Filosofia: differenze tra le versioni

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La definizione di '''filosofia''' rimane un problema filosofico di per se stesso, ed al solo scopo di introdurne il concetto (precisando che una visione più completa del variegato panorama offerto da questa parola e più fedele alla sua storia, che vanta origini antichissime, potrà venir fuori soltanto dalla lettura di tutto quello che segue), possiamo dire che si tratta dello studio del significato e della giustificazione della conoscenza del più generale, od universale, aspetto delle cose, uno studio che viene compiuto formulando linguisticamente i problemi, offrendone la soluzione e giustificandola, ed usando procedure argomentative rigorose. Essa è inoltre lo studio dei principî primi e delle ragioni ultime.
Per semplificare, potremmo dire che questa è la visione “attuale”"attuale" della filosofia (o, meglio ancora, della parte dominante dell'attuale panorama filosofico, quello della filosofia analitica di matrice angloamericana). Ma, in origine, le cose stavano ben diversamente (si veda al riguardo la posizione di un filosofo come [[Raimon Panikkar]] o degli storici della filosofia [[Pierre Hadot]], [[Christoph Horn]] e [[Giovanni Reale]]): la filosofia che, come riportato in seguito, nasce come “amore"amore della saggezza”saggezza", è tutt’altro che un'attività meramente intellettuale, ma è al contrario finalizzata espressamente al vivere bene (il concetto di [[saggezza]] non è mai stato qualcosa di soltanto intellettuale). La filosofia, che nasce (con la sola eccezione dei presocratici) in comunità di vita molto simili a quelli che saranno successivamente i monasteri cristiani, parte dall'accettazione e dalla condivisione di un certo modo di vivere (lettura e studio a una determinata ora, mangiare o dormire insieme al maestro, vestire in un certo modo) orientato ad un ben preciso fine, che quasi sempre ha a che fare con la giusta disposizione dell'animo (serenità, atarassia), pur se in modi apparentemente molto distanti tra loro (ad esempio, il piacere per gli epicurei, il dovere per gli stoici). Pur basata su un'attività genuinamente intellettuale (anche se l'antichità non conosceva la categorica distinzione tra intellettuale e razionale tipica della nostra epoca, per cui [[Platone]] poteva scrivere nella ''[[Lettera VII]]'' che non tutto ciò che è reale è esprimibile in parole e concetti), la filosofia aveva come scopo prioritario l'orientamento dell'esistenza. Chiaro al riguardo [[Aristotele]] quando afferma che non siamo sani fisicamente per il fatto che studiamo la medicina, ma per il fatto che la applichiamo al nostro corpo.
 
Per contro, la filosofia non rinchiude l'uomo in un [[egotismo]] maniacale: essa, che parte dall'indagine della realtà nella quale l'uomo è immerso (l'antichità non conosce ancora neanche quella separazione tra soggetto e oggetto, tipica della modernità, che rende l'uomo estraneo al suo ambiente circostante), si pone come obiettivo l'indagine di “tutto"tutto ciò che è”è" (i [[Sette Savi]] avevano esortato, alle origini della filosofia, ad avere “cura"cura del tutto”tutto"). Più che qualsiasi altra cosa, ciò che distingue la filosofia da ogni altra branca del sapere è questa pretesa di accedere al tutto, e non a questo o quell'ambito specifico, di indagare ciò che tiene insieme le cose nel loro “essere”"essere" comune. La progressiva specializzazione dei saperi (accelerata dalla nascita della [[scienza]] galileiana) ha infine condotto alla separazione degli ambiti, per cui oggi si può parlare di [[estetica]], [[filosofia morale]], [[gnoseologia]]: si è trattato quindi di un'evoluzione (quanto si tratti di una negazione del senso originario è attualmente oggetto di dibattito) della filosofia, spinta in buona parte (secondo l'analisi di Hadot) dal passaggio dell'insegnamento della filosofia alle istituzioni statali (passaggio che, facendo perdere l'importanza della vita in comune, ha ridotto la filosofia a dottrina intellettuale, qualcosa che può essere appreso tramite la mera lettura di alcuni libri).
 
Al di là di queste considerazioni di ordine storico, ancora oggi la filosofia studia la formazione di concetti come quello dell'[[esistenza]], del [[Bene (filosofia)|bene]], della [[conoscenza]], e della [[bellezza]], e cerca di rispondere a domande come ''Cos'è il bene?'', o ''Come è possibile conoscere''?. Fra i più famosi filosofi troviamo [[Socrate]], [[Platone]], [[Aristotele]], [[Plotino]], [[Tommaso d'Aquino]], [[Cartesio]], [[John Locke]], [[Immanuel Kant]], [[Georg Wilhelm Friedrich Hegel]], [[Arthur Schopenhauer]], [[Friedrich Nietzsche]], [[Edmund Husserl]], [[Martin Heidegger]], [[Ludwig Wittgenstein]], [[Voltaire]].
 
L’usoL'uso popolare della parola "filosofia" ha conservato questo aspetto originario: essa è infatti usata spesso per indicare la saggezza, o una prospettiva di vita (una "filosofia di vita"), o principi basilari dietro al metodo per raggiungere un obiettivo (come in "la mia filosofia di guida dell'auto..."). Si tratta di significati diversi da quello accademico odierno, che viene trattato nel seguito di questo articolo.
 
Originariamente, "filosofia" significava "l'amore per la saggezza". "Philo-" deriva dalla parola greca <i>philein</i>, che significa amore, e "-sofia", dal greco <i>sophia</i>, o saggezza. Pare che l'introduzione del termine "filosofia" sia da attribuire al pensatore greco [[Pitagora]], che avrebbe coniato questo termine per indicare la 'ricerca' del sapere da parte dell'uomo, dunque philo-sophos (mentre solo gli dei possederebbero pienamente la sofia)(vedi [[Diogene Laerzio]]: "De vita et moribus philosophorum", I, 12; [[Marco Tullio Cicerone|Cicerone]]: "Tusculanae disputationes", V, 8-9). Questa attribuzione è certamente basata su un brano di un libro perduto di [[Eraclide Pontico]], discepolo di [[Aristotele]]. È una delle note leggende pitagoriche di questo tempo. Di fatto il termine "filosofia" non venne usato molto prima di [[Platone]]. Il termine "filosofo" sostituisce il termine "sofista" (da ''sophoi''), usato all'epoca di Socrate per descrivere gli insegnanti di [[retorica]] a pagamento, le cui tecniche oratorie erano molto richieste dalla classe politica rampante della [[democrazia ateniese]], che ben sapeva quanto le parole possono convincere il popolo più delle azioni. Per il fatto che questi insegnanti accettassero denaro come compenso del loro insegnamento filosofico (cosa da cui tutti gli altri filosofi prendevano le distanze, accettando solo per sopravvivere offerte modestissime da parte degli allievi), oltre che per il metodo (basato spesso su sottigliezze linguistiche – cfr. [[eristica]] - finalizzate alla vittoria sull'interlocutore piuttosto che al genuino incontro filosofico), essi erano spesso mal visti (uno dei più famosi di essi [[Protagora]], venne addirittura esiliato per le sue affermazioni “scandalose”"scandalose" intorno alla divinità).
 
 
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I filosofi dividono la lunga storia della filosofia occidentale in [[filosofia antica]], [[filosofia medioevale]], [[filosofia moderna]] e [[filosofia contemporanea]]. La [[filosofia antica]] è dominata da tre filosofi: [[Socrate]], [[Platone]] e [[Aristotele]].
 
La [[Filosofia Medievale]] costituisce un imponente ripensamento dell'intera tradizione classica sotto la spinta delle domande poste dai tre grandi monoteismi. I nomi piu'più importanti di questo periodo sono [[Avicenna]] e [[Averroè]] in ambito islamico, [[Mosè Maimonide]] in ambito ebraico, [[Pietro Abelardo|Abelardo]], [[Tommaso d'Aquino]] e [[Duns Scoto]] in ambito cristiano.
 
La [[Filosofia Moderna]] si estende dal 1600 fino al 1900 circa, e fra i [[Primi Filosofi Moderni]] i piu'più importanti sono [[René Descartes]], [[Thomas Hobbes]], [[John Locke]], [[David Hume]], [[Immanuel Kant]], e [[Soren Kierkegaard]]. La [[Filosofia del diciannovesimo secolo]], che è spesso trattata come un periodo a se stante, è stata dominata dalla [[Filosofia post-kantiana]] tedesca e da filosofi idealisti come [[Georg Wilhelm Friedrich Hegel]], [[Karl Marx]], e [[F. H. Bradley]]. Altri importanti pensatori del periodo sono stati [[John Stuart Mill]], [[Friedrich Nietzsche]] e [[Søren Kierkegaard]].
 
Nella [[Filosofia del ventesimo secolo]] i filosofi europei e americani hanno preso strade diverse. La cosiddetta [[Filosofia Analitica]], con [[Bertrand Russell]], [[G. E. Moore]], e [[Ludwig Wittgenstein]], si sviluppo' soprattutto a [[Oxford]] e [[Cambridge]], dove si riunirono anche gli empiristi logici emigrati dalla Germania e dall'Austria (ad esempio [[Rudolf Carnap]]) e altri studiosi americani (come [[W. V. Quine]], [[Donald Davidson]], e [[Saul Kripke]], o comunque di lingua inglese (per esempio [[A. J. Ayer]]).