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Il ''Museo d'Arte Contemporanea all'Aperto di Morterone'' è un progetto artistico realizzato a partire dagli anni ottanta dal Comune di Lecco e dal Comune di Morterone in collaborazione con l'Associazione Culturale Amici di Morterone. Il museo essendo all'aperto, si espande su tutto il territorio di Morterone e comprende trentadue opere distinte in pannelli e installazioni.
 
 
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{{Edificio religioso
|NomeEdificio = Santuario di Nostra Signora della Vittoria
|Immagine = 066LeccoSMariaVittoria.JPG
|Didascalia = Il santuario visto da piazza Manzoni
|Città = [[Lecco]]
|Regione = [[Lombardia]]
|SiglaStato = ITA
|Religione = [[Cattolicesimo|Cristiano cattolica]] di [[rito ambrosiano]]
|Diocesi = [[Arcidiocesi di Milano]]
|Architetto = Piero Palumbo
|InizioCostr = 1918
|FineCostr = 1932
|AnnoConsacr = 1932
}}
 
 
Il '''Santuario di Nostra Signora della Vittoria''' è un [[santuario|luogo di culto]] [[cattolicesimo|cattolico]] di [[Lecco]], situato in via Azzone Visconti, nei pressi del centro della città.
Fu eretto in memoria dei caduti durante la [[Prima guerra mondiale|Grande Guerra]], infatti la [[campana]] della torre scocca ogni giorno alle sette di sera per commemorare le vittime della [[guerra]].
 
==Storia==
Il progetto venne avviato negli anni ottanta grazie ad un'idea di Carlo Invernizzi ,cittadino di Morterone, che voleva trasformare il piccolo comune in un centro internazionale di poesia e cultura.
 
Numerosi artisti italiani e stranieri si riunirono con l'intento di costituire una capitale dell'utopia in cui si fondono arte, poesia e natura realizzando un vero e proprio museo all'aperto costituito da opere che interagiscono direttamente con l'ambiente circostante.
Il terreno su cui si trova il [[santuario]] fu acquistato da Luigi Vismara in seguito alla donazione di Domenica Dionisi.
Il progetto fu affidato all'architetto Piero Palumbo. Il direttore dei lavori fu l'ingegnere [[Pietro Amigoni]] che, il 28 settembre del 1918, fece posare la prima pietra. La chiesa fu consacrata nel 1932 dal cardinale [[Alfredo Ildefonso Schuster]].
Nel 1937 il cardinale Schuster ha elevato la chiesa in Rettoria affidandone il governo spirituale ai Padri [[Oblati]].
Il 4 novembre del 1940 fu benedetto il [[campanile]] ideato dallo stesso Piero Palumbo; trentadue anni dopo fu consacrato il nuovo [[altare]] maggiore progettato dall'architetto don Gaetano Banfi.
<ref>
{{cita|Ghiliardi|p. 9}} </ref>
 
 
==Descrizione==
Alcune opere non furono realizzate per il museo ma vennero inserite successivamente, altre furono create appositamente per Morterone.
 
Le installazioni hanno strutture e forme semplici e sono costituite da materiale plastico o metallico, possiedono colorazioni talvolta accese, talvolta monocromatiche e talvolta sono caratterizzate da contrasti di bianco e nero.
 
sono tutte accomunate dal tentativo di relazionare arte e natura, che diventa protagonista nella visione dell'opera e ne rafforza il contenuto secondo l'obiettivo originario degli artisti. Il museo riprende il movimento artistico della land art in quanto si crea una simbiosi tra paesaggio e arte, ma a differenza di questo stile ne modifica il contesto naturale: le opere infatti non sono composte da elementi naturali del paesaggio stesso bensì lo valorizzano. Le sculture sono collocate in differenti zone e sono concentrate nelle seguenti località: Località Pradello, località centro e località pra de l'ort.
===Esterno===
L’edificio è in [[architettura neoromanica|stile neoromanico]] con una [[facciata a capanna]] ,preceduta da un [[pronao]] a pilastri quadrangolari e da [[architrave|architravi]], che congiungono i tre ingressi con una struttura laterale concepita come [[Battistero]].
Il progetto dell'architetto prevedeva un contrasto derivato dall'alternanza di blocchi di [[granito]] bianco e pietre nere.
Le pietre provengono da Prada, nei dintorni di [[Chiavenna]] e il granito proviene dalle cave di [[Samolaco]] e di [[Chiavenna]].
 
La [[copertura]] è sorretta da grandi incavallature in [[calcestruzzo armato|cemento armato]].
Mentre i [[pilastri]], gli [[arco (architettura)|archi]], le [[cornice (architettura)|cornici]] in [[mattoni]] scoperti e i [[capitelli]] in pietra viva costituiscono un elemento suggestivo dell'ambiente che impone un senso di grandiosità e di raccoglimento.
Il [[campanile]] è alto 61 m e riprende i motivi di contrasto della [[facciata]]; si erge su una [[platea]] nervata in [[calcestruzzo]] che misura 13.20 m di lunghezza e 1,60 m di altezza. Sulla sommità della [[campanile|torre campanaria]] è situata una [[croce cristiana|croce]] ferrea di tre metri, all'interno della quale viene custodita la preziosa reliquia della [[Vera Croce]], chiusa in un cofanetto di rame circondato da quattro liste di pergamene firmate da numerosi cittadini lecchesi. Ogni sera, alle sette, viene fatta suonare la campana, per il ricordo dei caduti della [[Prima Guerra Mondiale]].
<ref>{{cita|Ghiliardi|pp. 10-12}} </ref>
 
 
===Interno===
Il Santuario è composto da un'unica [[navata]], terminante con un [[presbiterio]] absidato, e da cappelle laterali semicircolari.
Il progetto originale prevedeva larghi rivestimenti lapidei e marmorei costituenti grandi pareti murarie completamente disadorne le quali conferiscono all'ambiente un carattere di semplicità grandiosa.
Il pavimento è formato da un'impalcatura fatta di cemento armato, continua, rigida e calcolata per sopportare grandi pesi pur lasciando posto sotto di sé ad ampi sotterranei.
L'altare ,con gradini grezzi di getto, è costituito da un'unica lastra marmorea sostenuta da piastri di serpentino e appoggiata ad una rustica struttura; inoltre l'Altare Maggiore comprende il [[Ciborio]] e la croce neomedievale sagomata.
Inoltre da parte all'altare si trova l'[[ambone]] in stile paleocristiano su cui sono stati rappresentati i quattro simboli degli [[Evangelisti]].
La [[cripta]], dedicata alla memoria dei Caduti Lecchesi, possiede un aspetto severo e monumentale, grazie ad un rivestimento in [[granito]]. Alla base delle gradinate d'accesso sono dipinte quattro figure di [[angelo|angeli]] vigilanti.
<ref>{{cita|Ghiliardi|pp. 15-16}} </ref>
===Opere ed affreschi===
Nonostante le [[volta (architettura)|volte]] siano prive di [[affreschi]] e l'[[abside]] risulti quasi completamente spoglia, il [[santuario]] è riccamente decorato con [[opera d'arte|opere artistiche]], situate sulle pareti delle [[cappelle]] laterali, ed [[affreschi]].
 
Tra le principali opere troviamo:
*Il ''Compianto del Cristo morto'', [[pittura ad olio|olio su tela]], datata 1660 ca.
*La ''Paletta della Vittoria'', [[pittura ad olio|olio su tela]], datata 1530 ca.
*Lo ''Sposalizio mistico di Santa Caterina d’Alessandria'', [[pittura ad olio|olio su tela]], databile inizio sec. XVII.
 
Tra i principali affreschi possiamo evidenziare:
*I due [[affreschi]] di stile cinquecentesco dell' [[abside]] portico a destra, raffiguranti ''La Madonna con Bambino'' e ''San Rocco e San Lorenzo''.
*Gli affreschi del ''Ciclo della Passione'' sulla [[cappella]] della Crocefissione.
*L'affresco dell' ''Incontro tra Cristo e la Veronica'' nella [[cappella]] delle Confessioni. <ref>http://www.eccolecco.it/arte-cultura/chiese-basiliche/santuario-nostra-signora-della-vittoria</ref>
 
==Note==
<references/>
 
 
==Bibliografia==
*{{cita libro
|nome=Franco
|cognome=Ghiliardi
|titolo=Il Santuario di Nostra Signora della Vittoria in "Archivi di Lecco"
|anno=1993
|pp=9-16
|cid=Ghiliardi
}}
 
*{{cita libro|autore=Mario Cereghini|titolo=Immagini di Lecco nei secoli|anno=1965}}
*{{cita libro|autore=Bruno Bianchi|titolo=Opere d'arte a Lecco|anno=1962}}
*{{cita libro|autore=Dino Brivio|titolo=itinerari lecchesi. I segni della pietà mariana}}
 
 
{{Portale|architettura|Cattolicesimo|Lombardia}}