Statua di Api: differenze tra le versioni

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Inizialmente il bue fu considerato un'opera di [[civiltà romana|età romana]] che commemorava un simbolo [[Sanniti|sannita]], e così fu fatto incidere sul piedistallo: <small>BVBALVM / INTER PLVRIMAS VRBIS / DEVASTATIONES ASSERVATVM / BELLICAE SAMNITVM / FORTVNAE MONVMENTVM / A. D. M.DC.XXIX</small>. Però nel [[XIX secolo]] Émile Étienne Guimet, viaggiatore e collezionista, suggerì che si trattasse di una rappresentazione del dio [[Api (mitologia egizia)|Apis]] (e quindi, in particolare, sarebbe un toro, non un bue).<ref>{{cita|Isernia}}; {{cita|Meomartini}}.</ref>
 
L'[[egittologo]] Hans Wolfgang Müller, esaminò tale scultura e in particolare la sua possibile relazione con il [[tempio di Iside (Benevento)|tempio di Iside]] che sorgeva in città. Notò la rozzezza dell'esecuzione, che deve comunque essere egizia a giudicare dalla postura composta e frontale; quanto all'identificazione con Apis, però, l'egittologo notò l'assenza di quasi tutti i tratti tipici dell'iconografia del dio. Non vi è traccia delle corna con disco solare che dovevano sormontare il capo, non sono stati scolpiti i genitali, e le zampe anteriori sono allineate, diversamente dall'uso egizio di rappresentare quella sinistra avanzata.
 
A suo parere, non ci sono quindi elementi decisivi per asserire che il bue beneventano è veramente Apis. Si può ipotizzare che la scultura sia stata realizzata in un periodo tardo (non prima della fine del [[II secolo]]) in cui l'[[arte egizia]], ormai in decadenza, non era più in grado di conservare le iconografie tradizionali.<ref>{{cita|Müller}}.</ref>