Arturo Bocchini: differenze tra le versioni
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Gerarchia sezioni: il suo rapporto con la Germania è legato al suo essere capo della polizia; correlata |
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Laureatosi in legge all'[[Università degli Studi di Napoli Federico II|Università Federico II]] di Napoli il 22 luglio 1902<ref>{{cita|Fucci, Le polizie di Mussolini|p. 87}}</ref>, entrò nella [[Prefettura (Italia)|carriera prefettizia]] nel [[1903]]. A 42 anni, superando numerosi funzionari con maggiore anzianità, con un notevole salto di qualità fu promosso da viceprefetto a [[prefetto]] di [[Brescia]] (dove fu in carica dal 30 dicembre [[1922]] al 16 dicembre [[1923]]<ref name=senato>[http://notes9.senato.it/web/senregno.NSF/d0ccee645c7b1ea7c1257114003820d1/209bf6a46fb6dcf54125646f0059094a?OpenDocument Scheda del Senato Italiano]</ref>), in sostituzione di Achille De Martino, già capo di gabinetto di [[Francesco Saverio Nitti]]<ref name=treccanibio>[http://www.treccani.it/enciclopedia/arturo-bocchini_(Dizionario-Biografico)/ Scheda biografica] su Arturo Bocchini, in ''Dizionario Biografico degli Italiani'', volume 11, 1969, Treccani.</ref><ref name=ebner>Michael R. Ebner, ''[https://books.google.it/books?id=dtsgAwAAQBAJ&pg=PA50#v=onepage&q&f=false Ordinary Violence in Mussolini's Italy]'', Cambridge University Press, 2010, p. 50 sgg.</ref>. La decisione si ritiene fosse stata presa dal viceministro [[Aldo Finzi (politico)|Aldo Finzi]], il quale, non fidandosi pienamente dei funzionari che avevano fatto carriera nell'Italia giolittiana, preferì dare spazio anche a giovani prefetti<ref>{{cita|Fucci, Le polizie di Mussolini|p. 88}}</ref>. Nel caso di Bocchini, ebbe un ruolo anche la spiccata simpatia che il viceministro provava nei suoi confronti<ref>{{cita|Fucci, Le polizie di Mussolini|p. 89}}</ref>.
Durante il periodo bresciano, Bocchini strinse amicizia con il [[federale]] fascista della città, [[Augusto Turati]], che quattro anni dopo sarebbe diventato segretario nazionale del [[Partito Nazionale Fascista]] (PNF)<ref name="Cita|Guido Leto|p. 31">{{Cita|Guido Leto|p. 31}}</ref><ref name="Fucci p. 90">{{cita|Fucci, Le polizie di Mussolini|p. 90}}</ref>. A Brescia, Turati e Bocchini concertarono la liquidazione di una rilevante organizzazione di veterani socialisti, mentre si profusero, a danno delle forti leghe cattoliche, per l'avanzata dell'ancor debole [[Sindacato fascista degli agricoltori]], che sosteneva una propria forma di patto colonico<ref name="Fucci p. 90"/><ref name=ebner/>: Bocchini si adoperò, infatti, dai primi mesi del 1923, a sciogliere numerose amministrazioni ad egemonia cattolica<ref>Marcello Saija, «[http://www.italia-resistenza.it/wp-content/uploads/ic/RAV0053532_1985_158-161_07.pdf
A Brescia città, diversamente che in provincia, dove si impose tramite la violenza, il fascismo cercò e trovò la via legalitaria, approfittando della fragile condizione politica di liberali, socialisti e popolari. Solo il prefetto De Martino aveva rappresentato un ostacolo allo [[squadrismo]]. Bocchini, con oculata trascuratezza verso le violenze fasciste e risolutezza contro socialisti e cattolici, accompagnerà la crescita delle liste fasciste alla conquista elettorale dei consigli comunale e provinciale. Già il 30 marzo 1923, Bocchini firmò il decreto di nomina del [[commissario prefettizio]] del Comune, il capo dipartimento della ragioneria al ministero dell'Interno, Antonio Zanon, che guiderà la città per quindici mesi.<ref name=corsini>Paolo Corsini e Marcello Zane, ''[https://books.google.it/books?id=dMSODAAAQBAJ&pg=PT104 Storia di Brescia: Politica, economia, società 1861-1992]'', Laterza, 2014, ISBN 9788858117057, p. 104 sgg.</ref> Rilevante fu anche la conquista della Cattedra ambulante di agricoltura, un "organismo di natura consortile diretto a favorire l'avanzamento tecnico e organizzativo dell'agricoltura ed emblema di un sistema di relazioni fra proprietari e contadini e fra organizzazioni socialiste e popolari"<ref name=corsini/>, attraverso la liquidazione del suo direttore, il socialista riformista Antonio Bianchi. Il 12 dicembre 1922 era arrivato a Brescia il funzionario governativo De Filippis, che aveva sospeso Bianchi dall'incarico, ma fu la dirigenza del [[Partito Nazionale Fascista|PNF]] locale, spalleggiata da Bocchini, a coordinare le inchieste sull'operato di Bianchi, il quale venne forzosamente sostituito dal commissario Enrico De Micheli, nominato da Bocchini.<ref name=corsini/>
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