Piazza Savoia: differenze tra le versioni

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==Storia==
Anticamente fu la porta occidentale (per molti storici la "Decumana") al fondo del [[decumano]] maximo (attuale [[Via Garibaldi (Torino)|via Garibaldi]]), che portava direttamente alla [[via delle Gallie]]), appartenente alla primitiva [[castrum romano|cinta romana]] di [[Torino]] ([[III secolo]]).
{{vedi anche|Storia di Torino|Quadrilatero Romano|}}
===Piazza Segusina===
Nel [[VII secolo circa]], l'antica porta romana prese poi il nome di ''Secusina'', ''Segusina'' o ''Susina'', poiché da lì si usciva verso la via per [[Susa (Italia)|Susa]] e la [[Val di Susa]]. Intorno al [[X secolo]], la Porta Segusina ospitò un piccolo castello-fortificazione per i nobili [[arduinici]]<ref>http://giuseppeallamano.consolata.org/index.php/in-relazione-con/allamano-e-consolata/1614-la-chiesa-di-s-andrea-di-torino-ora-santuario-della-consolata</ref>, di cui la più famosa fu la contessa [[Adelaide di Susa]], ma, ormai in disuso, il conte [[Pietro II di Savoia]] la fece abbattere intorno al [[1250]], per riedificarne nuova. Lungo il [[XII secolo|XII]]-[[XIII secolo]], fu quindi utilizzata come frequente passaggio della diramazione meridionale della [[Via Francigena]], il percorso dei pellegrini cristiani europei diretti a [[Roma]] e passanti per il [[Colle del Moncenisio|valico del Moncenisio]], in questo caso attraverso le strade ''Rippolarum'' e ''Collegii'', [[Rivoli]] e [[Collegno]], entrambi località situate a ovest di [[Torino]].<br/>
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{{citazione|Abolito da Legge IX Aprile MDCCCL il Foro ecclesiastico, popolo e municipio posero IV Marzo MDCCCLIII|Epigrafe sul monumento}}
Il monumento contiene inoltre i nomi degli 800 comuni che sostennero entusiasti l'opera, scolpiti su tutti i lati. Col significato della [[laicità]] legislativa, esso fu volutamente collocato in una piazza prossima al [[Santuario della Consolata]], sede della principale devozione cittadina, ed a [[Palazzo Barolo]], dove risiedeva la cattolica [[Giulia Falletti di Barolo]]. Durante la [[seconda guerra mondiale]], i combattimenti per le strade cittadine rischiarono di abbattere l'obelisco: combattenti appostati in corso Siccardi, in direzione di [[via Cernaia]], spararono alcuni colpi di mortaio in direzione di piazza Savoia, danneggiando il monumento e facendolo vacillare; rimasto in piedi, esso venne restaurato a guerra terminata.<ref>{{cita libro|Renzo|Rossotti|Le Strade di Torino|editore=Newton Compton Editori|anno=1995|città=Roma|p=580}}</ref><br />Un secondo restauro, nel [[1993]], ne ripulì la superficie e l'ampia gradinata.
 
==Note==
<references/>