Piazza Savoia: differenze tra le versioni

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|tipo = piazza
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|intitolazione = [[Savoia (regione storica)|La regione storica della Savoia]]
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}}
'''Piazza Savoia''' è una delle piazzette situate nella parte occidentale del [[centro storico di Torino|centro storico]] di [[Torino]], nella zona nota come [[Quadrilatero Romano]].
 
'''Piazza Savoia''' è una delle piazze del [[Torino centro|centro storico]] di [[Torino]]. Sita tra Via Corte d'Appello e Via della Consolata, rappresenta uno degli scorci più curiosi della città, per via dell'imponente obelisco che troneggia al suo centro. MantenneE' il suo nome anche dopo la caduta della monarchia nel [[1946]] perché intitolatatitolata alla regione, oggi francese, della [[Savoia (regione storica)|Savoia]], esebbene noncomunemente si pensi sia dedicata alla omonima [[Casa Savoia|Casa Reale]]. Separa, sull'asse est-ovest, via Corte d'Appello da via del Carmine.
 
==Storia==
Fu progettata nel [[1713]] da [[Michelangelo Garove]], sui resti di quella che fu la porta occidentale (per molti storici la Decumana) al fondo del [[decumano]] maximo (attuale [[Via Garibaldi (Torino)|via Garibaldi]]), che portava direttamente alla [[via delle Gallie]]) dell'antica [[castrum romano|cinta romana]].
===Il nome===
{{vedi anche|Storia di Torino|Quadrilatero Romano|}}
Progettata nel Settecento da [[Michelangelo Garove]], a seguito dell'ampliamento cittadino voluto da [[Vittorio Amedeo II di Savoia]], essa era nota come "Piazza Susina", per via della sua prossimità alla "Porta Susina", presso le attuali [[Via Garibaldi (Torino)|via Garibaldi]] e via della Consolata. Quando lo stato sabaudo vacillò nel [[1796]] e il re [[Carlo Emanuele IV di Savoia]] venne costretto all'esilio (8 dicembre [[1798]]), i francesi giunsero in città e, tra i primi provvedimenti, vi fu anche quello di mutare i nomi delle strade e delle piazze; Piazza Susina non fece eccezione e, negli anni dell'occupazione prima giacobina e poi napoleonica, si chiamò ''Place de France''.<ref>{{cita libro|Alberto|Viriglio|Torino Napoleonica|editore=Viglongo|città=Torino|anno=1905|p=22|isbn=no}}</ref>
Restaurata la monarchia e cancellata la denominazione imposta dai francesi, la piazza mutò nome in Piazza Paesana, per la vicinanza con l'omonimo [[Palazzo Saluzzo di Paesana]] di via della Consolata. Nel [[1860]], infine, prese il nome attuale.<ref>{{cita libro|Giuseppe|Torricella|Torino e le sue vie|città=Torino|anno=1868|p=247|isbn=no}}</ref>
 
===Alto e basso medioevo===
Nel [[VII secolo circa]], la porta romana prese il nome di ''Secusina'', ''Segusina'' o ''Susina'', poiché da lì si usciva verso la via per [[Susa (Italia)|Susa]] e la [[Val di Susa]]. Intorno al [[X secolo]], la Porta Segusina ospitò un piccolo castello-fortificazione per i nobili [[arduinici]]<ref>http://giuseppeallamano.consolata.org/index.php/in-relazione-con/allamano-e-consolata/1614-la-chiesa-di-s-andrea-di-torino-ora-santuario-della-consolata</ref>, di cui la più famosa fu la contessa [[Adelaide di Susa]],
ma, ormai in disuso, intorno al [[1250]] il conte [[Pietro II di Savoia]] la fece abbattere per riedificarne nuova. Lungo il [[XII secolo|XII]]-[[XIII secolo]], fu quindi utilizzata come frequente passaggio della diramazione meridionale della [[Via Francigena]], il percorso dei pellegrini cristiani europei diretti a [[Roma]] e passanti per il [[Colle del Moncenisio|valico del Moncenisio]], in questo caso attraverso le strade ''Rippolarum'' e ''Collegii'', [[Rivoli]] e [[Collegno]], entrambi località situate a ovest di [[Torino]].
 
In previsione dei nuovi ampliamenti della città (che avverranno però solo nel [[1620]]), la fortificazione della Porta Segusina fu definitivamente abbattuta nel [[1585]], per dare vita alla semplice Piazzetta Segusina (o Susina).
===Il nome francese===
Nel [[1718]], con il terzo ampliamento della città di [[Torino]], il committente senatore del [[Regno di Sardegna]] Baldassarre Saluzzo di Paesana fece erigere, dall'architetto Giacomo Plantery, l'omonimo [[Palazzo Saluzzo di Paesana|Palazzo]], lungo via della Consolata, partendo dalla Piazzetta Segusina fino a via Dora Grossa (attuale (attuale [[Via Garibaldi (Torino)|via Garibaldi]]), in direzione dei Giardini della [[Cittadella di Torino|Cittadella militare]] (oggi attuale Piazza Arbarello). Il palazzo, oltre che a dare uno stile signorile all'isolato, fu dotato di misteriosi cunicoli sotterranei e passaggi segreti, in collegamento con le altre corti e chiese.
ProgettataQuando nel Settecento da [[Michelangelo Garove1796]], a seguito dell'ampliamento cittadino voluto da [[Vittorio Amedeo II di Savoia]], essa era nota come "Piazza Susina", per via della sua prossimità alla "Porta Susina", presso le attuali [[Via Garibaldi (Torino)|via Garibaldi]] e via della Consolata. Quando lo stato sabaudo vacillò nel [[1796]], e il re [[Carlo Emanuele IV di Savoia]] venne costretto all'esilio (8 dicembre [[1798]]), i francesi giunsero in città e, tra i primi provvedimenti, vi fu anche quello di mutare i nomi delle strade e delle piazze; Piazza Susina non fece eccezione e, negli anni dell'occupazione prima giacobina e poi napoleonica, si chiamò ''Place de France''.<ref>{{cita libro|Alberto|Viriglio|Torino Napoleonica|editore=Viglongo|città=Torino|anno=1905|p=22|isbn=no}}</ref>
Restaurata la monarchia e cancellata la denominazione imposta dai francesi, la piazza mutò nome in Piazza Paesana, per la vicinanza con l'omonimo [[Palazzo Saluzzo di Paesana]] di via della Consolata. Nel [[1860]], infine, prese il nome attuale.<ref>{{cita libro|Giuseppe|Torricella|Torino e le sue vie|città=Torino|anno=1868|p=247|isbn=no}}</ref>
===Il Monumento alle leggi Siccardi===
[[File:Monumento alla legge Siccardi.jpg|thumb|Antica fotografia del monumento di Piazza Savoia]]
La piazza è celebre oggi per l'imponente obelisco in granito di [[Baveno]], alto ventun21 metri, che vi venne eretto nel [[1853]], a ricordo delle [[leggi Siccardi]] del [[1850]]. L'idea di erigere un nomumento celebrativo per le discusse leggi Siccardi (che abolivano il foro ecclesiastico) fu già del [[1851]], su iniziativa della torinese ''Gazzetta del Popolo''. L'obelisco venne progettato dal pittore [[Luigi Quarenghi]] ed i sostenitori del progetto (tra cui il direttore della Gazzetta del Popolo, [[Giovanni Battista Bottero]]) proposero di sistemarlo in [[Piazza Carignano]].<br />Non senza aspre discussioni con il clero torinese, nella persona dell'arcivescovo [[Luigi Fransoni]], il 4 marzo [[1853]] venne inaugurato il monumento in Piazza Paesana, come ricorda una delle frasi incise sull'obelisco:
{{citazione|Abolito da Legge IX Aprile MDCCCL il Foro ecclesiastico, popolo e municipio posero IV Marzo MDCCCLIII|Epigrafe sul monumento}}