Troiani (popolo): differenze tra le versioni
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{{F|antropologia|arg2=storia antica|novembre 2012}}
[[File:Ilion---metopa.jpg|thumb|<small><center>Rilievo troiano che rappresenta [[Helios]] su un [[triglifo]] con [[metopa]] del Tempio di [[Atena]] di Troia. È conservato al [[Pergamonmuseum]] di Berlino.</center></small>''']]
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La [[lingua luvia]], una lingua anatolica, è stata ipotizzata come possibile lingua parlata a Troia, in particolare a partire dagli studi di [[Calvert Watkins]] del 1986<ref>Watkins, Calvert (1986), "The language of the Trojans" in Troy and the Trojan War: a symposium held at Bryn Mawr College, October 1984 ed. M. J. Mellink. Bryn Mawr.</ref>:
Il nome Priamo ha un'etimologia luvia (o meglio potrebbe essere l'ellenizzazione e la traslitterazione del nome luvio Pariya-muwa, che significa -uomo-eccezionalmente coraggioso), così come quello di 9 dei suoi parenti più stretti su 16 nominati da Omero. Inoltre esisteva un sovrano Arzawa dell'età del bronzo con un nome simile e associato a Priamo, Piyamaradu, citato come sovrano in documenti ittiti scritti in luvio (il suo nome, in quella lingua, significa dono dei devoti). Alessandro (il secondo nome di Paride) nella forma di Alaksandu è noto come signore (ma forse non legittimo Re) di Wilusa nelle fonti ittite, nelle lingue anatoliche il suo nome è associabile, anche se con un'etimologia non del tutto chiara, al dio del sole e della guerra, Apaliunas, simile al dio Luvio Aplu, signore della peste, tutti attributi riconoscibili anche nell'Apollo greco classico (ma non nelle fonti micenee). Si tratterebbe dunque di un nome luvio o di origine anatolica affine ma distinta del luvio. Anchise (ed Ettore) potrebbero avere un'etimologia Luvia, Achis in filisteo (lingua di cui si ignora l'origine, forse anatolica o indeoeuropea, ma presto assorbita dalle lingue semitiche circostanti) significava Re-Sovrano-Comandante.
Va anche detto che i nomi sono cattivi indicatori della lingua parlata, semmai indicano rapporti culturali stretti; ad esempio {{
Non disponiamo di archivi o di documenti scritti dell'età del bronzo troiana eccetto 1) un sigillo, di età indefinita, scritto in ittita, 2) un sigillo, in luvio geroglifico, associato a Troia VIIb, 3) due piccoli frammenti, forse in luvio cuneiforme, molto mal conservati e riferibili probabilmente a Troia VI o VII, rinvenuti nel XIX secolo, mal descritti ed in seguito perduti, 4) due tavolette d'argilla frammentarie coperte da segni poco leggibili che, secondo il linguista sovietico Nikolay Kazansky, vanno interpretati come una scrittura, forse lineare, distinguibili sia dal lineare A (minoico) che dal lineare B (miceneo), ma impossibili da interpretare per frammentarietà (pochissime sillabe) e cattivo stato di conservazione. Essi però potrebbero essere più antichi di Troia VI, ed anzi risalire al 2.000 a.C. (Troia V), ovvero all'età precedente alla comparsa del "vero" lineare A.
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