Adriano Grande: differenze tra le versioni

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La sua ispirazione si giovava d'un apprendimento pittorico ed elegiaco della realtà naturale, e sfociava in un senso cristianamente religioso dell'esistenza. Come poeta ha riportato diversi premi (“Siena”, “Taormina”, “Roma”, “Napoli”, “Bergamo”, “Fiuggi”, ecc.) e come narratore anche un premio “Teramo”. È stato anche autore di teatro: una sua specie di farsa filosofica, ''Faust non è morto'', rappresentata a Roma nel 1935, è stata un manifesto per il ritorno allo spettacolo di poesia. Un altro suo dramma, ''Gli angeli lavorano'', fu premiato a San Miniato.
 
Dall'età di sessant'anni si è dedicato alla pittura, e quale pittore [[arte naïf]] è stato invitato alle maggiori mostre nazionali e straniere ed ha tenuto varie personali, con notevole successo{{cn}}.<ref>Sulla «vocazione» pittorica di Grande e sui relativi influssi riscontrabili nella sua poetica, scrive Alberto Frattini: «Nel 1955 scopriva una nuova e genuina vocazione, la pittura, e in un decennio di lavoro maturava, anche in questa direzione di ricerca artistica, un suo linguaggio, riflettendo un suo nitido e incantato mondo d'invenzione-evasione, in modi che certo ricordano i più famosi ''naif'', da Russeau a Metelli, ma anche richiamano atteggiamenti e criteri peculiari alla poetica dello scrittore, alla sua poesia come strenuo impegno artigianale e creazione di un mondo che ha radicii nella quotidiana realtà, ma è anche e soprattutto vacanza dell'anima, aereo distacco dalla scialba e opaca ''routine'' (...) tesa alla scoperta d'una sua umile consolante verità.» (''Op. cit.'', pp. 268-269.</ref>
 
== Opere ==