Crepereia Tryphaena: differenze tra le versioni

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Tryphaena fu identificata come una fanciulla vissuta nella metà del [[II secolo]] d.C.<ref>«Io son d'avviso che i due avelli appartengano alla prima metà del terzo secolo dell'impero. Convengono a quest'epoca
tanto la paleografia della leggenda, quanto lo stile della scultura» (in R. Lanciani, ''op. cit.'', p. 178.</ref> che si presentò agli occhi dei Romani accorsi, alla notizia dell'eccezionale ritrovamento, la mattina del 12 gennaio 1889 presso il ponte Umberto I, come una divinità fluviale. All'apertura del sarcofago infatti, la giovane donna, sommersa nell'acqua proveniente dal vicino fiume Tevere, appariva come una [[ninfa (mitologia)|ninfa]]. Lasciò scritto l'archeologo [[Rodolfo Lanciani]]<ref>L'archeologo e ingegnere Lanciani peraltro era in polemica con la conduzione dei lavori, per l'urgenza con cui venivano eseguite le opere di costruzioni che formeranno il nuovo [[quartiere Prati]], che ostacolava la tracciatura e la documentazione dei reperti archeologici rinvenuti (in Anna Mura Sommella, ''op. cit.'').</ref> presente agli scavi:
{{quotecitazione|Tolto il coperchio, e lanciato uno sguardo al cadavere attraverso il cristallo dell' acqua limpida e fresca, fummo stranamente sorpresi dall'aspetto del teschio, che ne appariva tuttora coperto dalla folta e lunga capigliatura ondeggiante sull'acqua. La fama di cosi mirabile ritrovamento attrasse in breve turbe di curiosi dal quartiere vicino, di maniera che l'esumazione di Crepereia Tryphaena fu compiuta con onori oltre ogni dire solenni, e ne rimarrà lunghi anni la memoria nel quartiere Prati. Il fenomeno della capigliatura è facilmente spiegato. Con l'acqua di filtramento erano penetrati nel cavo del sarcofago bulbi di una tal pianta acquatica che produce filamenti di color d'ebano, lunghissimi, i quali bulbi avevano messo di preferenza le loro barbicine sul cranio. Il cranio era leggermente rivolto verso la spalla sinistra e verso la gentile figurina di bambola...<ref name=uno/>}}
 
Tra gioielli di Tryphaena fu ritrovato al dito della giovanetta un anello con incisa la parola "Filetus" che fece immaginare a [[Giovanni Pascoli]] che fosse il nome del suo promesso sposo mancato poiché la presenza della bambola nel corredo funebre faceva pensare che fosse morta alla vigilia delle nozze non avendo fatto in tempo a donare i suoi giocattoli agli dei per la cerimonia di "addio all'infanzia"<ref>E. Salza Prina Ricotti, ''Giochi e giocattoli'', Roma 1996, p. 51</ref>.
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Fin dal ritrovamento la bambola apparve non come un comune giocattolo ma come un'opera d'arte dal viso finemente scolpito, quasi fosse un ritratto, con un'acconciatura tipica della moda romana dei tempi di [[Marco Aurelio]] e [[Faustina Minore]]<ref>M.Fittà, ''Giochi e giocattoli nell’antichità'', Milano 1997, p. 57</ref>. Inoltre risaltava l'abilità tecnica dell'artigiano che l'aveva creata nel corpo snodabile con gambe e braccia collegate al tronco con piccoli perni.
 
==Note==
<references/>
 
==Voci correlate==
*[[Giochi nell'antica Roma]]
*[[Mummia di Grottarossa]]
 
==Note==
<references/>
 
== Altri progetti ==