punto di vista strettamente filosofico, è un notevole esempio della riabilitazione settecentesca delle passioni e si è ancora più stupiti di trovare tali nozioni favorevolmente recensiti anonimamente nel ''Année littéraire'' dove si legge: «Rendiamo grazie al signor Bailly per aver aperto i cieli invertendo il muro di bronzo elevato da un'arroganza pedantesca».<ref>L′''Annee litteraire'' 1782, 6: 252.</ref>
 
Il lettore moderno, così come il recensore del [[XVIII secolo]], tuttavia, è in grado di vedere almeno un difetto in quest'ultimo volume dell′''Histoire de l'astronomie moderne''. Il difetto è la troppo lunga confutazione che Bailly fa della ''Mémoire sur l'origine des constellations et sur l'explication de la fable'' di Dupuis. Il sistema di Dupuis è infatti tanto semplice quanto improbabile. Egli trovava nel sorgere e nel tramontare delle stelle principali una presunta chiave interpretativa per gli eroi e le eroine della mitologia, la loro genealogia, le loro avventure, i loro temperamenti, ecc. Insomma Dupuis era convinto che la mitologia avesse principalmente un'origine astronomica e che tramite l'astronomia si potessero spiegare i miti. Bailly invece era ancora ansioso di dimostrare, come aveva già fatto nelle opere precedenti, che al contrario il mito aveva principalmente un origine storica, e che i personaggi e le leggende mitiche avevano comunque un fondo di verità. Bailly inoltre era in particolare disaccordo con la cronologia di Dupuis basata sul dodici segni dello [[Zodiaco]] che questi aveva presentato nella sua ''Mémoire explicatif du Zodiaque, chronologique et mythologique''.
"Rendons graces à M. Bailly de nous avoir ouvert les cieux en renversant le mur d'airain élevé par une morgue pédantesque." 114
 
Il quinto capitolo dell'opera è dedicato invece ad una rielaborazione dei suoi punti di vista dell′''[[Histoire de l'astronomie ancienne]]'' e delle ''[[Lettere sull'origine delle scienze|Lettres sur l'origine des sciences]]''. Questo capitolo gli causòattirò notevoli critiche negative, soprattutto da parte degli ambienti del clero più bigotto che non accettava altre ipotesi storiche diverse dalla tradizione sacra imposta dalla [[Bibbia]]. L'anonimo recensore dell′''Année littéraire'' (che sembra parlare come l'[[Thomas-Marie Royou|abate Royou]]) scrisse: "On«Fa estarrabbiare fachevedere deuno voirscrittore, unanche ecrivaindegno, aussirinnovare estimabledelle renouvelleropinioni desavverse opinionsalla opposeestradizione 'asacra lae traditional sacreesentimento etdegli austorici sentiment des historiens profanesprofani»."<ref>''Ibid.'' 1156: 243.</ref>
Il lettore moderno, così come il recensore del [[XVIII secolo]], tuttavia, è in grado di vedere almeno un difetto in quest'ultimo volume dell′''Histoire de l'astronomie moderne''. Il difetto è la lunga confutazione che Bailly fa della ''Mémoire sur l'origine des constellations et sur l'explication de la fable'' di Dupuis. Il sistema di Dupuis è tanto semplice quanto improbabile. Egli trovava nel sorgere e nel tramontare delle stelle principali una chiave per gli eroi e le eroine della mitologia, la loro genealogia, le loro avventure, i loro temperamenti, ecc Insomma Dupuis era convinto che la mitologia avesse principalmente un'origine astronomica. Bailly invece era ancora ansioso di dimostrare, come aveva già fatto nelle opere precedenti, che al contrario il mito aveva principalmente un origine storica, e che i personaggi e le leggende mitiche avevano comunque un fondo di verità. Bailly inoltre era in particolare disaccordo con la cronologia di Dupuis basata sul dodici segni dello [[Zodiaco]] che questi aveva presentato nella sua ''Mémoire explicatif du Zodiaque, chronologique et mythologique''.
 
Lo stesso [[Jérôme Lalande]] (cioè dal "partito" dei ''philosophes''), che era suo amico, finisce in qualche modo per criticarlo, almeno leggermente, nell′''éloge'' che gli dedicò dopo la morte:
Il quinto capitolo dell'opera è dedicato invece ad una rielaborazione dei suoi punti di vista dell′''[[Histoire de l'astronomie ancienne]]'' e delle ''[[Lettere sull'origine delle scienze|Lettres sur l'origine des sciences]]''. Questo capitolo gli causò notevoli critiche negative. L'anonimo recensore (che sembra parlare come Royou) scrisse: "On est fache de voir un ecrivain aussi estimable renouveller des opinions opposees 'a la tradition sacree et au sentiment des historiens profanes." 115
{{citazione||Lalande nell′''Éloge de Bailly''.<ref>Lalande, ''Éloge de Bailly'', 325.</ref>|Bailly ne donna point tout à fait dans le systemesystème allegoriqueallégorique des traditions anciennes que le citoyen Dupuis a etabliétabli d'une maniere victorieuse . . .: ses ideesidées etaientétaient fixes, son parti etaitétait pris; et malgremalgré mes efforts, je ne pus le ramener a ce qui me semblait la veritevérité. Au reste, comme enthousiaste de l'astronomie, je regrettais le temps qu'il employait aà des recherches et à des discussions plus cu- rieusescurieuses qu'utiles, et qui ne contribuaient point au progresprogrès de l'astronomie, oiu il etaitétait si capable d'influer.116|lingua=fr}}
 
Oltre a questo capitolo, Bailly spende poco più di due o tre pagine sullasul tema della preistorica [[età dell'oro]] di cui parla diffusamente invece nelle opere precedenti e successive. Nell'epilogo riassuntivo, discutendo i progressi fatti dall'astronomia, egli riafferma la sua fede in «un'astronomia che è stata perfezionata, poi distrutta e dimenticata»117<ref>Bailly, ''Histoire de l'astronomie moderne'' 3: 316.</ref> e nella rinascita che avvenne in Cina e a Babilonia «ai tempi della fondazione dei nuovi imperi».118<ref>''Ibid.'' 3: 318. </ref>
E da Lalande (cioè dal "partito" dei ''philosophes''):
Bailly ne donna point tout à fait dans le systeme allegorique des traditions anciennes que le citoyen Dupuis a etabli d'une maniere victorieuse . . .: ses idees etaient fixes, son parti etait pris; et malgre mes efforts, je ne pus le ramener a ce qui me semblait la verite. Au reste, comme enthousiaste de l'astronomie, je regrettais le temps qu'il employait a des recherches et à des discussions plus cu- rieuses qu'utiles, et qui ne contribuaient point au progres de l'astronomie, oiu il etait si capable d'influer.116
 
Oltre a questo capitolo, Bailly spende poco più di due o tre pagine sulla preistorica [[età dell'oro]] di cui parla nelle opere precedenti e successive. Nell'epilogo riassuntivo, discutendo i progressi fatti dall'astronomia, egli riafferma la sua fede in «un'astronomia che è stata perfezionata, poi distrutta e dimenticata»117 e nella rinascita che avvenne in Cina e a Babilonia «ai tempi della fondazione dei nuovi imperi».118
 
He does not suggest, however, that that first astronomy was "perfected" to the same degree as in eighteenth-century France. In fact, he says categorically that this was not the case:
 
Egli non suggerisce, tuttavia, che quella prima astronomia era «perfezionata» nella stessa misura dell'astronomia del [[XVIII secolo]], ovviamente. Anzi, afferma categoricamente che ciò non era vero:
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*108 ASTR MOD 3: 331.
*109 Ibid. 3: 208.
*110 It is difficult to say whether it was from political motives or from a fine sense of justice that Bailly refrains from in- dicatingindicating in his writings the lack of agreement between d'Alembert and himself. D'Alembert and Condorcet are both referred to frequently in this volume as important contributors to the advance of learning.
*111 ASTR MOD 3: 342.
*112 Ibid. 3: 215.
*113 Ibid.
*114
*114 L'Annee litteraire 1782, 6: 252.
*115 Ibid. 6: 243.
*116 Eloge de Bailly, 325.
*117 ASTR MOD 3: 316.
*118 Ibid. 3: 318.
*119 Ibid. 3: 329-330.
*120 Chenier, L'Invention, in cEuvres