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Nel saggio ''Spazi museali e "foto-suoni"'' (raccolto nella ricerca ''Nuovi linguaggi museali'', a cura di HoldenArt e Rive-Gauche Concerti, Torino 2005/2006, 1150 pagg. e un [[ipertesto]]), Piacentini individua le tre fasi progressive che dal foto-suono conducono alla foto-musica, aprendo, come risulta da altri suoi scritti, a una fase ulteriore che qui designeremo come "oltre la sintassi".
Nella prima fase, denominata "'''collazione'''", si procede alla registrazione e archiviazione in apposito ''[[database]]'' dei foto-suoni. L'archivio comprende, allo stato tecnologico attuale, cassette audio digitali ([[DAT]]), [[CD]] e [[DVD]], dischi rigidi o ''[[hard disk]]''. Le registrazioni sono effettuate sia tramite ''DAT recording'', sia tramite ''[[hard disk recording
Nella seconda fase, detta "'''paratassi'''" (dal greco ''parà'' = a fianco e ''taxis'' = posizione), il "foto-compositore" si incarica della selezione dei materiali ai fini del loro specifico utilizzo in un dato ambiente e per una precisa funzionalità artistica. Ciò avviene, da un lato, attraverso l'uso di un ''software multitracking'' e, dall'altro, attraverso la scrittura di uno "scartafaccio" di appunti musicali. La fase paratattica punta in modo esplicito al fine che coinvolge gli spazi architettonici, contenuti inclusi, e la foto-musica per essi concepita. I foto-suoni, in questo stadio, non sono ancora musica, ma l'[[alchimia]] ''in progress'' e il "[[punto di fuga]]" già chiaramente prefigurati.
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