Felice Momigliano: differenze tra le versioni

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[[File:Turati.jpg|thumb|upright=0.5|[[Filippo Turati]]]]
[[File:Giuseppemazzini.jpg|thumb|upright=0.5|[[Giuseppe Mazzini]]]]
Felice Momigliano nasce nel 1866 a Mondovì ([[provincia di Cuneo]]) in una famiglia di religione [[Ebraismo|ebraica]], ben integrata e partecipe dei valori del [[Unità d'Italia|nascente stato unitario]]<ref name="Diz_Biografico">Fonte: [[Alessandra Tarquini]], ''Dizionario Biografico degli Italiani'', riferimenti e link in Collegamenti esterni.</ref>, il padre Salomone aveva preso parte alla [[Prima guerra d'indipendenza italiana|prima guerra d'indipendenza]] e si era distinto nella [[Battaglia di Novara (1849)|battaglia di Novara]]<ref name="Hassine">Fonte: Juliette Hassine, Jacques Misan-Montefiore, Sandra Debenedetti Stow (a cura di), ''Appartenenza e differenza: ebrei d'Italia e letteratura'', capitolo ''Storicismo, storia della storiografia ed ebraismo in Arnoldo Momigliano'' di Giorgio Fubini, pp. 42-61, Firenze, Casa editrice Giuntina, 1988, pp. 42-61. ISBN 88-8057-070-6.</ref>. Cugino dello storico e docente [[Arnaldo Momigliano]]<ref name="Diz_Biografico"/>, divenuto, sin da bambino, orfano della madre, Felice vive con la nonna materna e il padre<ref name="Diz_Biografico"/>. Dopo la maturità liceale, nel 1885 si iscrive all'[[Università di Torino]] e nel 1887 frequenta per un solo anno la [[Scuola Normale Superiore di Pisa]]. Nel 1889 si laurea in [[Letteratura|Lettere]] e due anni più tardi, nel 1891, nello stesso ateneo piemontese, in [[Filosofia]]<ref name="Diz_Biografico"/>. Dopo la laurea insegna in numerosi licei italiani tra cui quelli di [[Prato]], [[Genova]], [[Ivrea]], [[Voghera]], [[Vigevano]] e al [[Liceo classico Vincenzo Gioberti|liceo Gioberti]] di [[Torino]]<ref name="Diz_Biografico"/>.
 
Nel 1893 a Mondovì fonda il primo circolo operaio cittadino e l'anno successivo entra nel comitato direttivo monregalese del [[Partito Socialista Italiano|Partito Socialista]]<ref name="Diz_Biografico"/>. Il suo impegno politico non sfugge al controllo della polizia dei governi [[Francesco Crispi|Crispi]]: giudicato un sovversivo, pericoloso per l'ordine pubblico, viene inviato per un mese al confino di [[Sanremo]] e poi ancora, nel 1895, coattivamente trasferito a [[Tempio Pausania]] in [[Sardegna]]<ref name="Diz_Biografico"/>.
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Dopo il conflitto manifesta un'iniziale simpatia per il nascente [[Fascismo|movimento fascista]], ritenendolo in grado di difendere efficacemente gli interessi italiani. Questo suo convincimento ha però breve durata: nel 1923 entra in polemica con il filosofo [[Giovanni Gentile|Gentile]], tra i massimi esponenti intellettuali del movimento, criticando la sua interpretazione della storia nazionale e accusandolo di giustificare le violenze del regime. Nega, inoltre, che il fascismo possa rappresentare la continuazione delle lotte risorgimentali e degli [[Mazzinianesimo|ideali mazziniani]].<ref name="Diz_Biografico"/>.
 
Momigliano, afflitto da "insonnie ed esaurimenti nervosi"<ref name="Hassine"/>, muore suicida a Roma, a cinquantasette anni, nel [[1924]]<ref name="Diz_Biografico"/><ref>Si gettò dal balcone della sua abitazione romana di via Antonio Musa, nel [[Nomentano|quartiere Nomentano]]. Vedi: Alberto Cavaglion, ''[[#Bibliografia|op. cit.]]'', p. 203.</ref><ref>''«Alle 1.30 del mattino il prof. Momigliano, in un accesso di nevrastenia, si era gettato dalla finestra della propria abitazione al terzo piano di via Musa 5 [...] da tempo soffriva di acuta nevrastenia e di insonnia.»'' Quotidiano ''La Stampa'', riferimenti in [[#Collegamenti esterni|Collegamenti esterni]].</ref>. L'episodio non ebbe un rilievo particolare. L'anno dell'evento, lo stesso nel quale si consumò l'omicidio di [[Giacomo Matteotti]], scoraggiò commemorazioni ufficiali di un "mazziniano e socialista"<ref name="Hassine"/>. Nel 1925, secondo le sue volontà, il suo corpo viene tumulato nel cimitero della città natale<ref>A. Ianniello, ''Felice Momigliano, tra profetismo e socialismo mazziniano'', riferimenti in Collegamenti esterni.</ref>.
 
Tra le sue opere, sono da ricordare particolarmente ''Giacomo Leopardi e l'anima moderna'' (1898), ''Giuseppe Mazzini e le idealità moderne'' (1905), ''Paolo Veneto e le correnti del pensiero religioso e filosofico nel suo tempo'' (1907), ''Vita dello spirito ed eroi dello spirito'' (1921).