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Il lettore moderno, così come il recensore del [[XVIII secolo]], comunque, è in grado di vedere almeno un difetto in quest'ultimo volume dell′''Histoire de l'astronomie moderne''. Il difetto è la troppo lunga confutazione che Bailly fa della ''Mémoire sur l'origine des constellations et sur l'explication de la fable'' di Dupuis. Il sistema di Dupuis è infatti tanto semplice quanto improbabile. Egli trovava nel sorgere e nel tramontare delle stelle principali una presunta chiave interpretativa per gli eroi e le eroine della mitologia, la loro genealogia, le loro avventure, i loro temperamenti, ecc. Insomma Dupuis era convinto che la mitologia avesse principalmente un'origine astronomica e che tramite l'astronomia si potessero spiegare i miti. Bailly invece era ancora ansioso di dimostrare, come aveva già fatto nelle opere precedenti, che al contrario il mito aveva principalmente un origine storica, e che i personaggi e le leggende mitiche avevano comunque un fondo di verità. Bailly inoltre era in particolare disaccordo con la cronologia di Dupuis basata sul dodici segni dello [[Zodiaco]] che questi aveva presentato nella sua ''Mémoire explicatif du Zodiaque, chronologique et mythologique''.
 
Il quinto capitolo dell'opera è dedicato invece ad una rielaborazione dei suoi punti di vista dell′''[[Histoire de l'astronomie ancienne]]'' e delle ''[[Lettere sull'origine delle scienze|Lettres sur l'origine des sciences]]''., Questolegati capitoloa glidegli attiròspunti notevolisull'astronomia critichedell'antico negative,popolo soprattuttoprogredito dascientificamente partedi deglicui ambientiaveva delgià cleroparlato nelle altre opere e dal quale, secondo lui, discendevano tutte le più bigottoimportanti checiviltà nondell'antichità. accettavaOltre altrea ipotesiquesto storichecapitolo, diverseBailly dallaspende tradizionepoco sacrapiù impostadi dalladue o tre pagine sul tema della preistorica [[Bibbiaetà dell'oro]]. L'anonimodi recensorecui dell′''Annéeparla littéraire'diffusamente invece nelle opere precedenti e successive. Nell'epilogo (cheriassuntivo, sembradiscutendo parlarei comeprogressi lfatti dall'[[Thomas-Marieastronomia, Royou|abateegli Royou]])riafferma scrisse:la sua fede in «Faun'astronomia arrabbiareche vedereè unostata scrittoreperfezionata, anchepoi degnodistrutta e dimenticata»<ref>Bailly, rinnovare''Histoire dellede opinionil'astronomie avversemoderne'' alla3: tradizione316.</ref> sacrae nella rinascita che avvenne in Cina e ala sentimentoBabilonia degli«ai tempi della fondazione dei storicinuovi profaniimperi».<ref>''Ibid.'' 63: 243318. </ref>
 
Lo stesso [[Jérôme Lalande]] (cioè dal "partito" dei ''philosophes''), che era suo amico, finisce in qualche modo per criticarlo, almeno leggermente, nell′''éloge'' che gli dedicò dopo la morte:
{{citazione||Lalande nell′''Éloge de Bailly''.<ref>Lalande, ''Éloge de Bailly'', 325.</ref>|Bailly ne donna point tout à fait dans le système allégorique des traditions anciennes que le citoyen Dupuis a établi d'une maniere victorieuse...: ses idées étaient fixes, son parti était pris; et malgré mes efforts, je ne pus le ramener a ce qui me semblait la vérité. Au reste, comme enthousiaste de l'astronomie, je regrettais le temps qu'il employait à des recherches et à des discussions plus curieuses qu'utiles, et qui ne contribuaient point au progrès de l'astronomie, où il était si capable d'influer.|lingua=fr}}
 
Oltre a questo capitolo, Bailly spende poco più di due o tre pagine sul tema della preistorica [[età dell'oro]] di cui parla diffusamente invece nelle opere precedenti e successive. Nell'epilogo riassuntivo, discutendo i progressi fatti dall'astronomia, egli riafferma la sua fede in «un'astronomia che è stata perfezionata, poi distrutta e dimenticata»<ref>Bailly, ''Histoire de l'astronomie moderne'' 3: 316.</ref> e nella rinascita che avvenne in Cina e a Babilonia «ai tempi della fondazione dei nuovi imperi».<ref>''Ibid.'' 3: 318. </ref>
 
Egli non suggerisce, tuttavia, che quella prima astronomia era «perfezionata» nella stessa misura dell'astronomia del [[XVIII secolo]], ovviamente. Anzi, afferma categoricamente che ciò non era vero:
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{{citazione||Bailly nell′''Histoire de l'astronomie moderne''.<ref>''Ibid.'' 3: 329-330.</ref>|L'Europe a sur cette antiquité l'avantage du génie; elle s'est procuré des moyens de progrès en créant la géométrie. Cette science manquait absolument aux anciens; nous n'en trouvons nulles traces dans l'Asie; elle n'a paru que dans la Grèce au temps de Platon. Nos moyens pour surpasser la science primitive ont donc été le télescope, qui étend le domaine de nos sens; la géométrie, qui permet de tout approfondir; et le génie, qui ose tout comparer et qui s'élève à la science des causes. Cette science est notre véritable supériorité. Tous les phénomènes sont enchaînés: le système de nos connaissances est ordonné comme la nature; un seul principe nous sert à tout expliquer, comme un seul ressort lui suffit pour faire tout agir.|lingua=fr}}
 
Bailly, infine, termina la sua monumentale opera sulla storia dell'astronomia moderna con una nota ottimistica sul progresso dell'umanità e sulla perfettibilità dell'uomo.
 
==Giudizi successivi==
Bailly esercitò una certa influenza sugli uomini del suo tempo, basti pensare a [[Joseph de Maistre]], [[André Chénier]], [[Madame de Staël]] e altri personaggi come lo stesso [[Napoleone]]. In un passaggio del poeta Chénier vi è forse un'illustrazione della teoria preferita di Buffon secondo cui «lo stile è l'uomo stesso». Un'intera generazione stava per familiarizzare con queste parole sulla figura di Bailly e le sue idee:
 
{{citazione|Chénier, ''L'Invention'', nelle ''Œuvres''.<ref>Chénier, ''L'Invention'', ''Œuvres'', 2: 16.</ref>|...l'hiver ennemi pour envahir la terre<br/>
Roi des antres du Nord: et de glaces armés,<br/>
Ses pas usurpateurs sur nos monts imprimés; <br/>
Et l'ceilœil percantperçant du verre, en la vaste étendue,<br/>
Allant chercher ces feux qui fuyaient notre vue; <br/>
Aux changements preditsprédits, immuables, fixés,<br/>
Que d'une plume d'or Bailly nous a tracés,<br/>
Aux lois de Cassini les cometes fidelesfidèles.... 120<br/>|lingua=fr}}
 
Ovviamente non tutti i contemporanei erano d'accordo sulle sue ipotesi paleostoriche e preistoriche. Il quinto capito, quello in cui disquisisce sull'astronomia di un presunto popolo antichissimo, e ormai dimenticato, che aveva istruito tutti gli altri, gli attirò infatti notevoli critiche negative, soprattutto da parte degli ambienti del clero più bigotti che non accettavano ipotesi storiche diverse dalla tradizione sacra imposta dalla [[Bibbia]]. L'anonimo recensore dell′''Année littéraire'' (che in questo caso sembra parlare come l'[[Thomas-Marie Royou|abate Royou]]) scrisse: «Fa arrabbiare vedere uno scrittore, anche degno, rinnovare delle opinioni avverse alla tradizione sacra e al sentimento degli storici profani».<ref>L′''Annee litteraire'', 1782, 6: 243.</ref>
 
Lo stesso [[Jérôme Lalande]] (cioè dal "partito" dei ''philosophes''), che era suo amico, finisce in qualche modo per criticarlo, almeno leggermente, nell′''éloge'' che gli dedicò dopo la morte:
{{citazione||Lalande nell′''Éloge de Bailly''.<ref>Lalande, ''Éloge de Bailly'', 325.</ref>|Bailly ne donna point tout à fait dans le système allégorique des traditions anciennes que le citoyen Dupuis a établi d'une maniere victorieuse...: ses idées étaient fixes, son parti était pris; et malgré mes efforts, je ne pus le ramener a ce qui me semblait la vérité. Au reste, comme enthousiaste de l'astronomie, je regrettais le temps qu'il employait à des recherches et à des discussions plus curieuses qu'utiles, et qui ne contribuaient point au progrès de l'astronomie, où il était si capable d'influer.|lingua=fr}}
 
...l'hiver ennemi pour envahir la terre
Roi des antres du Nord: et de glaces armés,
Ses pas usurpateurs sur nos monts imprimés;
Et l'ceil percant du verre, en la vaste étendue,
Allant chercher ces feux qui fuyaient notre vue;
Aux changements predits, immuables, fixés,
Que d'une plume d'or Bailly nous a tracés,
Aux lois de Cassini les cometes fideles.... 120
 
*107 The title page differs slightly from those of the two preceding volumes; it reads "...depuis l'Ecole d'Alexandrie jutsqu'à l'apoque de 1782." The privilege is dated April 17, 1782.