Giuseppina di Beauharnais: differenze tra le versioni

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Libertino e scialacquatore, Giuseppe Gaspare malgestì le proprietà avute e alla morte del nonno materno di Maria Rosa, la famiglia non ricevette l'eredità che sperava, ma molti debiti. Quando la casa di famiglia fu distrutta da un uragano nel 1766, Giuseppe Gaspare non la fece ricostruire, preferendo ristrutturare come abitazione il piano superiore della raffinerie di zucchero della piantagione, dove si installò con la moglie e le figlie.<ref name="Aronson 22"/>
 
L'origine esotica della futura imperatrice dei francesi avrebbe dato luogo in seguito allo scaturire di fantasie e congetture sulle sua infanzia martinicana. Maria Rosa, allora soprannominata ''Yéyette'', passava le sue giornate con Marion, l'amata nutrice [[Mulatto|mulatta]], e si racconta giocasse spesso con i figli degli schiavi.<ref>{{Cita|Buzzi, 1983|pp. 14-16}}</ref> Certo fu che ripresasi da un lieve attacco di [[vaiolo]], venne mandata a studiare nell'istituto religioso delle ''Dames de la Providence'' di Fort -Royal assieme la sorella Caterina Desiderata: non furono mandate in Francia a ricevere un'educazione adeguata a ragazze del loro rango, a causa delle ristrettezze economiche della famiglia. Non dotata di una mente brillante, Maria Rosa ricevette dalle suore un'istruzione approssimativa in cultura umanista, catechismo, disegno, danza, musica e canto.<ref>{{Cita|Buzzi, 1983|pp. 16-17}}</ref><ref>{{Cita|Aronson, 1993|p. 23}}</ref>
 
Morta Caterina Desiderata per una febbre maligna, Maria Rosa uscì dal collegio a quattordici anni per tornare alla placida vita a fianco della madre a Trois-Îlets. Già da giovane, Maria Rosa acquistò carattere e abitudini corrispondenti all'immagine che i francesi si erano fatti dei [[creolo|creoli]], di cui dicevano essere indolenti, capricciosi e molto sensuali.<ref>{{Cita|Knapton, 1992|p. 10}}</ref> Fu in questo periodo che la ragazza ricevette da un'indovina mulatta una predizione sul suo futuro: avrebbe avuto un matrimonio infelice da cui sarebbe rimasta vedova, ma in seguito avrebbe avuto una corona e un ruolo «più alto di quello di una regina».<ref>Ricordato più volte con gusto anche da Giuseppina una volta divenuta imperatrice, l'aneddoto apparve per la prima volta nel 1797 sul giornale monarchico «Le Thé» quando ancora metà della profezia doveva compiersi ({{Cita|Knapton, 1992|pp. 15-16}}).</ref>