Bonarelli: differenze tra le versioni
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| Riga 2: == '''I primi secoli''' ==<br /> Secondo la tradizione i Bonarelli hanno origine dal conte Guglielmo figlio di Bonar, discendente a sua volta dai [[Duchi di Normandia|duchi di Normandia]] (per alcune fonti da Guglielmo il Conquistatore, poi re d'Inghilterra). Guglielmo venne in Italia con contingenti normanni, guidati da Roberto conte di Loritello, nipote di Roberto il Guiscardo e da Ugo Malmusetto conte di Manoppello, prese parte all'occcupazione della marca fermana e  nel 1080, dopo l'alleanza tra Roberto il Guiscardo e il Pontefice Gregorio VII, venne investito della contea feudale di Castro (presso S. Ginesio) e di altri possedimenti, con concessioni e privilegi.<ref>D. Atanagi, ''Le rime di diversi nobili poeti toscani'', Venezia 1565, p. 4</ref><br /> Riga 11: == '''I tre rami: primogenito (colonnese o senatoriale); secondogenito (superstite o attuale); terzogenito (urbinate o roveresco o marchionale)''' ==<br /> Marcellino nel XIV sec. iniziò il restauro e l'ampliamento del castello delle Torrette,  una delle dimore di famiglia assieme a quella di Sappanico, opere ultimate dal fratello Liberio nel 1352. Con la generazione di Marcellino, l'XIma, la famiglia si suddivise in tre rami, con capostipiti i figli di Marcellino: Bonarello (n. 1310 c.), continuatore del ramo primogenito (poi detto colonnese o senatoriale, estinto verso la fine del XVII sec.), Pasqualino (n. 1323 c.), iniziatore del ramo secondogenito e oggi superstite, e Leonardo (n. 1330 c.), capostipite del ramo terzogenito (poi detto urbinate o roveresco o marchionale, estinto agli inizi del XIX sec.).<ref>Ancona, Archivio Storico Comunale, docc. anni 1363 e 1367</ref><br /> Riga 23: == '''La discendenza del ramo secondogenito (superstite o attuale)''' ==<br /> Una nuova divisione in due rami, quelli tutt'ora esistenti, avvenne con Antonio (n. 1399 c.), nipote di Pasqualino, che ebbe due figli, Pasqualino (n. 1435 c.) e Piergentile (n. 1436 c.), il quale ultimo lasciò il palazzo di famiglia e si stabilì nei nuovi quartieri di Capodimonte, nella giurisdizione parrocchiale di S. Francesco ad Alto, per poi tornare ad abitare, dopo la demolizione di tali quartieri, nel palazzo avito.<br /> | |||