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La '''Scuola comunale di Mortara''', ora denominata scuolaScuola primaria Teresio Olivelli, è un edificio scolastico di [[Mortara]], ubicato al numero 16 di piazza Italia. Costituisce la più significativa costruzione in stile [[Razionalismo italiano|razionalista]] della città.
==Cenni storici ==
Realizzata tra il 1934 e il 1941 su progetto dell'ingegner Amilcare Sandri, è una delle costruzioni meglio riuscite in Italia per ospitare l'[[Obbligo formativo|istruzione obbligatoria]] garantita dallo Stato, nel periodo tra le due guerre mondiali. Durante i primi anni fu intitolata a
Realizzato tra il 1928 e il 1930 su progetto dell'architetto [[Gino Levi-Montalcini]] e [[Giuseppe Pagano Pogatschnig]], fu commissionato dal noto finanziere e mecenate biellese [[Riccardo Gualino]]. Al suo completamento, fu acclamato dalla stampa di settore<ref>[[Casabella]], 1930, n. 8; "Domus", 1930, n. 6; AA.VV., Guida, 1982, pp. 95-96. Tavola: 49</ref> come simbolo della nascente corrente del [[Razionalismo italiano]]. Primo edificio d'Italia nato appositamente per ospitare uffici (definito come il ''palazzo delle finestre'')<ref>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2015/07/04/la-seconda-vita-di-palazzo-gualino-e-finita-con-un-cracTorino09.html?refresh_ce La seconda vita di Palazzo Gualino è finita con un crac]</ref>, fu sede delle molteplici aziende di Gualino tra cui la [[SNIA]] fino al 1932. Negli anni cinquanta è stato sede degli uffici di Giovanni Agnelli e Umberto Agnelli e in seguito fu acquisito dal [[Comune di Torino]] per farne sede di uffici pubblici.
A partire dagli anni Duemila diviene parte del ''Fondo Città di Torino'' che esegue un primo, necessario restauro variandone anche la destinazione d'uso da commerciale a misto residenziale. Nel marzo 2012 il Comune di Torino decide di alienare l'edificio, permettendo ai nuovi proprietari di convertirlo - non senza polemiche<ref>[http://www.salvapalazzogualino.it/ Salva palazzo Gualino]</ref> - ad uso abitativo, suddividendolo in unità immobiliari residenziali di alto prestigio.
==Caratteristiche progettuali==
L'edificio ha una pianta a ferro di cavallo. Le aule si trovano nei bracci laterali, mentre il corpo centrale ospita prevalentemente gli uffici amministrativi e gli spazi comuni, tra cui l'aula magna.
Sorto sul terreno occupato precedentemente da ''Villa Gallenga'' compreso tra [[Corso Vittorio Emanuele II (Torino)|corso Vittorio Emanuele II]] e via della Rocca, l'edificio coniuga l'avanguardia tecnica e funzionale alla volontà di realizzare un'opera austera ma "antimonumentale".
La struttura è caratterizzata dalla simmetria della facciata nettamente suddivisa nei diversi ordini: sette piani sul corso e cinque sulla via laterale. A scandire ulteriormente questa suddivisione contribuiva la cromìa originale delle facciate che prevedeva un accostamento di giallo chiaro e verde acqua ma la vera innovazione, oltre all'impiego di materiali d'avanguardia, era nella rivoluzionaria disposizione degli spazi. Gli uffici dirigenziali concentrati agli ultimi piani anziché al consueto "piano nobile", sono infatti un evidente elemento di novità nel contesto architettonico torinese. Nella veranda dell'ultimo piano caratterizzata dall'ampia vetrata con affaccio sull'antistante [[Parco del Valentino]], aveva sede l'ufficio presidenziale di Riccardo Gualino; inoltre le ampie finestre, il largo uso del cemento armato, la copertura con un tetto pensile e la progettazione contestuale di tutti gli arredi completano l'opera nella sua interezza.
Le aule sono ampie, con grandi finestre esposte a sud per ottenere la migliore illuminazione naturale. I gradini sono bassi per non essere di ostacolo ai giovani allievi.
La palestra è addossata all'ala nord.
La costruzione è situata in un contesto di verde pubblico costituito dal giardino antistante e dall'ampio cortile alberato sul retro.
Le linee sono sobrie, le intersezioni ad angolo retto. Solo la scala centrale è a linea curva elicoidale.
La parte inferiore dell'edificio è ricoperta di marmo.
==Il progetto di ristrutturazione==
Nell'estate del 2012 la nuova proprietà ha svelato l'intento di ristrutturare l'intero edificio, destinandolo prevalentemente ad un uso residenziale. Questa decisione non ha tardato a far insorgere polemiche tra gli eredi dell'architetto Levi-Montalcini, poiché l'edificio fu appositamente concepito per ospitare uffici all'avanguardia. Tuttavia, l'ambizioso progetto firmato dall'architetto torinese [[Armando Baietto]], prevedeva la suddivisione delle superfici in 30 unità immobiliari di indiscusso prestigio, nonché la complessa realizzazione di ben 75 autorimesse sotterranee mediante la tecnica in "top-down", che avrebbe consentito di effettuare i necessari lavori di scavo e realizzazione delle nuove fondazioni.<ref>Fonte: articolo pubblicato sul quotidiano ''La Repubblica'', del 21 giugno 2012.</ref>
==Interni==
Nonostante l'avvio in pompa magna, i lavori si interruppero nel 2013, stante al fallimento della società promotirce delle opere di ristrutturazione, a tutto il 2015 risultavano ancora sospese le opere di riqualifica.<ref>[http://www.lastampa.it/2015/11/13/cronaca/quartieri/centro/il-traffico-di-corso-vittorio-ostaggio-del-cantiere-fermo-6W94JYVyamyorOA4cOmZrM/pagina.html Il traffico di corso Vittorio ostaggio del cantiere fermo]</ref>
L'atrio di ingresso principale ospita il monumento alla Vittoria alata e un intarsio marmoreo che rappresenta il secondo impero.
==Note==
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