Utente:RamblerBiondo/Sandbox: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
ArcheoBot (discussione | contributi)
m Bot: Modifica di template: Nota
EnzoBot (discussione | contributi)
m Orfanizzo redirect, replaced: [1° maggio → [1º maggio
Riga 13:
|predecessore2= [[Giacomo Durando]]
|successore2= [[Alfonso La Marmora]]
|carica3= Intendente generale per la [[provincia di Genova]]<ref> L'intendenza generale, oltre alla provincia di Genova, in quel periodo aveva alle proprie dipendenze le province di [[Novi Ligure|Novi]], di [[Chiavari]] e del Levante (Spezia), in {{cita|L. Piccardo|p. 481, nota 30.}}</ref>
|mandatoinizio3= [[30 dicembre]] [[1852]]
|mandatofine3= [[17 dicembre]] [[1854]]
Riga 74:
{{quote|Domenico Buffa aveva per la schiettezza dei modi e la lealtà dell'animo anche la stima degli avversari<ref>Vincenzo Gioberti, ''Del rinnovamento civile d'Italia'', vol. I, Giuseppe Bocca, Parigi e Torino 1851, p. 375 {{cita web|url=http://books.google.it/books?id=yhE5AAAAcAAJ&pg=PA375&dq=%22Domenico+Buffa+aveva+per+la+schiettezza%22&hl=it&sa=X&ei=iFKUT-2MFonVsga8weCCBA&ved=0CDYQ6AEwAQ#v=onepage&q=%22Domenico%20Buffa%20aveva%20per%20la%20schiettezza%22&f=false|titolo=GoogleLibri|accesso=22 aprile 2012}}</ref>|[[Vincenzo Gioberti]]}}
 
Nel novembre del [[1847]] il giornale [[Pisa|pisanopisa]]no ''L'Italia'' di [[Giuseppe Montanelli]] e [[Silvestro Centofanti]] pubblicava alcune lettere anonime sulle condizioni della vita politica subalpina, che lo stesso Montanelli nel [[1853]] ricorda così:
{{quote|Fra i piemontesi scrittori che misero bocca in consulta di cosa pubblica, fu differenza d'opinione intorno al modo di governarsi rispetto alle magagne domestiche : alcuni occultarle, altri volevano rispettosamente sì, ma francamente farle conoscere. [[Cesare Balbo|Balbo]] e i fratelli [[Massimo d'Azeglio|Massimo]] e [[Roberto Taparelli d'Azeglio|Roberto d'Azeglio]] , compari dello pseudo-italianismo [[Carlo Alberto di Savoia|albertino]], tiravano giù dell'[[Impero austriaco|Austria]], sdottoravano degli altri governi italiani, non fiatavano del loro, il che avrebbe fatto credere che veramente fosse un governo modello, mentre era peggio assai che lo austriaco. A quattr'occhi costoro convenivano che [[Carlo Alberto di Savoia|Carlo Alberto]] reggeva malissimo, e il Balbo a più di uno disse che tremava a pensare pigliata da costui la impresa della indipendenza italiana, sicuro che l'avrebbe sciupata. E nulladimeno andavano in bestia se alcuno osava dir forte quel che dicevano essi pure sottovoce, e Balbo mi fece gridare perché nell'autunno del '47 prima che Carlo Alberto piegasse a riforma, presi a pubblicare nel giornale ''L'Italia'', alcune lettere d'un anonimo sul [[Regno di Sardegna (1720-1861)|Piemonte]] le quali alzavano il velo alla Iside misteriosa. Lo anonimo autore di quelle lettere era Domenico Buffa ligure già noto per affettuose liriche, e filosofici scritti. Egli sdegnò la congiura dello ingannatore silenzio, e senza passione spiattellava le cose com'erano , e se avvi ancora chi creda doversi le presenti larghezze piemontesi a spontaneità progressivamente educatrice del monarcato, rilegga quelle lettere del Buffa, le quali gli diranno come si stava in Piemonte alla vigilia dello statuto<ref>Giuseppe Montanelli, ''Memorie sull' Italia e specialmente sulla Toscana dal 1814 al 1850'', vol. 2°, Società Italiana, Torino 1853, p. 138 {{cita web|url=http://books.google.it/books?id=ptXQAAAAMAAJ&pg=PA138&dq=Fra+i+piemontesi+scrittori+che+misero+bocca+in+consulta&hl=it&sa=X&ei=boehT9OnH7Dc4QSF6fz6CA&ved=0CDIQ6AEwAA#v=onepage&q=Fra%20i%20piemontesi%20scrittori%20che%20misero%20bocca%20in%20consulta&f=false|titolo= GoogleLibri|accesso=2 maggio 2012}}</ref>}}
 
Riga 104:
 
Il Castelli, nel dedicare qualche pagina al ''connubio'' nei suoi ''Ricordi'', essendo trascorsi alcuni lustri, scrisse a Rattazzi per avere una autorevole testimonianza:
{{quote|Vi ricorderete [gli scrisse questi da [[Firenze]] il [[1°º maggio]] [[1870]]] che le basi del ''connubio'' [...] furono intese in modo definitivo nel dicembre del 1851 o gennaio 1852, in casa vostra, in una riunione alla quale presero parte oltre di voi, il compianto Cavour, allora ministro di agricoltura e commercio nel gabinetto d’Azeglio, il povero Buffa e lo scrivente [...]. Se quella riunione [...] ha potuto aver luogo e se poté perciò formarsi quel partito, che [...] parmi poter dire abbia reso in appresso grandi servigi alla libertà e all’Italia, il merito è dovuto in gran parte a voi ed al povero Buffa [...]. Io non aveva in quel tempo col conte Cavour strette relazioni personali, e confesserò [...] che rimaneva [...] una qualche diffidenza intorno ai di lui sentimenti liberali e italiani [...]. Voi invece che eravate intimamente legato a Cavour [...] avete potuto togliere dall’animo mio ogni incertezza ed indurmi ad un riavvicinamento che l’interesse del paese consigliava<ref>Michelangelo Castelli, Luigi Chiala (a cura di), ''Ricordi'', L. Roux e C., Torino-Napoli 1888, pp. 72-73.</ref>}}.
Il Buffa scrive a Garibaldi:
{{quote|Ill.mo Signor Generale, [...] Ella non avrebbe difficoltà di una qualche dichiarazione che impedisse a taluni di abusare più oltre del suo nome e dentro e fuori del nostro paese. [...] Il Governo poiché ricevette la sua parola d'onore, non ha per sé bisogno d'altre assicurazioni [...]. In tale affare, adunque, io me ne rimetto intieramente al buon giudizio della S.V. Ella vedrà se sia giusto ed opportuno troncare con una sua parola le arti di coloro che si valgono del suo nome per agitare gli animi nell'interno dello Stato [...]<ref>Emilio Costa e Erio Bertorello, ''Garibaldi e Domenico Buffa'', URBS Silva et Flumen, XX, 3, sett. 2007, p. 195 {{cita web|url=http://www.accademiaurbense.it/pdf/illustri/Domenico%20Buffa%20da%20URBS_09-07.pdf|titolo=(in pdf)|accesso=11 maggio 2012}}</ref>}}
Alcune considerazioni del Buffa le troviamo anche in una lettera inviata al sindaco di Genova:
{{quote|[...] Venuto il discorso sull'abuso che taluni fanno del suo nome [di Garibaldi] per agitare gli animi nell'interno del paese e spargere speranze illusorie al di fuori, disse che [...] se il governo credesse utile una sua dichiarazione pubblica, egli non avrebbe difficoltà a farla. }}
 
Scriveva Cavour : «Ho ricevuto la lettera colla quale mi annunziate la morte del povero Buffa. È una perdita grave che fa il partito liberale o per dir meglio il paese, giacché Buffa era pure un uomo di partito, ma un buon cittadino, un abile oratore, un carattere distinto. Sarebbe stato all'occorrenza un buon ministro. Sono certo che tutti e La Marmora in ispecie lamenteranno quest'immatura perdita<ref>Lettera di Cavour del 22 luglio 1858 da Strasburgo a Teodoro De Rossi di Santa Rosa, in Luigi Chiala (a cura di), ''Lettere edite ed inedite di Camillo Cavour'', vol. 2, La Roux, Torino-Napoli 1884, p. 323.</ref>».
Riga 116:
 
== Bibliografia ==
* Emilio Costa, ''La giovinezza di Domenico Buffa (1818-1847)'', in ''Figure e gruppi della classe dirigente piemontese nel Risorgimento'', Comitato dell'[[Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano]], Roma 1968, pp. 49-103&nbsp;49–103. Ripreso in ''URBS Silva et flumen'', XXI, 1, marzo 2008, pp. 7-15&nbsp;7–15 ([http://www.accademiaurbense.it/pdf/illustri/Domenico%20Buffa%20da%20URBS_03-08.pdf parte I]), e ''URBS Silva et flumen'', XXI, 3, settembre 2008, pp. 200-206&nbsp;200–206 ([http://www.accademiaurbense.it/pdf/illustri/Domenico%20Buffa%20da%20URBS_09-08.pdf parte II]).
* Emilio Costa (a cura di), ''Il Regno di Sardegna nel 1848-1849 nei carteggi di Domenico Buffa'', Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano, Roma 1966-1970, 3 voll.
* Emilio Costa, ''Le carte di Domenico Buffa'', in ''Rassegna Storica del Risorgimento'', LI, fasc. IV, ottobre-dicembre 1964, pp.551-566&nbsp;551–566.
* Emilio Costa, ''Domenico Buffa, Ministro del Regno di Sardegna, Commissario con pieni poteri a Genova (dicembre 1848)'', ''Atti del convegno "Studi di Storia Ovadese" 7-8 dicembre 2002'', a cura di Alessandro Laguzzi e Edilio Riccardini, Accademia Urbense, Ovada 2005, pp. 371-455&nbsp;371–455.
* Lara Piccardo, ''Lettere di Domenico Buffa a [[Luigi Carlo Farini]]'', ''Atti del convegno "Studi di Storia Ovadese" 7-8 dicembre 2002'', a cura di Alessandro Laguzzi e Edilio Riccardini, Accademia Urbense, Ovada 2005, pp. 476-495&nbsp;476–495.
 
== Collegamenti esterni ==