Utente:Distico/Sandbox/1: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Distico (discussione | contributi)
Distico (discussione | contributi)
Riga 145:
Con il passare del tempo, questi e altri simboli cosmici (costellazioni, pianeti, comete) furono personificati e i loro referenti originali furono dimenticati, lasciando i miti come storie modificate di una religione sublime perduta. La conoscenza del codice vero della mitologia, tuttavia, avrebbe permesso ai futuri mitografi di ricostruire questa religione e di scoprire il "discorso sacro" che si celava nei miti. Precedendo la natura diadica delle tesi di Court, Bailly (così come Charles Dupuis dopo di lui) si concentrò principalmente sui simboli solari nella sua lettura della mitologia, anche se pose attenzione anche su molte delle stesse figure mitiche, in particolare su [[Ercole]] quando scrive: «non c'è dubbio che Ercole sia l'emblema del Sole».<ref>Bailly, ''Lettres sur l'Atlantide de Platon'', 115</ref>
 
===Atlantide Iperborea===
Ciò che interessava Bailly relativamente ai [[Mitologia del Sole|miti solari]] era il loro collegamento con gli [[Ade (regno)|Inferi]]: l'ultima delle [[dodici fatiche di Ercole]] (nella sequenza tradizionale) lo aveva portato sottoterra per catturare [[Cerbero]] che, proprio come [[Persefone]], un'altra figura "solare", rimaneva negli Inferi per metà dell'anno. Questi episodi e altri, come Bailly ipotizzava, non potevano che simboleggiare la completa scomparsa del sole; gli inventori di tali miti dovevano quindi aver vissuto ad una latitudine tale per cui il sole periodicamente scompariva dal cielo. Respingendo le teorie precedenti sulla posizione di [[Atlantide]], Bailly reputò di aver raggiunto la sorprendente conclusione che [[Atlantide]] si trovasse vicino al [[Polo Nord]], all'incirca vicino all'arcipelago delle [[Novaja Zemlja]] (anche perché Atlantide era un'isola). Bailly procedette quindi identificando il popolo degli Atlantidei con quello degli [[Iperborei]], popolo mitico - di cui parla anche [[Erodoto]] - che viveva al di là (''iper''-) del vento del nord (''Boreas''). Poco si sapeva su di loro, tranne il fatto che adoravano [[Apollo]], il Dio del sole. Naturalmente, come Bailly riconosceva, [[Iperborea]] ormai era inabitabile, ma in passato, quando invece il clima era diverso, e ai poli faceva più caldo. L'Atlantide Iperborea diventava quindi un candidato ideale, agli occhi di Bailly, come civiltà originaria; questa civiltà, comunque troppo presto abbandonata a causa del raffreddamento terrestre, testimoniò, agli occhi di Bailly, la vera [[età dell'oro]]: «l'età d'oro, questo affascinante racconto, non è che il ricordo di una terra abbandonata, ma ancora cara».<ref>Bailly, ''Lettres sur l'origine des sciences'', 95-103</ref>
===Il determinismo geografico===
(6) D'altro canto, il rifiuto di Bailly all'ipotesi di Voltaire, ovvero all'ipotesi secondo cui l'Asia meridionale e orientale fosse il luogo di nascita della civiltà, rifletteva un'idea prevalente durante l'[[Illuminismo]], quella del [[determinismo geografico]]. Secondo questa tesi, propugnata da Bailly e almeno parzialmente ripresa da [[Montesquieu]], esiste un rapporto di causalità tra il clima e le forme di governo, tra il clima e il progresso delle arti e delle scienze.