Agatocle: differenze tra le versioni

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Agatocle quindi lasciò Ethe, il cui sito archeologico corrisponde molto probabilmente con quello di [[Castiglione di Paludi]]: luogo ben fortificato che sorge a sud di Taranto, nell'odierno territorio [[Provincia di Cosenza|cosentino]] (nel lato ionico di quella che era l'area di maggiore forza per i Bruzi), a pochi chilometri dalla costa; qui infatti vennero rinvenute numerose monete agatoclee.<ref>{{Cita|Consolo Langher (2000)|p. 75}}.</ref> Agatocle dopo il massacro dei suoi uomini pose fine alla prima fase della sua spedizione in Italia e in Adriatico e se ne tornò a Siracusa. Da questo momento in avanti egli non nutrì più alcuna intenzione pacifica o amichevole nei confronti dei Bruzi.<ref name=diod.quattordici/> Infatti, quando nel 295 a.C. ritornò con nuove forze nel territorio italico, egli adoperò la forza contro le popolazioni barbariche della Calabria e in maniera preventiva anche contro le stesse città italiote.<ref name=diod.quindici>{{Cita|Diod. Sic.|XXI 4, 1}}.</ref>
 
Ufficialmente Agatocle era tornato in Italia perché aveva concluso un'alleanza con l'Epiro: Cassandro era morto nel [[297 a.C.]] e Pirro, dopo aver sposato una figliastra del re egizio Tolomeo, [[Antigone d'Epiro|Antigone]] (che era sorella della moglie di Agatocle, Teossena), si era legato alla corte tolemaica e aveva ottenuto il consenso e il sostegno di Alessandria per fare ritorno in Adriatico (secondo alcuni studiosi, dati gli stretti rapporti tra questi basilei, Agatocle prese parte alla lotta che rimise Pirro sul trono d'Epiro, anche se nelle fonti primarie non se ne è conservata memoria<ref>{{Cita|G. Marasco|p. 106 e n. 49}}.</ref>). Adesso il re epirota stava per contrarre il suo secondo matrimonio con la figlia di Agatocle: Lanassa, per cui il basileus siracusano era giunto con le sue navi a [[Crotone]] perché da qui, disse a [[Menedemo di Crotone|Menedemo]] - tiranno della polis e suo alleato -, stava per passare la scorta reale che accompagnava la principessa in Epiro; non doveva quindi allarmarsi Crotone alla vista dell'imponente sfilata della flotta siracusana<ref name=diod.quindici/> (ed effettivamente in epoca ellenistica la sposa veniva scortata da un vasto dispiegamento di mezzi militari<ref>{{Cita|Maria Intrieri|p. 448, n. 113}}.</ref>). Ma l'allentamento della tensione delle forze crotoniate faceva parte del piano di conquista di Agatocle: egli fece circondare completamente la polis e ci fece costruire un ''teichos'' (muro di legno), affinché i Bruzi, che controllavano il retroterra montano, non potessero correre in soccorso dei Crotoniati (Menedemo era infatti un amico dei Bruzi; con essi portava avanti una politica d'intesa).<ref name=sestitodue>{{Cita|Giovanna De Sensi Sestito (2015)|p. 18}}.</ref> Ricevuti con la forza all'interno della città, i Siracusani saccheggiarono le case e uccisero gli abitanti maschi. Dopodichè Agatocle lasciò un presidio armato e fece ritorno a Siracusa.<ref name=diod.quindici/><ref name=sestitodue/>
 
La traumatica presa di Crotone era anzitutto un messaggio per i Bruzi: Agatocle li aveva appena sottratto una delle città più ricche della Magna Grecia, con la quale essi avevano un florido rapporto commerciale<ref name=sestitodue/> (il porto di Crotone era infatti, dopo [[Porto di Taranto|quello di Taranto]], il più importante dell'Italia antica<ref>{{Cita|Giovanna De Sensi Sestito (2015)|p. 19}};</ref>), inoltre Agatocle, in ottica anti-punica, aveva bisogno di assicurarsi il totale controllo di Crotone (da qui l'atto di violenza), poiché essa era una delle città dove maggiormente confluivano i beni di prima necessità che Cartagine adoperava per militarizzarsi (il legno della [[Sila]], la pece, i minerali dell'alta [[Vallata dello Stilaro|valle dello Stilaro]])<ref>{{Cita|Giovanna De Sensi Sestito (2015)|p. 21}};</ref> ed era altersì fondamentale per assicurarsi il pieno controllo dell'area ionico-adriatica.<ref>{{Cita|Maria Intrieri|p. 448}}.</ref>