Piazza Savoia: differenze tra le versioni

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|didascalia = Piazza Savoia, con l'obelisco celebrativo delle [[leggi Siccardi]]
|siglaStato = ITA
|città = [[File:{{simbolo|Turin coat of arms.svg|20px]]}} [[Torino]]
|circoscrizione = [[File:{{simbolo|Circoscrizione 1.png|20px]]}} [[Circoscrizioni e quartieri di Torino|I Circoscrizione]]
|distretto =
|quartiere = [[Centro storico di Torino]]
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==Storia==
===Il nome===
Progettata nel Settecento da [[Michelangelo Garove]], a seguito dell'ampliamento cittadino voluto da [[Vittorio Amedeo II di Savoia]], essa era nota come "Piazza Susina", per via della sua prossimità alla "Porta Susina", presso le attuali [[Via Garibaldi (Torino)|via Garibaldi]] e via della Consolata. Quando lo stato sabaudo vacillò nel [[1796]] e il re [[Carlo Emanuele IV di Savoia]] venne costretto all'esilio (8 dicembre [[1798]]), i francesi giunsero in città e, tra i primi provvedimenti, vi fu anche quello di mutare i nomi delle strade e delle piazze; Piazza Susina non fece eccezione e, negli anni dell'occupazione prima giacobina e poi napoleonica, si chiamò ''Place de France''.<ref> {{cita libro|Alberto|Viriglio|Torino Napoleonica|editore=Viglongo|città=Torino|anno=1905|p=22|isbn=no}} </ref>
Restaurata la monarchia e cancellata la denominazione imposta dai francesi, la piazza mutò nome in Piazza Paesana, per la vicinanza con l'omonimo [[Palazzo Saluzzo di Paesana]] di via della Consolata. Nel [[1860]], infine, prese il nome attuale.<ref> {{cita libro|Giuseppe|Torricella|Torino e le sue vie|città=Torino|anno=1868|p=247|isbn=no}} </ref>
 
===Il Monumento alle leggi Siccardi===
[[File:Monumento alla legge Siccardi.jpg|thumb|Antica fotografia del monumento di Piazza Savoia]]
La piazza è celebre oggi per l'imponente obelisco in granito di [[Baveno]], alto ventun metri, che vi venne eretto nel [[1853]], a ricordo delle [[leggi Siccardi]] del [[1850]]. L'idea di erigere un nomumento celebrativo per le discusse leggi Siccardi (che abolivano il foro ecclesiastico) fu già del [[1851]], su iniziativa della torinese ''Gazzetta del Popolo''. L'obelisco venne progettato dal pittore [[Luigi Quarenghi]] ed i sostenitori del progetto (tra cui il direttore della Gazzetta del Popolo, [[Giovanni Battista Bottero]]) proposero di sistemarlo in [[Piazza Carignano]].<br /> Non senza aspre discussioni con il clero torinese, nella persona dell'arcivescovo [[Luigi Fransoni]], il 4 marzo [[1853]] venne inaugurato il monumento in Piazza Paesana, come ricorda una delle frasi incise sull'obelisco:
{{citazione|Abolito da Legge IX Aprile MDCCCL il Foro ecclesiastico, popolo e municipio posero IV Marzo MDCCCLIII|Epigrafe sul monumento}}
 
Significativamente esso fu collocato in una piazza prossima al Santuario della Consolata, sede della principale devozione cittadina, ed a Palazzo Barolo, dove risiedeva la cattolica [[Giulia Falletti di Barolo]]. Durante la [[seconda guerra mondiale]], i combattimenti per le strade cittadine rischiarono di abbattere l'obelisco: combattenti appostati in corso Siccardi, in direzione di [[via Cernaia]], spararono alcuni colpi di mortaio in direzione di piazza Savoia, danneggiando il monumento e facendolo vacillare; rimasto in piedi, esso venne restaurato a guerra terminata.<ref> {{cita libro|Renzo|Rossotti|Le Strade di Torino|editore=Newton Compton Editori|anno=1995|città=Roma|p=580}} </ref> <br /> Un secondo restauro, nel [[1993]], ne ripulì la superficie e l'ampia gradinata.
 
==Note==
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{{Portale|Torino}}
 
[[categoriaCategoria:Piazze di Torino|Savoia]]