Cinema africano: differenze tra le versioni

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=== Le relazioni con il teatro, la musica e la danza ===
 
Diawara<ref>Diawara, 1987 p.124-130</ref> sostiene che l'utilizzo di canzoni e danze della tradizione popolare ha lo scopo, per i cineasti africani, di ampliare l'effetto di “realtà oggettiva”. Questa considerazione si riferisce, ad esempio, alle sequenze iniziali del film ''Xala'' del [[1975]] di [[Ousmane Sembène]] che presentano delle ambivalenze evidenti: da un lato, si cerca di sferrare un attacco alla nuova classe dirigente che ha dimenticato le proprie origini e dall'altro sembra quasi voler parodiare la rappresentazione eurocentrica stereotipata dell'africano fannullone, sempre dedito alle danze e al divertimento. Anche ''No tears for Ananse'' del [[1967]] di [[Sam Aryeetey]], regista e direttore della [[Ghana]] Film Industry Corporation, narra delle avventure dell'eroe [[Akan]] attraverso danze, canti e racconti della tradizione orale. Nel caso dell'avorianoivoriano [[Desiré Ecaré]], la danza e le arti tradizionali del canto e della [[musica africana]] in genere sono invece i principali motori dell'azione filmica in ''Visages de femmes'' del [[1985]]. Grande rilevanza in particolare alla danza e ai canti è riscontrabile anche nell'opera del nigerinonigeriano [[Oumarou Ganda]] e in ''Muna Moto'' ([[1976]]) di [[Jean-Pierre Dikongue-Pipa]] che esalta al massimo nel montaggio gli aspetti della danza Ngondo e del movimento come vera e propria forza narrativa altamente simbolica capace di rinsaldare i legami sociali, soprattutto fra i più giovani, frantumati dal dilemma fra tradizione e innovazione. Il cinema nigeriano, in particolare quello di [[Ola Balogun]], sin dai suoi esordi dedica molta attenzione alle potenzialità cinematografiche delle danze, dei canti e delle tradizioni performative molto radicate soprattutto nella cultura [[Yoruba (popolo)|Yoruba]].
 
La musica e i canti hanno avuto e svolgono tuttora un ruolo fondamentale: l'immagine è in stretta relazione con la colonna sonora che viene cantata, ballata, suonata spesso in presa diretta, nutrendo il cinema africano e diventando segno di lotta e di resistenza<ref>Gariazzo, 1998</ref>. Non si mette in scena solo la tradizione musicale e coreutica dei villaggi ma in moltissime cinematografie africane, la musica, il canto e la danza sono creazioni artistiche della contemporaneità: è il caso del cinema del [[Sudafrica]] ma anche delle opere di video-artisti dell'ultima generazione.