Fuocoammare: differenze tra le versioni

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Maria Signorello chiama la radio per dedicare al figlio pescatore ''Fuocoammare'', un allegro [[swing]], con l'augurio che il brutto tempo finisca presto e si possa uscire in barca a lavorare. Il brano va in onda.
 
Intanto, nel centro d'accoglienza un gruppo di profughi intona un canto accorato accompagnato dal racconto delle loro peripezie:{{Citazione|Non potevamo restare in [[Nigeria]], molti morivano, c'erano i bombardamenti. Siamo scappati nel deserto, nel [[Deserto del Sahara|Sahara]] molti sono morti, sono stati uccisi, stuprati. Non potevamo restare. Siamo scappati in [[Libia]], ma in Libia c'era l'[[Stato islamico|ISIS]] e non potevamo rimanere.<br> Abbiamo pianto in ginocchio: -Cosa faremo? Le montagne non ci nascondevano, la gente non ci nascondeva, siamo scappati verso il mare. Nel viaggio in mare sono morti in tanti. Si sono persi in mare. La barca aveva novanta passeggeri. Solo trenta sono stati salvati, gli altri sono morti.<br> Oggi siamo vivi. Il mare non è un luogo da oltrepassare. Il mare non è una strada. Ma oggi siamo vivi. Nella vita è rischioso non rischiare, perché la vita stessa è un rischio... Siamo andati in mare e non siamo morti.}}
Il medico, mostrando la foto di un barcone con ottocentosessanta persone, racconta di quelli che non ce l'hanno fatta. Soprattutto di quelli che per giorni navigano sottocoperta, stanchi, affamati, disidratati, fradici e ustionati dal carburante. Commosso e sconvolto, il dottore racconta di quanti ne ha potuti curare e di quanti, invece, ne ha dovuto ispezionare i cadaveri recuperati in mare, tra cui tante donne e bambini, facendo molta fatica ad abituarsi.