Marco Giunio Bruto: differenze tra le versioni
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| proconsolato = [[43 a.C.]] in [[Illyricum|Illirico]], [[Macedonia (provincia romana)|Macedonia]] e [[Grecia romana|Grecia]]
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{{Citazione|È meglio, in verità, non comandare nessuno che servire qualcuno: perché senza comandare è concesso vivere onestamente, in servitù non c'è possibilità di vivere.|Marco Giunio Bruto<ref>Frammento del discorso "Sulla dittatura di Pompeo" riportato da Quintiliano (''L'istituzione oratoria ''9, 3, 95, trad. R. Faranda, Torino 1968).</ref>}}▼
{{Bio
|Nome = Marco Giunio Bruto
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=== Attività politica e finanziaria ===
[[File:Brutus.jpg|thumb|
▲{{Citazione|È meglio, in verità, non comandare nessuno che servire qualcuno: perché senza comandare è concesso vivere onestamente, in servitù non c'è possibilità di vivere.|Marco Giunio Bruto<ref>Frammento del discorso "Sulla dittatura di Pompeo" riportato da Quintiliano (''L'istituzione oratoria ''9, 3, 95, trad. R. Faranda, Torino 1968).</ref>}}
▲[[File:Brutus.jpg|thumb|right|Disegno rappresentante un busto visto di profilo di Marco Giunio Bruto.|167x167px]]
In seguito al [[primo triumvirato]] (60 a.C.), Catone venne allontanato da Roma con un incarico onorifico, l'annessione di Cipro (58 a.C.), e volle al suo seguito Bruto, cui affidò il compito di amministrare le proprietà del re dell'isola per conto del Senato, incarico che il giovane svolse con grande elogio di suo zio<ref>Plutarco, ''Bruto'' 3.</ref>. Nel 54 a.C. Bruto fu poi [[Magistrato monetario|triumviro monetale]] e, in quanto tale, fece emettere monete rappresentanti i suoi antenati tirannicidi, Lucio Bruto e Servilio Ahala, e la ''Libertas''<ref>M. H. Crawford, ''Roman Republic Coinage'', Cambridge 1974, n. 433, pp. 455-456.</ref>, ribadendo così le sue posizioni politiche repubblicane. E in tal senso si schierò anche con un pubblico discorso contro la deriva autocratica di Pompeo<ref>Quintiliano, ''L'istituzione oratoria'' 9, 3, 95.</ref>, che egli odiava - come si è visto - per motivi personali. Tuttavia negli stessi anni sposò Claudia, figlia del console [[Appio Claudio Pulcro (console 54 a.C.)|Appio Claudio Pulcro]], uno degli uomini di punta del partito pompeiano e suocero del maggiore dei figli di Pompeo<ref>Cicerone, ''Filippiche'' 13, 14, 29; Syme, ''op. cit.'', p. 47.</ref>. Nel 53 Bruto divenne questore al seguito di Claudio, governatore della provincia di [[Cilicia (provincia romana)|Cilicia]] (che comprendeva ora anche Cipro), il cui malgoverno e la cui corruzione gli procurarono, al rientro a Roma, un'accusa per ''peculatus'' e ''[[Lesa maestà|maiestas]]''.
Bruto, al seguito di suo suocero, si diede a prestare soldi a usura, per mezzo di prestanome, ad [[Ariobarzane II di Cappadocia|Ariobarzane]], [[re di Cappadocia]], che era però sull'orlo della bancarotta, e ai provinciali dell'isola di [[Salamina in Cipro|Salamina]] all'altissimo tasso d'interesse annuo del 48%, uno dei più alti dell'epoca e in aperta violazione alle leggi romane. La cosa destò particolare sconcerto in Cicerone, che subentrò a Claudio quale nuovo governatore della Cilicia. Cicerone dovette infatti constatare con amarezza come le azioni degli uomini di Bruto, armati di squadroni di cavalleria da Claudio, avevano portato quasi alla rovina la comunità di Salamina e perpetuato vessazioni che avevano provocato la morte per fame di cinque senatori dell'isola durante un assedio<ref>Cicerone, ''Epistole ad Attico'' 5, 21; 6, 1; 6, 3.</ref>. Tornato a Roma, intanto, Bruto aveva fatto parte del collegio di difesa di Claudio, insieme all'insigne oratore [[Quinto Ortensio Ortalo|Ortensio Ortalo]] e al suo nemico di sempre Pompeo, ottenendo l'assoluzione dell'imputato (51 a.C.)<ref>Cicerone, ''Epistole ad Attico'' 6, 2, 10; ''Epistole ai familiari'' 2, 13, 2; 3, 10, 2.</ref>.
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