Teodoro Duclère: differenze tra le versioni

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{{citazione|Ebbe tutte le più spiccate qualità del Vianelli quel Teodoro Duclère che avanti abbiamo visto imparentato col Pitloo. Ritrasse anch'egli dal vero e al vero asservì tutta l'opera sua, che si compose soltanto di piccoli studi, ora condotti a matita su cartoni di Canson, tinti di avature di acquerello nero e ''rehmissés de blanc'', ora a olio, sulla tela. Disegni impeccabili, ne' quali si legge il colore; pitture a olio d'impressione vivace, di fondi azzurro forte, con abbaglianti sprazzi di luce, che forse hanno troppo vivo contrasto con certe generali e preferite oscurità della scena; acquerelli arricchiti da piccole figure espressive, che non hanno minor grazia, e non presentano con minore piacevolezza luoghi di Sorrento e di Capri, di Messina e d'Amalfi, di Napoli e di Palermo. Al Duclère, come a qualche altro degli scolari e de' continuatori di Antonio Pitloo, fu rimproverato l'abuso delle brevi dimensioni de' suoi dipinti. Ma egli le preferì, così per l'abito che ne era venuto come per la maggiore facilità di collocarle presso gli amatori, specie stranieri. Fortunatamente costoro non ci hanno del tutto privati di simili preziosi documenti di una illustre storia pittorica napoletana nella casa del conte Correale, a Sorrento, in quella del duca di San Teodoro, nella galleria Meuricoffre, presso il cavaliere Antonio Franchi e in casa pure delle signorine Ferrara rimangono, venerati e invidiati, parecchi di quelli, che hanno le firme così del Duclère, come del Pitloo medesimo e del Gigante e del Vianelli. Del Duclère possiede ancor qualche opera il signor Guglielmo Giusti, che fu tra i prediletti scolari di lui e che dal maestro apprese ancora a giocare agli scacchi e a perdere le partite per fargli piacere}}
[[File:Sorrento, Duclere.jpg|thumb|Disegno del Duclère raffigurante la costa di Sorrento, vicino Napoli]]
Duclère, in particolare, preferiva disegnare su carte dalla superficie omogenea, prive di vergatura o di quelle impronte di filoni che, opponendo asperità al tratto grafico, potesseropotrebbero compromettere una buona riuscita del disegno. L'artista prediligeva in particolare le carte inglesi Whatman e le francesi ''canson frères'', quelle che a suo giudizio rispondevano meglio alle sue esigenze, anche se nel corso della sua carriera si rivolse spesso anche alle cartiere amalfitane.<ref>{{cita|Martorelli|p. 24|MF}}</ref> Il colore poteva variare dall'avorio all'azzurrino (anche se oggi spesso assumono tonalità lievemente verdi per via dell'ossidazione del foglio). Per i suoi disegni, inoltre, Dùclere utilizzava due tipi di matite: quelle dure venivano utilizzate per descrivere i contorni delle architetture e per tracciare dettagli secondari, mentre quelle morbide venivano applicate con forza nel foglio e avevano il compito di modulare le variazioni chiaroscurali.<ref>{{cita|Martorelli|p. 25|MF}}</ref>
 
== Note ==