Persa: differenze tra le versioni

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Come quasi ogni commedia plautina, nonostante ci siano dei problemi riguardo all'identificazione della data di stesura del testo, si ipotizza che ciò sia avvenuto intorno al [[190 a.C.]] dal momento che sono presenti molti riferimenti storici inerenti a questo periodo: ne sono un esempio quello del v. 100 al collegio degli ''[[Septemviri epulones|Epulones]]'', istituito nel 196 a.C., quello dei vv. 339-40 ai re [[Filippo II di Macedonia|Filippo II]] e [[Attalo I]], che si scontrarono nel [[197 a.C.]], e quello dei vv. 433-36, che sembrano alludere ai ludi (giochi) del 197.<ref name="cita|Plauto"/> Inoltre si fa riferimento ad una parodia dell'Antiopa di [[Pacuvio]] comparsa nello ''[[Pseudolus]]'', altra commedia di plautina scritta nel [[191 a.C.]]: dato che questo poteva essere compreso solo da un pubblico che avesse già visto quella commedia, si pensa che il ''Persa'' sia stato composto dopo il 191 a.C. In generale, tenendo conto anche del fatto che i numerosi passaggi lirici del ''Persa'' sono tipici delle composizioni teatrali più tarde, si ritiene che la commedia sia una delle ultime scritte da Plauto.<ref>{{cita|De Melo|p. 448}}.</ref>
 
Basandosi su un punto in cui i Persiani vengono descritti come conquistatori, alcuni filologi come il [[Wilamowitz]] hanno pensato che l'originale greco da cui trasse ispirazione Plauto risalga ad un periodo anteriore all'avvento di [[Alessandro Magno]]<ref name=B263/> e appartenga alla [[commedia di mezzo]] greca, dal momento che per un greco dell'età ellenistica non era verosimile sentir parlare di una Persia ancora dominatrice, dopo la sua sconfitta da parte di Alessandro Magno.<ref>{{cita|Coulter|p. 28}}.</ref> Inoltre l'amore tra servi era un tema molto presente nelle commedie di [[Aristofane]], a differenza della commedia Nuova,<ref>{{cita|Coulter|p. 29}}.</ref> e in quest'ultima non si ritrovano personaggi fortemente delineati moralmente, come lo sciocco e ingenuo lenone Dordalo.<ref>{{cita|Coulter|p. 31}}.</ref> Tuttavia la ''[[contaminatio]]'' tipica di Plauto può aver modificato l'originale per motivi narrativi, per esempio per delineare nelle menti degli ascoltatori un oriente misterioso e ricco.<ref name=B263/> Anche la caratteristica del parassita-filosofo smentisce il Wilamowitz, in quanto caratteristica della [[commedia Nuova]].<ref>{{cita|Pasetti|p. 3}}.</ref>
 
==Personaggi==
Alcuni studiosi ritengono che l'aspetto più importante nel ''Persa'' siano i suoi personaggi.<ref>{{cita|De Melo|p. 446}}.</ref> Alcuni hanno fatto notare come in questa commedia non esistano personaggi di alto grado sociale; per contro, essi cercano di atteggiarsi come una personalità di grado più elevato: Tossilo, per esempio, copre la funzione del giovane innamorato, Saturione quella del vecchio scorbutico, Pegnio talvolta quella di ''servus callidus'' e l'ancella Sofoclidisca diventa una seduttrice.<ref name=GG1>{{cita|Gellar-Goad|p. 1}}.</ref>
 
===Tossilo===
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Saturione, chiamato così per evidenziare la sua ingordigia (il nome deriva da "satur", cioè "pieno di cibo";<ref>{{cita|Armeling|p. 3}}.</ref> è chiamato anche Panciapiena),<ref name="cita|Plauto">{{cita|Paratore}}.</ref> è il parassita simpatico e lo scroccone, che per cibo non esita a far finta di vendere la propria figlia per la realizzazione del piano di Tossilo.<ref name=B258/> Inoltre collabora in prima persona allo svolgimento di questo, quando si reca a reclamare sua figlia, venduta illecitamente, e minaccia di denunciare il lenone. Nonostante si metta a disposizione di Tossilo, però, Saturione, a differenza di altri personaggi analoghi nelle commedie plautine, non è stabilmente al servizio di un patrono in particolare.<ref>{{cita|Armeling|p. 19}}.</ref> Al contrario, nomina i suoi antenati e la patria potestà su sua figlia proprio come fanno, in altre commedie, i vecchi.<ref name=GG1/>
 
In un passo in cui Saturione afferma di non avere denaro e di possedere, alla maniera dei [[cinici]], solo un'ampolla, uno [[strigile]], una tazza, un paio di sandali, un [[Pallio (abito)|pallio]] e una borsa con pochi soldi, alcuni studiosi vedono un richiamo alla [[commedia Nuova]] greca da cui prende ispirazione Plauto.<ref>{{cita|Pasetti|pp. 1-2}}.</ref> In quella, infatti, filosofi e parassiti erano personaggi molto simili, e nella trasposizione alla commedia latina le due maschere furono unificate, creando il personaggio di un parassita che si atteggia da filosofo e che, con le sue affermazioni da sapiente, crea il pretesto per delle situazioni comiche.<ref>{{cita|Pasetti|pp. 8-9}}.</ref>
 
In un altro punto Saturione promette alla figlia una ricca dote che consiste in un armadio pieno di libri di battute di spirito: secondo alcuni filologi, questo è un altro richiamo alla figura del parassita-filosofo. Infatti questi libri sarebbero alla base della "professione" del parassita, che, esibendo la sua sagacia e simpatia, si accaparra gli inviti a pranzo.<ref>{{cita|Pasetti|p. 13}}.</ref> L'elemento dei libri come unica fortuna del parassita è presente anche in altre commedie plautine e viene usato per sottolineare i cattivi costumi dei Greci, così come li pensavano i Romani dell'epoca.<ref>{{cita|Pasetti|p. 15}}.</ref>
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Nella terza scena viene presentato Saturione, il parassita, che, in un monologo, racconta la storia dei suoi antenati, parassiti come lui, assumendo toni che si avvicinano ad un ''elogium'' di una famiglia nobiliare, anzi addirittura attribuendo alla sua famiglia il [[cognomen]] "Cocciadura".<ref name=B259>{{cita|Bettini|p. 259}}.</ref> Dopo aver parlato in modo aulico dei suoi antenati, risalendo fino al quinquisnonno, generazione dopo la quale, nel periodo arcaico, si dissolvevano i vincoli di parentela e si poteva contrarre legalmente matrimonio,<ref name=B258/> Saturione si getta in una denuncia moralizzatrice contro i delatori,<ref name=B258/> individui che denunciavano per professione i cittadini, anche se innocenti, per poi incamerare parte della multa che i condannati dovevano versare.<ref name=B259/>
 
Nella quarta scena Tossilo attira Saturione, desideroso di cibo gratuito, ingannandolo con la promessa di un pranzo succulento. Il parassita si avvicina pieno di interesse, simboleggiando metaforicamente i clienti che il mattino si recavano ossequiosi dal loro patrono.<ref name=B259/> Segue un elenco di raccomandazioni da parte di Saturione su come preparare alcuni piatti, il che dimostra la perizia culinaria del parassita. Tossilo riesce a trattenere Saturione dalla furia di mangiare, chiedendogli del denaro per riscattare l'amata, ma quello dice di non averlo. Così Tossilo gli chiede di prestargli sua figlia per "venderla" al lenone travestendola da persiana e spacciandola per una prigioniera di guerra. Saturione in un primo momento è titubante, ma poi, messo alle strette, dice che è disposto anche a vendere sé stesso, ma con la pancia piena. Tossilo allora istruisce il parassita su come organizzare la messinscena, dicendogli di procurarsi i vestiti orientalizzanti dagli edili: qui la finzione scenica viene rotta, in quanto si fa riferimento agli edili che organizzavano gli spettacoli teatrali.<ref name=B260>{{cita|Bettini|p. 260}}.</ref>
 
===Atto II (vv. 168-328)===
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Nella sesta scena Dordalo consegna il denaro a Sagaristione ma si trattiene due soldi, cioè il valore della borsa, mettendo in evidenza la sua avarizia. Quindi il finto persiano afferma di voler cercare suo fratello, schiavo nella città, per riscattarlo: al che Dordalo gli chiede il suo nome e, con astuzia, Sagaristione risponde con un [[#Espedienti comici|falso nome]] che racchiude in sé tutto il senso della commedia.
 
Nella settima scena Tossilo si congratula con Dordalo per il buon affare, ed il lenone lo ringrazia per averlo aiutato. Il servo si lascia scappare un "Aiutarti, io?", mettendo di nuovo a repentaglio la riuscita dell'imbroglio, ma riesce a non farsi scoprire. Approfittando di un momento in cui il lenone torna in casa, Tossilo richiama Saturione, padre della ragazza, perché venisse a reclamarla; quindi gli dà le indicazioni per agire. A questo punto i codici tràditi si dividono in due: alcuni inseriscono un verso, secondo cui Saturione avrebbe dovuto parlare mentre Tossilo sta conversando con Dordalo; altri invece non lo tramandano, cosicché Saturione avrebbe dovuto entrare in azione solo quando Tossilo si fosse allontanato. Probabilmente hanno ragione i secondi, in quanto sarebbe stato sciocco che Tossilo si fosse fatto trovare a portata del lenone mentre Saturione andava a riprendersi la figlia.<ref>{{cita|Bettini|p. 231}}.</ref> Anche questa scena venne modificata da Plauto rispetto all'originale, in quanto vi vengono richiesti quattro attori, anche se non tutti parlanti nello stesso tempo.<ref name="cita|Lowe|p. 398">{{cita|Lowe|p. 398}}.</ref>
 
Nell'ottava scena Dordalo torna da Tossilo, che era rimasto ad aspettarlo; quindi lo schiavo se ne torna a casa per incontrare Lemniselene.
 
Nella nona scena Saturione reclama la ragazza, come da accordi con Tossilo, minacciando di portare Dordalo in tribunale addirittura senza testimoni. Nel dire ciò Saturione utilizza una formula tipica che veniva usata nel citare qualcuno davanti ai giudici (''Ego te in ius invoco'', "Io ti cito in tribunale").<ref>{{cita|Bettini|p. 232}}.</ref> Anche questa scena probabilmente venne ampliata da Plauto, che inserì il pianto del lenone per accentuarne la comicità.<ref>{{ name="cita|Lowe|p. 398}}.<"/ref>
 
===Atto V (vv. 753-858)===
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==Espedienti comici==
*La comicità della commedia deriva innanzitutto dal fatto che è incentrata completamente sulla cerchia degli schiavi, che si beffano del lenone e che provano sentimenti come tutti gli altri personaggi.<ref name=B258/> Inoltre si assiste a numerose inversioni di ruoli: il lenone, unico cittadino libero e indipendente, è un personaggio negativo; Tossilo, uno schiavo, è il difensore della libertà; Saturione offre sua figlia, libera, per essere venduta come schiava.<ref name=GG1/>
 
*Altri elementi comici derivano dal linguaggio volgare utilizzato da alcuni personaggi della commedia: nel seguente passo, estrapolato dal dialogo iniziale tra Tossilo e Dordalo, lo schiavo insulta il lenone usando espressioni legate al linguaggio escrementizio e "basso". Alcuni studiosi hanno giustificato questi termini facendoli rientrare nella dimensione carnevalesca della commedia plautina, in cui avviene un rovesciamento della situazione comune (l'alto con il basso): la gara d'insulti qui riportata, come tutte le altre presenti in Plauto, ha una funzione liberatoria e fecondante e ricorda agli uomini il loro legame con il mondo fisico.<ref>{{cita|Bettini|p. 23}}.</ref>
:{{quote|'''Tossilo''': Oh, melma ruffianica, letamaio pubblico impastato di sudiciume, zozzone, svergognato, traditore, fuori legge, rovina della gente, sparviero voglioso ed invidioso dei nostri soldi, procace rapace strappace.. <br />'''Dordalo''': Lasciami respirare e ti rispondo! O grand'uomo, rifugio di ogni servitù, affrancatore di prostitute, tu che fai sudare le sferze e logorare le catene, cittadino della città delle mancine, servo perpetuo, pappone, sbafatore, rapinatore, disertore, me li vuoi dare questi soldi?<ref>{{cita|Bettini|pp. 198-199}}.</ref>|T. Maccio Plauto, ''Persa'', 405-425|'''Toxilus''': Oh, lutum lenonium, commixtum caeno sterculinum publicum, inpure, inhoneste, iniure, inlex, labes popli, pecuniae accipiter avide atque invide, procax, rapax, trahax.<br /> '''Dordalus''': Sine respirare me, ut tibi respondeam. Vir summe populi, stabulum servitricium, scortorum liberator, suduculum flagri, compedium tritor, pistrinorum civitas, perenniserve, lurco, edax, furax, fugax, cedo sis mi argentum?|lingua=la}}
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*La commedia presenta un fenomeno chiamato da alcuni studiosi "degli specchi infranti": per aumentare la comicità, Plauto inserì in alcuni punti dei monologhi speculari tra due personaggi ai due lati della scena.<ref>{{cita|Marshall|pp. 100-109}}.</ref> Le scene con questa caratteristica sono la seconda dell'atto I tra Tossilo e Sagaristione, la seconda dell'atto II tra Pegnio e Sofoclidisca e la terza dell'atto III, nella gara d'insulti tra Dordalo e Tossilo.
 
*Un altro espediente comico nella commedia è lo scambio di ruoli nei personaggi: quasi tutti, nel ''Persa'', si comportano solo in parte secondo lo stereotipo che li caratterizza, mentre tendono ad assumere le sembianze di un altro stereotipo ancora, il più delle volte appartenente ad un livello sociale più alto. Due esempi sono costituiti da Tossilo, che è ''servus callidus'' ma si comporta come un giovane innamorato, e Pegnio, che da ''servus currens'' si trasforma in ''servus callidus''.<ref name=GG1/>
 
*Infine, la comicità deriva dalla scena finale, nella quale un ragazzetto giovanissimo, Pegnio, si beffa del lenone, deridendolo e schernendolo, dandogli schiaffi su tutte le parti del corpo e bastonandolo. Questa scena chiude la commedia con un rovesciamento della situazione reale: dei servi che festeggiano in assenza del padrone e che si prendono la libertà di umiliare un uomo libero.<ref>{{cita|Gellar-Goad|p. 2}}.</ref>
 
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==Note==
{{<references}}/>
 
==Bibliografia==
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{{Commedia latina}}
{{portale|Antica Roma|Lingua latina|teatro}}
 
[[Categoria:Opere teatrali ambientate ad Atene]]