Renault Espace I: differenze tra le versioni
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Alla fine degli [[anni 1970|anni settanta]], la Casa automobilistica francese [[Matra]], allora in rapporto di collaborazione col gruppo [[PSA Peugeot Citroën|Gruppo PSA]] attraverso uno scambio delle rispettive azioni societarie che lasciava comunque il 51% del gruppo Matra in mano alla sua direzione, cominciò a lavorare al progetto di una vettura che avrebbe dovuto sostituire la [[Matra-Simca Rancho]], una [[multispazio]] di taglia media realizzata sul pianale della [[Simca 1100]]. L'ispirazione venne durante una visita negli Stati Uniti presso la [[Chrysler]], che all'epoca faceva ancora parte del Gruppo Simca e che quindi aveva rapporti di collaborazione anche con Matra, visionando il progetto della [[Chrysler Voyager]]. La nuova Matra, conosciuta come Prototipo 16, o più semplicemente ''P16'', si sviluppò successivamente coi prototipi ''P17'', ''P18'' e ''P20''. Per migliorare le doti di abitabilità e fruibilità dello spazio interno, proprie della Ranch, la Casa francese realizzò un primo schizzo di una monovolume leggermente più grande della Ranch stessa; anche il disegno della carrozzeria, col caratteristico rialzamento del padiglione dietro ai posti anteriori, riportava alla mente la progenitrice. Il prototipo, abbozzato dal designer di origine greca Antonis Volanis – già disegnatore della Matra Bagheera e della Matra Murena e, successivamente (una volta messosi in proprio), "padre" della [[Citroen Xsara Picasso]] – e poi rifinito dal gruppo di Philippe Guedon, fu sottoposto alla visione dei vertici PSA assieme ad una seconda versione notevolmente più piccola, di soli 3,80 metri di lunghezza.
Il gruppo PSA stava però ancora cercando di ripianare le perdite causate dall'assorbimento della Simca-Talbot e si dibatteva in difficoltà finanziarie; il progetto, che pure piacque molto e che era stato sviluppato su base meccanica della 305, venne rifiutato per timore di investire in un prodotto troppo di nicchia. La dirigenza della Peugeot consigliò a Matra di proporre il veicolo alla consorella Citroen. Matra approntò un altro prototipo sulla base della BX, ma il centro di progettazione Citroen rispose che esso non aveva certo bisogno di aiuti esterni per progettare le proprie automobili. Matra quindi si rivolse a BMW, con la quale già intratteneva rapporti di consulenza e collaborazione: infatti aveva approntato per la Casa teutonica il processo di verniciatura della serie 7 e collaborava nella ricerca di materiali compositi per le vetture bavaresi, ramo in cui la piccola casa transalpina era all'avanguardia. Prima che BMW avesse modo di visionare un prototipo, s'inserì nella trattativa Renault, ansiosa di poter approfittare dell'impasse della sua storica concorrente, la Peugeot appunto. Il prototipo della nuova Matra si evolse con la versione ''P23'' su meccanica [[Renault 18|R18]] e con carrozzeria disegnata da Aimé Saugues, nel frattempo subentrato a Volanis; in realtà il telaio derivava ancora da quello Simca (su cui era basata anche la [[Matra Murena]]), al quale venne ancorato l'avantreno della donatrice di casa Renault, mentre la carrozzeria di Saugues consistette in un aggiornamento dell'idea di Volanis, ritenuta già buona dallo stesso Saugues e da Philippe Guedon. Molti altri componenti della vettura erano ancora di produzione Simca-Talbot (maniglie, fanaleria, organi meccanici), mentre gli interni non presentavano ancora il pianale piatto e la modularità dei sedili.
Quando nel dicembre [[1982]], Philippe Guedon (all'epoca dirigente della Matra) sottopose il prototipo ''P23'' a Bernard Hanon (presidente e direttore generale della Renault), questi lo approvò. Il prototipo ''P23'' ora montava la fanaleria del [[Renault Master]]. Per ammortizzare adeguatamente i costi di produzione, il nuovo modello avrebbe dovuto essere prodotto in almeno 55.000 esemplari presso lo stabilimento Matra di Romorantin. Avendo conservato fino a quel momento la propria autonomia, Matra Automobili – che faceva parte di un gruppo industriale molto forte finanziariamente e ramificato in svariati settori quali la produzione missilistica, la ricerca aerospaziale, le telecomunicazioni e l'editoria – ricomprò il 49% delle proprie azioni presso Peugeot e le rivendette a Renault, la quale nel contempo pose due condizioni imprescindibili per investire nel progetto: la nuova vettura avrebbe dovuto essere marchiata col suo logo, mentre Matra avrebbe dovuto cessare immediatamente la produzione della sua [[Matra Murena|Murena]], che in due anni e mezzo aveva venduto circa 12.000 esemplari, oscurando nel mercato interno francese la [[Renault Fuego|Fuego]].
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