Nel [[2002]] venne identificato un secondo sito<ref>L'identificazione del sito fu dovuta ad una segnalazione dell'[[Archeoclub d'Italia]]</ref> in località "Policaretto",( antico Policastrio)</ref> sempre nel comune di Acri, a circa 10 km dall'attuale centro storico. I due insediamenti erano in vista l'uno dell'altro e sun di un vasto pianoro sulla dorsale a SW del fiume Mucone, estesa per diverse decine di ettari, sono stati rinvenuti materiali identici a quelli di Colle Dogna, ma in quantità enormemente superiore, e, secondo gli esperti, forse addirittura più antichi. L'estensione dell'insediamento doveva essere notevole, in quanto abbracciava varie cime collinari, in prossimità del fiume Mucone e il Cièracò di Acri.
Estratto del verbale di consegna,prot.n°2 modulo3,"In data 14/06/02 la sottoscritta Isora Migliari,I° Assistente Tecnico Scientifico presso L'ufficio Scavi di Sibari della Sovrintendenza per i Beni Archeologici della Calabria,prende in consegna dal Sig. Fiorito Angelo, presidente dell'Archeoclub d'Italia, e residente in Acri (Cs) n°1 scatola di Cartone contenente svariati reperti archeologici ,ed alcune monete ,recuperati sul sito Policaretto in Acri (Cs), durante ricognizioni nel territorio .
A seguito di tale segnalazione nel luglio 2002 iniziò una terza campagna di scavi in località Policaretto si Acri è in località Gastia.
Tra i rinvenimenti sul sito (saggi di scavo Luglio 2002),si segnalano [[Forno|forni]] per la lavorazione della [[ceramica]], di vasellame di tipo bruzio, eed i resti di una [[villa romana]] datati al [[II-I secolo av.C.]] .Altri rinvenimenti nel territorio si riferiscono a punte di [[freccia]] di [[ossidiana]] e di [[selce]]locali, frammenti di ceramica locale (osca o bruzia),resti di ceramica greca-acaica di tipo Hilix a vernice nera di tipo geometrico, oggetti di bronzo di piccole dimensioni, e infine alcune monete greche, ora in possesso del [[Museo Archeologico della Sibaritide]].
E indubbio che nel territorio di Acri, vi fufù un insediamento umano ,molto consistente, nel periodo che va dal periodoparte [[Eneolitico]] ,al [[Bronzo finaleFinale]], e che si debbano identificare come la prima popolazianepopolazione giunta sulle nostre terre gli [[Enotri]], soppiantati poi dagli [[Osco]]-[[Umbri]],e dal cui ceppo derivano i [[Sanniti]] e da questi i [[Lucani]] e i [[Bruzi]],infatti.Infatti nell'elenco delle località bruzie esistenti già l'anno [[1240 av.C.]]nell'opera "Storia dei Cosentini" lo storico Davide Andreotti Loria cita:"Acrae,Albistria,Blanda,Besidie,Cerre,Lao,Nucria, Napezia,Tyllesion".Lo storico Luigi Caruso nella sua opera "Storia di Cosenza" fra gli antichi nomi di alcuni comuni della Calabria scrive: "Ocriculum-Axia-Acrium-Acresium-Acrae-Acra" ,tralasciando evidentemente altri con i quali si ricordava in altri tempi,lo.Lo storico Cantù nella sua opera "Storia Universale" al volume VIII scrive"Ne l'interno Acheruntia e Pantosia ne l'[[Acheronte]]".Davide Andreotti Loria scrive sulle origini di Acri:"Acri e l'antica Aciris,che declinava come metabo vale a dire:"Aciris,Aceruntis,Acherontis"precisa che il nome,non è di origine greca ,ma nazionale,chi la fà di origine greca, fu ingannato dal suo nome a radice greca,e chi lo ritiene di origine asiatica si appoggiò ai nomi di alcuni suoi monti e valli che sono simili ad alcune voci ebraiche,gli fece credere,che ebraiche fossero le sue origini".Lo storico L.Caruso nella sua opera "Storia di Cosenza" scrive,il rinvenimento di tracce del [[neolitico]] superiore e della pietra levigata rinvenute ad Acri,i primi abitatori risalirebbero perciò,ad un periodo compreso tra il [[6000]] ed il [[2800 av.C]],caratterizzato dalla cultura megalitica da [[megalito]] (mega=grande,e lithos=pietra),ne fa fede anche il graffito raffigurante un gigante,inciso su di una rupe nella parte più alta del [[Mucone]] come lo descrive, nella sua opera "memorie Storiche di Acri"anche il Capalbo.Secondo Pseudo Scimmo da Chio [[Pandosia]] era inclusa, fra le città colonizzate dagli [[Achei]] del [[Peloponneso]] e la sua fondazione ,secondo Eusebio di Cesarea,sarebbe stata contenporanea a quella di [[Metaponto]]. Ma come giustamente fa notare Jean Berard nel suo libro"La Magna Grecia"scrive:.."Pandosia secondo Strabone, fu dapprima la capitale del re degli [[Enotri]],si trovava nell'alta valle del [[Crati]] e venne soppiantata da [[Cosenza]] nel [[IV secolo a.C.]]che divenne la nuova Capitale...e chiaro che fu d'origine indigena e non greca..".In Cronaca Numismatica del 2002 nel servizio dedicato alla produzione delle ceramiche e della monetazione dei Bruzii allestita dal Museo Civico di Milano e diretto dall'archeologo e numismatico Ermanno Arslam, descrivono le monete pandosiane e scrivono"..Non è chiaro se questa città era di origine greca oppure indigena o che poi di due se ne ebbe una..." Un antichissimo riferimento storico, e quello dello storico Catone,vissuto tra 234 e il 148 av.C. che la dice fondata, o meglio edificata dai coloni usciti dalla [[Beozia]], e stabilitisi nella regione dei Lucani,fondarono Tebe Lucana,Platea,e Tanagra. [[Diodoro Siculo]] scrive che Tebe Lucana era fondata dai Tespiadi della Tespia nella Beozia,coloni condotti da Jolao nella Sardegna,Eustazio aggiunge che vi erano anche dei Tebani, e che questi popoli, passarono a stabilirsi in Enotria,e fondarono varie città ai tempi di Jolao,prima della grande emigrazione Jonia, avvenuta l'anno [[1130 av.C.]]ed in quel tempo furono fondate tre città, nella confinante regione dei Bruzi le città erano: Sifeo,[[Temesa]],Platea, le quali sono i nomi delle città di origine della Beozia.Lo storico Scilace di Carianda(VI-V sec.a.C.)non fa riferimento ne di Tebe Lucana ne di Tanagra, ne di Sifeo ,nel suo Periplo cita solo Platea,lo storico [[Plinio]]23-79 d.C. nella sua(Storia Naturale 3,98) cita gli Aprustani come l'unico popolo che abitava ,l'entroterra thurino e che non si affacciava sul mare, oltre ad altre due città nell'entroterra enotrio Tebe di Lucania e Mardonia(Pier Giovanni Guzzo,1990)altre descrizioni di città da storici come (Diodoro Siculo 21,3;) "Ethai,Arinthe,Artemision,Erimont,Ixias,Kossa,Kiterion,Menekine, Malanios,Ninaia"",Stefano Bizantino cita a riprese testi estrapolati da [[Ecateo]] e considerate perciò pertinenti a città enotrie quali :"Brystakia,Drys,Patycos,Sestion,Siberine"(Stefano Bizantino VI d.C.)e per ultimo Servio nel commento alla (Georgiche 1,103):scrive che fondata da i Troiani nell'entroterra di Thurio la città di "Gargara".(Pier Giovanni Guzzo 1990).Da testi degli antichi storici quali Catone e Plinio e poi tradotte più recentemente da Gabriele Barrio lo storico riteneva, che Tebe Italica (lucana) sia vicinissima a Pandosia e scrive.."Et Plinius cum de Thebis mentionem facit,statim subdit de Pandosia,quam Theutopompus Lucanorum ubem fuisse ait..."Lo storico P. Marafioti a pag 288 scrive..."Appresso il castello la "Rosa(attuale Rose di Luzzi in provincia di Cosenza) si incontra l'antica città di Tebe,in luogo in alto edificata,che oggi e chiamata li Luzzi;di questa ne fa menzione Plinio e Teutopompo,che dice essere città dei Lucani,non perché fosse dentro la sua provincia di Lucania,ma perché in questi convicini luoghi negli antichi tempi ebbero i lucani ,molte colonie,..".Il Fiore nel suo nel suo libro capitolo IV pag.79-89 scrive.."Tebe,città senza certezza di primo fondatore detta altresì Lucana perché abitata dai Lucani,cioè sanniti,venuti sotto il loro capo chiamato Lucio.."e nelle tavole dei nomi moderni mette Tebe a Luzzi. Lo storico F.Firrao nel suo Lessico scrive.."Thebes Lucaniae,cognonime li Luzzi, oppidum Bruttiorum mediterreneum in Calabria Cireriori apud Cratim fluvium,Acrae olim finitimun ab eo 8 m.p.Consentiam versus,intininter illum et Bisinianum.." L'unica città attigua a Luzzi anzi si puo dire attaccata e l'odierna Acri,sul versante a sud che guarda sul fiume Crati, ed è l'attuale zona, interessata dagli scavi archeologici sono sul versante confinante al territorio del comune di Luzzi,(forse gli storici del passato avevano ragione?(Thebe Lucana,subdit de Pandosia?)
Un altro riferimento importante per una localizazzione e la testimonianza di [[Aristotele]],(384-322 av.C.)che ubicava la città a "sei ore di marcia a cavallo dalla costa"nell'entro terra (altrimenti avrebbe descritto sulla costa!),l'andatura media di un cavallo in buone condizioni e di circa 6-10 km ora,quindi secondo un calcolo presunto dovrebbe avere percorso circa ,35-40 km nelle sei ore di marcia,all'incirca la distanza che separa Acri dal mare Ionio e poco più dal mare Tirreno, seguendo l'istimo delle vie fluviali del cosentino.
Secondo gli studi condotti dal prof. J.De la Geniere è dal prof. C.Sabbione,ai tempi dell'imperatore [[Augusto]] (Roma 63 a.C.-14 d.C.)scomparvero Pandosia e Terina,e decaddero centri come "Locri,Caulonia,Petelia,Brystaccia,Syberina",importante piazzaforte per la sua posizione sul Neto.
Nelle varie ricerche effettuate ci siamo inbattuti, in un città ancora esistente, situata in Umbria la città di [[Otricoli]],che vanta imponenti vestigia romane ma anche resti pre-ellenistici, e quello che più ci ha fatto riflettere e il suo nome antico"Ocriculum" uguale a quello citato da Tito Livio nelle guerre puniche,e nella spiegazione dei nomi della città nel passato descrivono "Ocriculum è la versione latina del nome [[Acropoli]] in greco" il termine Acropolis nel linguaggio greco significa , "città posta su un monte, nella parte più elevata e fortificata o fortezza' presso gli antichi greci, famose l'Acropoli di [[Atene]] e [[Acro]]-[[Corinto]], Acropoli di [[Alatri]].
L'evoluzione demografica della città di Acri è in parte documentata dai registri delle imposte regie del 1561 vengono iscritti 1175 fuochi (famiglie) e nel 1595 arriva a 1453 (famiglie)(università degli studi della Calabria),nel 1615 dal cartografo (Mario Cartaro) si a una descrizione assai più completa del terrritorio della città di Acri e delle sue frazioni Acri 1910 fuochi,i casali di Acri:San Demetrio 266 fuochi,Santa Sofia 187,San Giorgio 40 fuochi,Baccarizzo di Acri 133 fuochi,Macchia d'Orto 52 fuochi,San Cosmo 46 fuochi,(totale dei fuochi 2843)e nello stesso periodo Cosenza il capoluogo aveva 2503 fuochi,e Bisignano 1239 fuochi.
Un ulteriore indizio di quanto la città ed il suo terrtorio poteva essere in passato, si legge attraverso gli scritiscritii dello storico (R.Curia)in "Storia di Bisignano" che descrivenndodescrive il terremoto avvenuto nella diocesi di [[Bisignano]],descrivecita che sotto il governo di [[Guglielmo II ]]tra il [[1184]] e il [[1186]] la [[Calabria]] fu scossa da terribili terremoti e diversi centri della pre-silapresila furono danneggiati o completamente distrutti,e che [[1185]] Acri fu quasi completamente distrutta dal terremoto e, a ciò si aggiunse la devastazione fatta dalla fame e dal colera a seguito di una lunga siccità,che aggravo la situazine dei superstiti, e che solo dopo parecchi mesi di lavoro, dovuta sopratutto alle frane, si riuscì ad aprire uanuna via di comunicazione per poter portare dei carriaggi pere raggiungere le zone più isolate del suo territorio.
Ripercorrendo a ritroso la storia di Acri ,bisogna cosiderareconsiderare la posizione strategica di Acri situata tra [[Rossano Calabro]],e [[Sibari]], e quindi viene da chiedersi se non fosse prima della caduta della potente [[Sibari]], sotto la sua imfluenza, e successivamente sotto legida della vicina Crotone.Nella sua lungha storia la città di Acri si oppose al dominio di [[Roma]] strenuamente, ma dopo la battaglia di [[Canne]], si schierò a fianco del duce cartaginese [[Annibale Barca]], e nel [[203]] av.C. dovette arrendersi,e conoscere uno dei tanti sacchegggi,che subì nella sua lunga storia.La sua voglià di libertà si rianimaronò con la rivolta di [[Spartaco]] nel [[73-71 av.C]] ,quando Acri e i comuni limitrofi sostennero Spartaco,accampatosi nei nostri territori durante la guerra servilie, da (Pier Giovanni Guzzo) .Lo storico Davide Andreotti Loria ,scrive a pag.259 della sua opera.."Della spaventosa eruzione del [[Vesuvio]],che distrusse [[Pompei]], [[Ercolano]] e [[Stabia]],e che il fumo e le ceneri coprirono [[Roma]] e buona parte del Bruzio,e continua .."narra Dione [[Cassio Dione Cocceiano]] 155-239 d.C. che per i tremuoti,ne andò sossopra [[Cosenza]],che dannegiatissimi come nelle altre città ,ne andarono gli edifici i templi,che per essere isolati,presentarono una resistenza minore alle ondulazioni del spaventoso flagello...Lessi in Napoli in una cronistoria manoscritta,che sin dal quel tempo,caddero tutti i templi di "Cosentia,Menechine,Besidiae,Mamerto,Acrae",e che dai cristiani tali tremuoti si attribuissero a i divini voleri che per essi desideravano volere abbattuti,i templi dell'idolatria,correa l'anno 79 dell'era volgare"[[79 d.C.]] . Nel [[542 d.C ]]abbiamo le notizie della strenua resistenza che la città di Acri oppose ai [[Ostrogoti]],guidati da [[Totila]],che alla fine riuscì a prendere la citta per la fame e la sete,e la sacceggiò ,distruggendone gran parte, e perpetuando orribili violenze,così descrive lo storico [[Procopio]](500-565 d.C.) designando la posizione di Aciria o Acheruntia.."Totilas cum apud Lucanos quoddam praesidium coepisset,et id munitissimun,in CalabiaeCalabriae fines proxime situm quod quidam Acerunta incola vocant,in eo imposuit custodiam ecc. virorum..".Nella prima metà del 650 d.C. e nelnella fine del [[670 d.C.]]per sfuggire ad un intensa epidemia di malaria, gli abitanti ancora rimasti nella vicina [[Thurio]] si riversarono ad Acri.L'incremento demografico comportò un netto miglioramento delle attività produttive è fù un periodo di generale benessere.
Con l'arrivo dei [[longobardi]] nella val di [[Crati]],Acri divenne subito un loro [[Gastaldato]], di notevole importanza economica, questo almeno fino al [[896]], quando venne occupata dai [[Bizantini]] prima e poi dai [[Saraceni]],liberata ,si documentano altre due incursioni saracene nel [[945 d.C.]]e nel [[1009 d.C.]]e ne [[1200]].Nel primo periodo dell'arrivo dei Normanni,guidati da [[Roberto il Guiscardo]] ,che aveva scelto come sua base [[San Marco Argentano]],Acri e la città di [[Bisignano]], le due città più forti in val di Crati,furono ripetutamente attaccate ede inpoi ultimo saccheggiate ,come la maggior parte delle cittacittà e comuni del cosentino,alla fine della guerra il [[Guiscardo]] per mantenere e consolidare il potere ,elargì a nobili deilarghi privilegi.E nell'anno 1074-1075 ,concesse al conte Simone Cofone di Acri,conte di Acri e di [[Pàdia]],<ref>5</ref>larghe estensioni di territorio della Sila,è nella vicina Luzzi all'epoca in parte antica possessione dei monaci cistercensi del monastero detto dei Menna ,e in parte del conte Cofone.Nel 1084-1086 il conflitto di interessi sfociò in una guerra sanguinosa,cui presero parte anche il duca di [[Rossano Calabro]] e il conte di [[Bisignano]],uniti a spalleggiare gli acresi, contro l'abbate di [[Montecassino]] inviato dal papa a supporto dell'abbate Ugolino.La tregua,che prevedeva che il conte di Acri conservasse il possesso delle terre,ma con l'obbligo di versare un tributo ai monaci,risultò una chimera.Si susseguirono altre dispute eed il convento fu assaltato ed eanche quelli limitrofi, e continuò in maniera così cruenta,che il papaPapa [[Urbano II]] scomunicò tutti i partecipanti,e la magistratura normanna condannò a lunghecinque peneanni detentivedi carcere è il verasamento di cinquemila libbre d'oro e d'argento agli avversari dei monaci,cinque anni di carcere i quali riebbero le terre, (ad onor del vero le terre appartenevano veramente allaal conte della città di Acri, e furono donate ai frati, con la somma per realizzare un romitoio adiacente al convento dai fratelli Urso Polite di Acri, fattisi frati in quel cenobio, e avendo donato parte del loro patrimonio alla chiesa, ma senza regio assenso dei regnanti del tempotempoi quali ne rivendicavano il diritto).Intanto in quel periodo continuava il lento ma progressivo lavoro di latinizzazione ,voluto dai [[normanni]],ma in un ambiente come il nostro, fortemente legato al culto [[bizantino]],infatti è da ricordare che [[San Nilo da Rossano]] tra il [[867 d.C.]] e [[982 d.C.]]è nel territorio di Acri che fondò nell'antico casale di [[San Demetrio Corone]] il monastero dei [[San Adriano,Natalia, Demetrio]],il più consistente centro dei [[Basiliani]] in [[Calabria]].Pure l'ordine monastico dei [[Cistercensi]] svolserosvolse un ruolo importante ,nella vita spiritule del tempo nel territorio di Acri,realizzarono il monastero detto della "SS.Trinità de Lignos Crucis",così denominato perché possedevano un piccolissimo frammento della [[Croce]] di [[Cristo]],custodito in un apposita teca,questo monastero fu costruito tra il 1053 e il 1085,e ospitò l'Abbate [[Gioacchino da Fiore]],che lo descrisse ampiamente nelle sue memorie, fu distrutto durante l'ultima incursione dei [[saraceni]] nel nostro territorio intorno al [[1210-1220 d.C.]],questo monastero fu importante insieme ad altri per lo sviluppo della cultura del baco da seta e in diverse altre attività artiginali,come per esempio la concieria delle pelli.Tra il X e il XII secolo,vengono censite e costrutite nel territorio della città di Acri molte chiese e conventi, così come descritto in "Storia della Calabria"D.Ficarra,che tra il 1054 e il 1100 sorsero in Acri l'abbazia cirtecense ed il monastero insieme a quello di [[Corazzo]],della [[Sambucina]]in Luzzi,e di [[Nicotera]].E dall'instrumento diocesano del Vescovo Ruffino da Bisignano l'elenco di chiese e conventi già esestenti in data 1200,..<< In Castro de Acri et tienimento suo,San Nicola de Carlatta,San Domenica,Santo Nicola di Domna Milania,San Giorgio,Santa Croce,San Nicola quod est ante Castillum,Santo Antonio Abbate,Santa Mariae Annunciata,San Nicola delle Serre,San Pietrus,Santae Mariae de Padiae,Santa Venere,San Nicola de Fierula,in terra de Acri e tienimento suo il Monasterio de Santo Adriano, in castro de Acri i monasterii San Zaccaria,santa Mariae Maddalena,Santa Mariae de Lignos Crucis, de ospitali cum casalinis in casale dicta Santa Venerii..>>.Durante il regno di [[Federico II]] ,la città godette di un periodo di relativa tranquillità e di notevole prosperità economica, divenne un centro importante nel commercio della seta,questo fino all'arrivo degli [[Angioini]] e poi degli [[Aragonesi]],che con i loro pesanti tributi,inbebolirono notevolmento l'economia della città.Nel 1462 il duca di San Marco Argentano ,Luca Sanseverino ,aquistò dal fisco,per concessione di re[[ Ferrante I d'Aragona]] la città di Acri e di [[Bisignano]], per la cifra di 20.000 ducati d'oro e d'argento, nello stesso anno la città di Acri rimasta fedele agli Angioini subi, un terribile assedio da parte delle truppe Aragonesi, che non riuscendo a conquistare la città, usarono un traditore un certo Milano, che indicò alle truppe nemiche i segnali delle guardie degli avamposti, e che all'ora convenuta a notte fonda ,aprì le porte della città,e gli aragonesi con inaudita ferocia attaccarono la città, sapendo che in Acri si trovava nascosto il vicere Grimaldi, perpetrarono terribili violenze,lo storico Capalbo,che a sua volta riportò le notizie del Pagano, descrive la strenua battaglia all'interno delle mura ,e il disperato tentativo di salvare donne e bambini da parte di ogni cittadino valido,e che fecero rifugiare nella parte più alta di [[Padia]], nella chiesa matrice di Santa Maria Maggiore,( che allora si chiamava Santa Maria de Pandia).Ma la crudeltà dell'esercito inferocito non risparmiò neppure la chiesa, che fu arsa insieme a donne e bambini,e l'eroico comandante delle guardie della città Nicolò Clancioffo,nella piazzetta del castello,fu segato vivo per i lombi,ed il suo corpo poi diviso in quattro pezzi fu esposto sulle quattro torri del castello, da un documento del notaio Marsilio Aliprandi del 1479-80, è dichirato che molte proprietà nei quartieri Parrieti,Padia , Picitti e Castello,furono vendute come orti ,perché le case erano bruciate , ormai in rovina, è non vi erano abbastanza uomini per ricostruire i detti quartieri,non abbiamo attualmente notizie complete, del 1462, ma si suppone che in quella guerra la città perse più di duemila abitanti,comprese parte delle armate che seguivano il vicere Grimaldi ,che insieme a pochi dei suoi riuscì a salvarsi,dalle segrete del [[Castello di Acri]] e poi rifugiatosi nella vicina Longobucco.Alla discesa di [[Carlo VIII]] la città di Acri si schierò con il re [[Federico d'Aragona]] ,la sua fedeldà agli aragonesi,costò alla città un altro assedio e il saccheggio della città dalla parte dei francesi,nel 1496-97,la distruzione quasi completa del castello,e i capi popolo i nobili Placido e Sebastiano della potente famiglia Salvidio furono uccisi e fatti a pezzi e i loro corpi buttati nel letame.(Capalbo ,"Memorie Storiche")
Nel [[1511]] vennero espulsi gli ebrei,per il decreto di re [[Ferdinando di Castiglia]],una figura importante dell'economia della città ,che abitavano l'antico ghetto,(Judeica)l'economia locale peggiorò notevolmente,il luogho dove si trovava il ghetto ,ancora oggi viene chiamato Judeica ,situato presso il fiume [[Chalamo]] ,al di fuori della cinta fortificata, la loro presenza in Acri e documentata prima dell'anno mille.
==Il Brigantaggio in Acri==
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