Gianna Preda: differenze tra le versioni
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== Biografia ==
Diplomata al liceo artistico di [[Bologna]] dopo aver frequentato per due anni il ginnasio Galvani ed essere stata compagna di classe di Agostino Bignardi e Pier Paolo Pasolini, aderisce alla RSI per amore del marito, Amedeo Predassi, e dopo la Liberazione esordisce nel giornalismo scrivendo per il ''[[il Resto del Carlino|Giornale dell'Emilia]]'' (titolo con cui per alcuni anni uscì ''il Resto del Carlino'') e per il settimanale bolognese ''Cronache''. Trasferitasi a Roma insieme al marito, grazie ad Aldo Borelli, ex direttore del ''Corriere della Sera'' durante il fascismo, inizia a collaborare con ''[[Epoca (rivista)|Epoca]]'' (dove realizza uno scoop per aver scoperto dove si nascondeva padre [[Alighiero Tondi]], un gesuita che ha deciso di prendere la tessera del PCI) e diviene redattrice del ''[[Il Giornale d'Italia (1901-1976)|Giornale d'Italia]]''.<ref name=Tre>{{Cita|Tre}}</ref> È la prima donna ad essere assunta nel quotidiano diretto allora da Santi Savarino e si firma Gianna Predassi. Sempre su interessamento di [[Borelli]],
Politicamente di destra (ma con autonomia di giudizio), anticlericale, anticonformista e decisamente anticomunista, ironica e tagliente, ha rapporti di amicizia con Umberto Terracini, Alfonso Gatto (suo ex professore al liceo), Sandro Pertini e Ruggero Zangrandi, nelle elezioni del 1963 scrive dépliant per il PLI di Malagodi e nel 1973 s'iscrive al MSI di Almirante per poi dimettersi poco dopo perché, essendo favorevole al divorzio e all'aborto, è contraria alla linea del partito. Nel corso degli anni sessanta si è distinta per le inchieste sul malcostume della classe politica italiana e per le interviste spesso clamorose; il 30 dicembre [[1965]] il resoconto di un suo colloquio con [[Giorgio La Pira]]<ref>{{cita news
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