Francesco Anfossi: differenze tra le versioni
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Il colonnello Anfossi, accusato di «aver fatto esportare dal [[Lodrone (Storo)|palazzo Lodrone]] bauli carichi di oggetti di valore», malversazione dei fondi del suo reparto e incitamento all'[[insubordinazione]] della truppa posta al suo comando, fu arrestato il 27 luglio per ordine del comandante dell'esercito lombardo, [[Teodoro Lechi]]. Tradotto presso il carcere del [[castello Sforzesco]] di [[Milano]] fu liberato il 7 agosto in seguito all'occupazione della città da parte degli austriaci. Il procedimento giudiziario a suo carico non ebbe più seguito a causa dei mutati eventi politici-militari, ma Francesco Anfossi fu escluso dall'[[esercito piemontese]] nonostante il ricorso presentato presso la [[camera dei deputati]] del Regno<ref>Francesco Anfossi, ''Memorie sulla compagna di Lombardia dal 1848'', 1851.</ref>. A guerra conclusa, Anfossi con il memoriale ''Memorie sulla compagna di Lombardia dal 1848'', edito nel 1851, cercò di difendere il suo operato nel corso della campagna del [[Trentino]].
Nel [[1859]] Anfossi tentò ancora una volta senza successo di prendere servizio nei ''[[Cacciatori delle Alpi]]'' e, in seguito, nei costituendi ''[[Cacciatori della Magra]]''. Nel [[1860]] prese parte alla [[Spedizione dei Mille]], nella quale fu nominato capitano e posto al comando della 5ª Compagnia, ma fu congedato subito dopo lo sbarco in [[Sicilia]] in quanto accusato di vigliaccheria (durante un assalto nel corso della [[battaglia di Calatafimi]] si sarebbe infatti nascosto al riparo di una casa).<ref name=DizNazRis /> Fu estromesso dal corpo da [[Giuseppe Garibaldi]], rimpatriato dopo la [[Insurrezione di Palermo (1860)|presa di Palermo]], privato della pensione e della [[Medaglia commemorativa dei Mille di Marsala|medaglia commemorativa]] de [[I Mille]]. Negli anni successivi visse miseramente tra [[Torino]] e [[Nizza Marittima]] spegnendosi a Genova nel 1890.<ref name=DizNazRis />
==Scritti==
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